di Giorgia Olivieri e Elle Biscarini
All’Università per stranieri di Perugia nasce uno sportello di assistenza e ascolto per le vittime di violenza di genere, inaugurato simbolicamente il 25 novembre in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Non si tratta però di un servizio riservato a sole donne: lo sportello, infatti, potrà essere anche un sostegno per tutti coloro che sono vittima di discriminazioni legate all’identità di genere e all’orientamento sessuale.
Un segnale importante Il centro d’ascolto avrà sede negli ambulatori al piano terra di palazzo Gallenga-Stuart, in piazza Fortebraccio, a Perugia e sarà attivo a partire dall’ultima settimana di novembre. Ad occuparsi della gestione saranno le volontarie di Omphalos Lgbti+ e Libera…mente donna, che durante l’evento di inaugurazione hanno firmato un accordo di collaborazione con il rettore Valerio De Cesaris. La professoressa Stefania Tusini, sociologa e delegata del rettore alle politiche di inclusione, ha definito l’apertura dello sportello «un segnale importante in un Paese che non riesce ad approvare una legge contro le discriminazioni di genere e sull’orientamento sessuale e che non riesce a farne oggetto di un dibattito costruttivo». Come ricordato anche dalla rappresentante degli studenti, Naomi Camardella: «L’Università per stranieri, in quanto ateneo a vocazione internazionale, deve educare alla nonviolenza e farsi ambasciatrice di politiche di inclusione». La professoressa Tusini ha inoltre ricordato come questo sportello sia un «tassello importante di un piano generale di valorizzazione di politiche di lungo e medio termine per l’ateneo», con lo scopo di «avere un’università in cui tutti si riconoscano e possano sentirsi a casa» per il rettore.
Sguardo allargato Immancabile, inoltre, il ricordo alle 104 donne vittime di femminicidio quest’anno, di cui, sottolinea la docente, «le statistiche ci dicono che il 60 per cento non si è rivolta a nessuno, qui apriamo questo sportello nella speranza che non serva ma le donne hanno bisogno di luoghi in cui parlare e essere credute, perché nei tribunali spesso non accade». Non è mancato uno sguardo rivolto all’estero, in particolare alla condizione delle donne in Afghanistan, Iran, Turchia, dove, ricorda il rettore De Cesaris «si lotta per ottenere dei diritti, per la propria identità e per questo si muore anche». Infine, Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos lgbti+, ha ricordato l’importanza di iniziative «nelle università, che creano degli avamposti culturali nelle nostre città per azioni concrete, ed è anche grazie al fermento culturale e associativo di Perugia che questo è possibile».