Castelluccio a metà febbraio

di Giovanni Perla*

Affinché l’incanto non finisca. Questo il nome della campagna di sensibilizzazione che l’associazione per la Vita di Castelluccio ha organizzato a Nero Norcia 2017. Nel weekend appena concluso e nei prossimi due, i soci (tutti castellucciani come previsto da statuto), cercheranno di portare all’attenzione dei tanti partecipanti all’evento, i gravi problemi che in questo momento stanno vivendo gli abitanti e le attività economiche di Castelluccio.

Il piccolo paese, arroccato su uno degli altipiani più belli d’Italia e non solo, è isolato da oltre quattro mesi e se le cose non cambieranno lo rimarrà per molto altro ancora. Questo il grido d’allarme che i castellucciani hanno lanciato venerdì in occasione dell’inaugurazione di Nero Norcia al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e sabato al vescovo Renato Boccardo. Il premier fermandosi coi nostri associati ha assicurato che la riapertura delle strade è una priorità per tutti, mentre l’arcivescovo, colpito dalle particolari magliette realizzate per l’occasione, ha ribadito di aver avuto rassicurazioni dalle istituzioni preposte sulla riapertura una strada per arrivare a Castelluccio.

Tra pochi giorni, appena la neve si sarà sciolta, inizierà la semina della lenticchia, una delle principali fonti di reddito dei castellucciani, costretti dagli eventi sismici del 24 agosto e soprattutto del 30 ottobre ad abbandonare il paese e le proprie aziende, in alcuni casi completamente distrutte. Quello che per tanti è soltanto il lavoro propedeutico alla fioritura, rischia di divenire un ulteriore banco di prova per gli agricoltori. Se infatti è pressoché certo che i trattori potranno salire a Castelluccio per la semina, non è ben chiaro come le persone, attualmente sfollate in varie parti dell’Umbria e non solo, potranno raggiungere giornalmente il proprio luogo di lavoro.

Per effettuare la semina occorre almeno un mese che può superare tranquillamente i due con condizioni meteo avverse e in tutto questo periodo, quotidianamente, gli agricoltori dovranno effettuare un vero viaggio della speranza per arrivare a Castelluccio (almeno due ore), lavorare la terra tutto il giorno, senza avere neanche un luogo dove ristorarsi, e poi tornare indietro in un secondo viaggio della speranza. A questo si aggiungeranno gli ingenti costi fisici ed economici da sostenere. A rendere ancora più amara questa fine dell’inverno, si è aggiunto l’ampliamento della zona rossa a tutto il promontorio di Castelluccio, comprese ampie zone inedificate, zone con interi fabbricati agibili e la piazza principale.

Per molti castellucciani la sola possibilità di arrivare nella piazza (dal 24 agosto sempre fuori dalla zona rossa), rappresenta l’unico momento di speranza e vicinanza ai propri affetti a cui non sono disposti a rinunciare. In un grido disperato, si chiede alle istituzioni competenti di ridurre drasticamente la zona rossa alle aree effettivamente pericolose e di riaprire quanto prima una strada diretta di accesso al paese, dando il via a quella ripartenza che tutti i castellucciani e gli amanti del luogo chiedono a gran voce.

*Presidente dell’associazione Per la vita di Castelluccio

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