L'ultimo presidio di fronte al tribunale (foto Fabrizi)

di Ivano Porfiri e Chiara Fabrizi

Circa 63 milioni di illeciti tributari per la colossale frode fiscale targata Casti group, la più consistente scoperta in Umbria negli ultimi 15 anni . In manette all’alba di venerdì sono finiti patron Gianfranco Castiglioni e il figlio Davide, l’ad del gruppo Maria Elena Affri e l’ex direttore del polo metallurgico di Spoleto (Ims e Isotta Fraschini) l’ingegner Massimo Santoro.

Gli arrestati A notificare ai quattro l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip del tribunale di Spoleto Daniela Caramico D’Auria, su richiesta del sostituto procuratore Mara Pucci, gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza che da due anni passano al setaccio i conti del Casti group, quartier generale nel Varesino. Indagini complesse che hanno preso il via per il mancato pagamento di alcune migliaia di euro di imposte ma che poi hanno scoperto un sistema di frode particolarmente articolato che ha portato le fiamme gialle a compiere 14 verifiche fiscali in tre diverse regioni, Umbria, Veneto e Lombardia.

Le contestazioni Ai quattro arrestati si contesta la «costituzione di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di illeciti tributari reiterati nel tempo, attraverso a contabilizzazione di numerosissime operazioni commerciali fittizie tra società appartenenti al medesimo gruppo». Nel dettaglio il provvedimento giudiziario eseguito in queste ore attiene ai soli delitti commessi dall’associazione tra il 2008 ed il 2012 nell’ambito di operazioni gestionali riconducibili alle due società spoletine, Ims (ghisa) e Isotta Fraschini (alluminio), 450 operai in organico e da un anno abbondante al centro di una procedura concorsuale, per Isotta recentemente sfociata nell’amministrazione straordinaria.

Maxi frode In particolare ai quattro la procura contesta una serie di condotte delittuose, che vanno dall’utilizzo nelle dichiarazioni fiscali di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti (con evasione di imposte per oltre 52 milioni di euro) all’omesso versamento di ritenute operate ai dipendenti (per oltre 5 milioni di euro), fino alla presentazione di dichiarazioni Iva infedeli per l’alterazione dei relativi registri (con imposta evasa di oltre 4.5 milioni di euro), all’illecita compensazione di imposte dovute con crediti fittizi (per oltre 2 milioni di euro), all’emissione di fatture false infragruppo, nonché all’occultamento dell’intero impianto contabile per gli anni precedenti al 2008.

Nascoste perdite Isotta Su Isotta Fraschini, in particolare, le risultanze investigative hanno anche fatto emergere false comunicazioni sociali per l’occultamento nel bilancio 2011 delle reali perdite societarie ammontanti già all’epoca ad oltre 10 milioni di euro, nonché l’omesso versamento dal 2007 al 2011 delle ritenute previdenziali ed assistenziali operate sui dipendenti (per oltre 7,5 milioni di euro). Non a caso gli inquirenti sono convinti che la frode scoperta abbia permesso alla proprietà di rimanere a galla in questi anni.

Procura e gip Complessivamente dunque Fiamme Gialle e procura di Spoleto hanno scoperto una maxi frode da 63 milioni e forti di un quadro accusatorio giudicato solidissimo, hanno ottenuto dal gip di Spoleto, Daniela Caramico D’Auria, il sequestro dei beni in possesso dei due Castiglioni, ma anche di Affri e Santoro, fino alla somma di cui sopra, nonché delle giacenze sui conti delle due società spoletine fino al limite di 30 milioni di euro, in ragione di un profitto direttamente acquisito dalle stesse società sotto forma di illeciti rimborsi della Iva a credito falsamente dichiarata.

Castiglioni spogliato degli asset Dalla misura cautelare patrimoniale i finanzieri hanno fatto scattare analitiche indagini finanziarie e patrimoniali sui quattro arrestati, accertando, tra l’altro, che patron Castiglioni si era di fatto spogliato di ogni asset patrimoniale attraverso la fittizia interposizione, nella proprietà dei beni a lui di fatto ancora riconducibili, del coniuge, in regime di separazione dei beni, e di alcune nuove società create ad hoc nell’ultimo anno, le cui quote risultano formalmente intestate allo stesso coniuge ovvero ai loro figli.

Sequestrate ville e auto extra lusso Sigilli sono stati dunque apposti alle quote di controllo della società capogruppo, che detiene 19 società operative, le quote di controllo di ulteriori 5 società, neo costituite e formalmente intestate al coniuge (alcune delle quali avevano ottenuto in locazione i rami d’azienda di società già appartenenti al gruppo), e le quote di controllo della società immobiliare in cui è stato concentrato il patrimonio familiare, anch’esse formalmente intestate al coniuge. A disposizione dell’autorità giudiziaria due ville di cui quella di residenza della famiglia con 36 vani e parco, 5 appartamenti, una serie di terreni, diversi fabbricati in comproprietà, le quote sociali di controllo delle due newco spoletine e i saldi dei conti correnti personali. Lungo anche l’elenco dei mezzi sequestrati: una Ferrari F40, una Ferrari Testarossa e una Lamborghini Diablo, una moto MV Augusta F3, uno scooter e altre auto.

A Como Nel frattempo è stata data esecuzione anche a un’altra analoga misura cautelare patrimoniale disposta dal gip di Como, Ferdinando Buarier De Mongeot, su richiesta del pm Alessandra Bellù con riguardo all’utilizzo nella dichiarazione Iva per l’annualità 2007 presentata da una società controllata (ora in fallimento) di fatture per operazioni infragruppo oggettivamente false con illecita detrazione di imposta per circa 8,5 milioni di euro, somma che costituisce il profitto del reato. In questo caso risulta indagato l’intero consiglio di amministrazione pro tempore della società. Anche nei loro confronti è scattato il sequestro preventivo dei beni. In particolare: è stata sequestrata una villa di 24 vani e la quota di comproprietà di un ulteriore appartamento oltre ai saldi dei conti correnti personali; sono state sequestrate le quote sociali di 7 società, un’autovettura ed i saldi dei conti correnti personali.

14 società coinvolte  I risultati sopra riepilogati rappresentano peraltro un primo epilogo penale di una indagine che è ben più ampia e coinvolge 14 società controllate dalla holding finanziaria del gruppo, tutte utilizzate dallo stesso management per evadere le imposte dovute dal gruppo e per ottenere financo illeciti rimborsi Iva. In effetti il Nucleo di polizia tributaria di Perugia, una volta individuati i sistemi di frode utilizzati, ha proceduto, su incarico del Comando generale del Corpo, ad effettuare specifiche verifiche fiscali nei confronti di tutte le società coinvolte, con sedi nelle province di Perugia, Varese, Como, Milano e Padova, contestando complessivamente, per gli anni 2004 – 2011, una base imponibile ai fini delle imposte dirette sottratta a tassazione pari ad oltre 350 milioni di euro, un’Iva dovuta e non versata, ovvero indebitamente detratta, per oltre 410 milioni di euro, nonché ritenute fiscali e previdenziali operate e non versate per oltre 9,7 milioni di euro.

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