di Francesca Marruco
Non bastano le parole del medico di base indagato per aver rilasciato un certificato di idoneità ad Andrea Zampi. Non basta la sua versione dei fatti con cui ha spiegato di aver redatto quel certificato perché in Zampi non aveva notato nulla di strano. La procura della Repubblica, deve essere oltremodo certa che davvero quel dottore, che di fatto ha dato il via ad una sequela di eventi che hanno portato Zampi ad avere una pistola carica in mano, non sapesse nulla dei precedenti gravi problemi psichici del killer. È per questo che il magistrato titolare dell’inchiesta sulla strage del Broletto, ha disposto verifiche sul suo pc. Per ora é stato copiato l’hard disk, nei prossimi giorni verrà passato al setaccio dagli inquirenti.
L’indagine Di qui a poco invece un giudice avrebbe fissato l’udienza preliminare per Andrea Zampi e per il padre accusati di falso ideologico in atto pubblico. Il pubblico ministero Mario Formisano avrebbe discusso a breve questa richiesta per Zampi e per il padre Giancarlo, indagato dalla procura di Perugia insieme a lui. Invece adesso ha chiesto indietro il fascicolo per l’archiviazione della posizione dell’omicida suicida. Perché, secondo quanto avevano denunciato alcune ragazze che nel 2009 avevano frequentato corsi nella sua ‘Progetto Moda’ c’era qualcosa di irregolare.
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La denuncia delle ragazze Erano state proprio le denunce delle ragazze a mettere in moto il meccanismo che aveva portato la Regione Umbria a sospendere l’accreditamento della ditta presso l’agenzia di formazione. Adesso che Zampi, anche perché diceva di essere stato vittima di quel sistema, e anche di quelle giovani ragazze, ha ucciso due innocenti, si impone una verifica dei fatti anche e più di prima.
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L’origine dei mali Di quel fatto accaduto nel 2009, e delle conseguenze per l’accreditamento presso la regione Zampi aveva parlato molto nel suo memoriale, individuando come suoi ‘nemici’ le due povere impiegate della Regione Umbria e le ragazze che lo avevano denunciato. Per punirle ha deciso di acquistare una pistola e ucciderle. E lo ha potuto fare anche perché un medico di base che non lo conosceva bene gli ha rilasciato un certificato di idoneità, e perché la questura gli ha dato la licenza, che quattro anni prima gli era stata revocata in seguito ai Tso.
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Scambio di nome? Secondo quanto riportato dal quotidiano ‘La Nazione’, alla base della concessione della licenza ad Andrea Zampi, una persona che in passato aveva avuto problemi mentali tanto gravi, potrebbe esserci un errore umano. Sembrerebbe infatti che in questura, nel momento in cui sono andati a controllare le notizie che avevano per Andrea Zampi, abbiano controllato quelle di qualcun altro. Avrebbero guardato un nome sbagliato. Un parente. Forse un fratello. Che non aveva nulla di strano a suo carico.
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Errore fatale? Una spiegazione assurda per quanto semplice, ma non impossibile. Se fosse davvero andata così, accertamenti in tal senso sono stati disposti dal magistrato Massimo Casucci, potrebbe essere spiegato parte del mistero della licenza, ancorché per uso sportivo, rilasciata ad una persona con seri problemi mentali, che, secondo quanto riferito nei giorni scorsi dalla psichiatra che lo aveva in cura, erano stati comunicati alla questura. E dunque probabilmente contenuti nel fascicolo personale permanente di Andrea Zampi.