di Giorgia Olivieri e Elle Biscarini
Il corteo della Rete umbra per l’autodeterminazione si è mosso da piazza Italia fino in piazza IV Novembre nel pomeriggio di sabato 30 settembre per manifestare contro la violenza di genere. Centinaia i presenti tra cui Cgil Perugia, associazioni studentesche Link e Udu, gruppi femministi attivi nel territorio come Libera…mente donna. Tra le richieste azioni concrete contro la violenza di genere, «fenomeno culturale e strutturale figlio del patriarcato». Al centro degli interventi il tema dei femminicidi, vittime di violenza, le difficoltà di denunciare, lo stato di salute dei Centri antiviolenza in Italia e in Umbria.
La manifestazione «Abbiamo visto questa estate quanto la violenza di genere sia sistemica e siamo stanche di vedere la narrazione di questo problema che tende sempre a rendere eccezionali e spettacolari eventi che invece sono all’ordine del giorno – dichiara Alice Spilla del collettivo una Regione per restare. Crediamo che sia necessario scendere in piazza a manifestare per portare una narrazione diversa di quella che è la violenza maschile sulle donne, che è patriarcale».
Le richieste «Chiediamo alla Regione e a tutte le istituzioni di cominciare a trattare questi temi partendo dal sistema dell’istruzione e iniziando a dare valore a quelli che sono i luoghi dell’assistenza, come i centri antiviolenza e penso a quello che è successo nell’ultimo anno quando le operatrici sono rimaste senza stipendio. La risposta deve essere sistemica e pensare di dare risposte come la ruota della natalità che di fatti finanziano le associazioni antiabortiste nei luoghi pubblici è inaccettabile. C’è bisogno di consapevolezza, educazione al consenso e alla sessualità, partendo dalle scuole per arrivare ai luoghi di lavoro e alle nostre città», conclude Spilla.
Discriminazioni «Come sindacato noi non potevamo non essere in questa piazza oggi – ha detto Vanda Scarpelli di Cgil Perugia – questa è una piazza contro la violenza sulle donne, contro le discriminazioni e la disparità. Purtroppo tante donne sono vittime di violenza sessuale, economica e sociale, noi rivendichiamo la necessità di una piena applicazione della legge 194; anche in Umbria i consultori stanno per sparire di fatto e le risorse sulla sanità sono sempre meno. Le donne sono penalizzate purtroppo anche nella carriera e nell’occupazione e abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale, sociale ed economica che possa garantire a tutti pieni diritti».