di Marco Torricelli
Sono dodici e mezzo i milioni di euro che la diocesi di Terni «ha già ricevuto dallo Ior e versato in banca», rivela monsignor Ernesto Vecchi, amministratore apostolico diocesano. Li dovrà restituire «in dieci anni, senza interessi». Centomila euro al mese. Mica bruscolini. Forse è per questo che, quando incontro don Franco Fontana – che Vecchi ha voluto al suo fianco in questa opera di risanamento – e gli chiedo come sta, mi guarda e sorride: «Si lavora. Sodo».
Trattative La strategia che l’amministratore apostolico sta mettendo in atto si articolerà in tre fasi: «Adesso dobbiamo trattare con le banche, soprattutto con il Monte dei paschi di Siena, che è quella con la quale siamo maggiormente esposti – spiega monsignor Vecchi – per ricontrattare l’entità dei debiti e giungere ad una transazione»; poi, o magari in contemporanea «cercheremo di vendere alcune proprietà che non consideriamo indispensabili (il convento di Lugnano, per esempio; ndr) per portare avanti l’opera di ripianamento del deficit» (che, nonostante il prestito dello Ior, si aggira ancora intorno ai 10 milioni di euro; ndr) e poi si metterà mano alla ‘grana’ del personale, perché «sì, lo sapete, ce n’è troppo e non ce lo possiamo proprio permettere – ricorda monsignor Vecchi – ma io non voglio fare del male a nessuno e, proprio per questo, cercheremo delle soluzioni giuste e a tempo debito».
Dal Papa Nei giorni scorsi monsignor Vecchi è stato ricevuto da Papa Francesco: «Sono andato a fare rapporto – dice lui – perché io sono qui per svolgere in incarico preciso ed è giusto che spieghi cosa sto facendo e come lo sto facendo». Ma non gli si scuce una parola in più. Anzi, svia abilmente – caricando la cadenza bolognese – il discorso: «Sapete che abbiam parlato della beata Imelda da Bologna?». Sì, vabbè, ma con l’ex vescovo, Vincenzo Paglia, ha più avuto modo di confrontarsi? «Ci siamo visti, certo, ma non abbiamo affrontato l’argomento. Io ho le idee chiare su come lavorare, perché guardate che noi stiamo lavorando, sul serio, per lasciare questa diocesi ad un nuovo vescovo, giovane e sveglio, ma vogliamo fare in modo che, quando arriverà, trovi una situazione che sia la più serena possibile». Quando sarà? «Eh – guarda in alto, quasi a chiedere ispirazione – ci vorrà ancora un po’ di tempo».
San Giovanni Bosco L’opportunità per fare questa, breve, chiacchierata con monsignor Ernesto Vecchi l’ha data la presentazione della ‘due giorni’ che si svolgerà a Terni in occasione del passaggio delle reliquie di san Giovanni Bosco: mercoledì mattina, l’urna arriverà da Perugia e verrà posta nella chiesa di san Francesco, per il pellegrinaggio dei fedeli. L’intera giornata sarà caratterizzata da «momenti di festa, preghiera – spiega don Vito Tessa, il parroco – e riflessione su una figura di straordinaria importanza per la Chiesa». In programma, sul sagrato della chiesa, alle 19, c’è anche un concerto musicale, mentre, dopo la messa solenne delle 21, prenderà il via una ‘veglia notturna’ che si concluderà, nella mattinata di giovedì, con la ripartenza dell’urna alla volta di Macerata.
I salesiani Forte, ovviamente, l’impegno dei salesiani ternani (san Giovanni Bosco fu il fondatore della congregazione; ndr) in questa occasione: «Per noi – raccontano alcuni di loro – collaborare alle attività che si svolgono nell’oratorio salesiano significa dare valore concreto all’insegnamento che viene dalla sua stessa vita». E ricodano come siano «migliaia i ragazzi e i bambini che lo frequentano ogni mese, con una presenza di giovani immigrati che si avvicina al 45%. A tutti, che pratichino le attività sportive, quelle artistiche, o che frequentino i gruppi di formazione, cerchiano di offrire quel confronto con i valori migliori della società che, spesso, ci dicono di non riuscire a trovare».