Una facciata di Palazzo Donini, sede della Regione Umbria, nel centro di Perugia
Palazzo Donini

di En.Ber.

Nella prova di forza tra Procura e Regione Umbria sul dissequestro di sei milioni di euro dal conto della tesoreria di Palazzo Donini avvenuto nell’ambito dell’inchiesta su Umbria Mobilità la spunta l’accusa. «Sulla richiesta della Regione Umbria» il tribunale del Riesame «rigetta il ricorso». L’ordinanza è firmata dai giudici Giuseppe Narducci, Luca Semeraro e Anna Rita Cataldo. Durante la camera di consiglio i magistrati hanno anche stabilito «la condanna del ricorrente alle spese del procedimento».

Sei milioni congelati L’importo messo sotto sequestro – secondo il pubblico ministero Manuela Comodi – corrisponderebbe a quanto erogato dal ministero considerati i ricavi delle aziende del trasporto locale. Un risultato che nell’ottica accusatoria sarebbe stato alterato mediante l’inserimento di dati relativi ad un’azienda in crisi. Lucio Caporizzi, la segretaria Lucilla Pittoni, Franco Viola e il direttore generale di Fs, Renato Mazzoncini, iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, secondo la Procura avrebbero alterato i dati inviati all’Osservatorio per non perdere il contributo. Secondo la Comodi quei dati hanno convinto l’Osservatorio a concedere i sei milioni che, invece, non andavano erogati. Oggi il Riesame ha deciso di tenerli bloccati. E per Caporizzi (difeso dall’avvocato Luca Gentili), il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile per difetto di interesse, non esiste un interesse «né diretto né indiretto» alla restituzione della somma.

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