di Francesca Marruco

«Urlavi perché lo hai fatto, mi hai cavato la mia vita, maledetto mi hai cavato la mia vita, così dicevi». E’ drammatica la conversazione intercettata il 30 dicembre 2015 tra Antonio e Christian Bigotti, rispettivamente marito e figlio di Anna Maria Cenciarini, la mamma di Città di Castello uccisa il 28 dicembre scorso e per il cui omicidio è in carcere il figlio più piccolo Federico Bigotti.
E nell’ordinanza di custodia cautelare emerge chiaramente che Antonio e Christian hanno capito sin dall’inizio che cosa, con quasi certezza, era successo in quella casa, preoccupazione che Anna Maria aveva più volte  espresso al figlio maggiore: «Mamma me lo diceva sempre, vedrai che prima o poi me trovate morta, è lui e me trovate morta».

TUTTI GLI ARTICOLI SUL CASO

Paura «Adesso l’abbiamo trovata morta davvero» dice ancora Christian, e «al 99, 99% se sa chi è stato». E anzi, il fratello maggiore, rivolto al padre aggiunge: «Io ho paura a te a lasciarti solo con lui, ancora non lo hai capito». Straziante. Lo scambio di considerazioni tra un padre – marito e un fratello- figlio del presunto assassino e della vittima. Straziante per la loro consapevolezza che molto probabilmente è stato Federico a causare loro questo dolore immenso. Straziante perché comunque non vogliono abbandonarlo, ma vogliono anche che paghi per quello che credono abbia fatto.

GUARDA LA GALLERY DEL FUNERALE

Deve pagare «Io non mi riuscirà di dire mi frega niente, non mi riesce. Mi chiedete che lo devo abbandonare ma come faccio», dice il padre Antonio. Christian allora spiega,«ma io non dico che gli dobbiamo dire cazzi tua arrangiati», ma per entrambi «deve pagare». Lo ripetono tantissime volte: «Federico deve pagare». E Christian aggiunge: «So che la mia mamma aveva paura ed è andata a finire in quel modo e ora ho paura anche per te, non posso sopportare di perdere un altro nel giro di breve tempo».

Reiterazione reato E questa paura di Christian diventa anche un motivo di custodia cautelare in merito al pericolo di reiterazione di reato: «Bigotti Christian ha esternato al padre i timori da lui stesso nutriti per la sua incolumità». Inoltre, per il gip Giangamboni Federico è «in grado di influire, avvalendosi dei ricatti affettivi o di vere e proprie intimidazioni, sulle dichiarazioni dei familiari».

IL RICORDO DELLA NUORA DI ANNAMARIA

Le dichiarazioni Nessun dubbio per gli inquirenti sul fatto che ad uccidere la madre sia stato lui e, anche se il gip dichiara inutilizzabili le prime dichiarazioni fatte dal giovane ai carabinieri, la versione risulta comunque «comprovata dalle dichiarazioni rese dal padre e dal fratello (Federico al telefono al padre ha detto che la mamma si era ammazzata, ndr)». Non solo, Federico, parlando con la cognata Jessica ribadisce di «aver visto quella scena» e al padre racconta anche che nell’atto di fermare la madre, la donna aveva provato a colpire anche lui. Anche se già a terra con la gola squarciata e con numerose coltellate. Nessuno gli ha mai creduto neanche minimamente. E l’unica strada per legali e famiglia sembra quella della malattia mentale di quello che, con ogni probabilità, è il responsabile del gesto tanto disumano dell’ammazzare la propria madre.