Il tribunale penale di Perugia (Foto F. Troccoli)

di F.M.

Una cassapanca del 600, una coppia di angeli dorati della stessa epoca, dei quadri, dei tavolini, degli armadi, dei candelieri e degli alamari. Tutto antico e di grosso valore, quantificato in 300 mila euro. Ammonta a tanto il valore dei mobili che due uomini, oggi condannati a un anno e due mesi ciascuno, avrebbero sottratto alla titolare di una galleria d’antiquariato che nel 2011 glielo consegnò per farli visionare ad un loro congiunto, al fine di concretizzare una vendita.

Diffide Ecco i due uomini, secondo quanto emerge dall’accusa e ora dalla sentenza di primo grado, «nonostante le richieste e le diffide a restituire i mobili» non lo fecero mai e adesso, dopo quasi cinque anni dal fatto, sono stati condannati, anche se solo per l’appropriazione indebita, visto che per l’ accusa di truffa non sussisteva la procedibilità per la mancanza di firma autenticata sulla querela.

Provvisionale La donna, assistita dall’avvocato Francesco Crisi, si è vista quindi dare pienamente ragione dal giudice che ha disposto la quantificazione del risarcimento del danno in sede civile. Di quei mobili infatti non gli venne restituita che una parte infinitesimale, tutti gli altri, gli odierni condannati li vendettero a terze persone.