di Francesca Marruco
Che la parte pubblica e la parte privata di Gesenu stessero vivendo dei giorni molto tesi, era scontato. Che avessero idee diverse su come risolvere la spinosa situazione derivata dall’interdittiva antmafia anche. E per quei pochi che ancora non lo avevano afferrato, ci ha pensato il sindaco Andrea Romizi a sgombrare il campo dagli equivoci ringraziando pubblicamente il prefetto Antonella De Miro per lo sforzo profuso in favore della legalità. Forse però, che i soci pubblici di Gesenu arrivassero a chiedere un passo indietro a tutti i privati finiti iscritti nel registro degli indagati non tutti se lo aspettavano. Lo strappo si è consumato giovedì sera al Cda.
LE PRIME PERQUISIZIONI DELL’INDAGINE
Il silenzio del presidente Il presidente Luca Marconi, contattato più volte, oppone un muro di silenzio e spiega gentilmente di voler attendere l’assemblea prima di rivelare cosa sia successo, ma la notizia filtra ugualmente per altre vie e viene implicitamente confermata dalle frasi del presidente stesso che parla di una «parte pubblica che ha mantenuto il punto». E che punto. I soci privati accoglieranno la richiesta a farsi da parte e lasciare il cda o sarà l’inizio di un’altra grana per la prima ditta partecipata umbra colpita da misura antimafia?
Assemblea e commissari Intanto, l’assemblea convocata per venerdì 6 novembre potrebbe slittare, verosimilmente a lunedì, e sarà poi in quella sede che i soci prenderanno le decisioni. Anche se altre decisioni, che non competono a loro, sono state già praticamente prese: è di fatto certo l’arrivo di due commissari con conseguente caduta di tutte le cariche. Ma i membri indagati, faranno davvero un passo indietro per tentare la strada della collaborazione con la “prefetta di ferro”, o l’ad Silvio Gentile darà mandato per ricorrere al Tar ingaggiando una battaglia decisamente più dura?
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Accertamenti economici Questioni spinose e delicate per cui ci vorrà qualche giorno prima di conoscerne l’epilogo, almeno temporaneo. E questioni altrettanto spinose sono quelle dell’indagine della Dda di Perugia. Infatti, dopo il sequestro di parte della discarica di Pietramelina e la scoperta di quel percolato che ribolle dal terreno, smaltito illecitamente per risparmiare che avrebbe creato danni ambientali irreversibili, gli inquirenti, guidati dal pm Valentina Manuali, stanno volgendo la loro attenzione verso l’aspetto economico. E a questo punto anche la guardia di finanza, oltre che gli uomini del Corpo forestale dello Stato, porteranno avanti gli accertamenti.
Rifiuti speciali Che non riguarderanno più solo Pietramelina, il compost e il percolato. Ma anche l’impianto di Ponte Rio e i rifiuti speciali. Il trasporto (per la procura i fir sarebbero stati taroccati), le analisi (indagata anche la titolare di un laboratorio di analisi), e lo stoccaggio dei rifiuti speciali. Un nuovo filone, che potrebbe riservare altre sorprese in un’inchiesta che è solo agli albori e che fatalmente arriva nel peggiore momento mai vissuto da Gesenu.