di F.T.
«Non devono girà assegni, altre cose… io naturalmente questa cosa non te l’ho mai detta, tu non la devi dì ovviamente a nessuno. Funziona in questa maniera». Così il dottor Paolo Ronca dettava le ‘regole’ alla paziente di nazionalità straniera affetta da calcoli al fegato. Di lì a poco la donna gli avrebbe consegnato 300 euro – acconto dei mille euro totali – per saltare le liste di attesa e anticipare di almeno sette mesi – da aprile 2015 ai primi giorni di ottobre di quest’anno – l’intervento chirurgico. Un passaggio di soldi avvenuto dentro una stanza del reparto di medicina e chirurgia adibita a spogliatoio per il personale. Una scena filmata e registrata dalla Digos di Terni, conclusa dall’arresto in flagrante del medico 56enne.
«La prassi» Per il gip Simona Tordelli che ha poi convalidato l’arresto, revocando la misura dei domiciliari e disponendo la sospensione di due mesi dall’esercizio della professione in ambito pubblico, quella frase indica non solo una condotta «spregiudicata, insensibile ai doveri giuridici, professionali e morali di chi è tenuto a salvaguardare la salute umana», ma anche e soprattutto «la spia di una prassi evidentemente invalsa all’interno del sistema sanitario nazionale che non può non essere prevenuta e repressa». Insomma, se l’episodio di concussione contestato dagli inquirenti è uno solo, quella frase pronunciata senza margini di incertezza, lascia pensare che la condotta incriminata sia «tutt’altro che occasionale».
Indagine Su questo e altri aspetti la Digos coordinata dal dirigente Marco Colurci, di concerto con il sostituto procuratore Raffaele Pesiri, sta approfondendo ogni aspetto per capire quanto e dove sia diffusa la pratica smascherata dall’indagine, valutando tutte le possibili complicità messe in piedi per sostenerla. In questo senso l’invito rivolto ai cittadini è di «denunciare qualsiasi episodio del genere».
«Induzione, non costrizione» Sul fronte giudiziario, dopo le ammissioni rese agli inquirenti e al gip, il percorso si preannuncia piuttosto breve. Quasi certo l’accesso, da parte di Paolo Ronca, ad un rito alternativo, quale ad esempio il patteggiamento. In questo senso, secondo l’avvocato Roberto Spoldi che lo difende, «l’ordinanza di convalida emessa dal gip, lascia aperto più di uno spiraglio per una diversa qualificazione giuridica del fatto. Si ritiene infatti, allo stato degli atti, più coerente l’ipotesi di ‘concussione per induzione’, decisamente meno grave rispetto alla ‘costrizione’ inizialmente ipotizzata. Se questa lettura del gip venisse accolta anche dalla procura – afferma il legale – l’ipotesi di rito alternativo potrebbe prendere forma anche in tempi ristretti».