Le 'nubi' su Prisciano

di M. To.

Nel latte e negli alimenti di origine animale prodotti in alcune aree del ternano ci sarebbero diossine, Pcb (Policlorobifenili) e metalli pesanti. L’allarme viene dal Wwf e da Italia nostra, che rivelano di aver avuto la possibilità di visionare documenti che, nel sito della Regione (che avrebbe commissionato dei test specifici), non sono rintracciabili.

Inquinamento Il tema, com’è noto, è particolarmente sentito nella ‘conca’, soprattutto dopo l’esplosione del caso della ‘galleria dei veleni’ Tescino, ma anche alla crescenti proteste degli abitanti di Prisciano, che sono da decenni costretti a convivere con le piogge di polveri provenienti dal vicino stabilimento della Tk-Ast.

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Le analisi Un primo monitoraggio, dicono le associazioni ambientaliste, «sarebbe stato eseguito nel 2012 nell’esclusivo ambito del Sito di interesse nazionale (Sin) Terni-Papigno, ampia area cittadina di cui lo Stato impone la bonifica da oltre un decennio». Il secondo esame «sarebbe avvenuto invece nel primo semestre 2013 all’esterno del Sin e per un raggio di cinque chilometri; avrebbe riguardato 30 campioni di latte ovo-caprino, provenienti da 30 allevamenti diversi, scelti in modo casuale sugli 88 presenti. Asl ha provveduto alla raccolta dati. Quali risultati giungono dalle indagini effettuate? Nessuno può saperlo, sembra».

L’allarme A Italia Nostra e Wwf, però, «risulta che, dopo il primo monitoraggio, visti alcuni superamenti del livello di ‘azione’, sia scattata l’applicazione delle ‘raccomandazioni’ della Commissione europea, imponendo così la mappatura della zona, avviando ‘indagini per individuare la fonte di contaminazione’, assumendo iniziative volte a ‘ridurre o eliminare’ suddetta fonte e ulteriori controlli in matrici diverse da quelle in un primo tempo analizzate».

Nuovi test La Regione avrebbe infatti avviato una seconda serie di prelievi, esclusivamente nell’area ‘potenzialmente inquinata’ di Terni, ‘tenuto dei conto dei risultati’ del precedente monitoraggio, ritenendo stavolta di procedere ‘con particolare riferimento a quella parte dove insistono l’impianto siderurgico k-Ast e i tre impianti di incenerimento/termovalorizzazione di rifiuti presenti in Umbria’.

Nessuna informazione Sui risultati dei test, però, dicono Andrea Liberati di Italia Nostra e Giuseppr Rinadi del Wwf, «non si sa nulla. Cosa deriva da tali studi? Quali determinazioni sono già state adottate? E quanti prodotti, quanti allevamenti dunque sono risultati completamente conformi rispetto al totale? Manca persino una descrizione sintetica». Eppure, dicono, sarebbe importante perché «come mostra la letteratura medica si parla però di sostanze particolarmente pericolose in quanto consentono il bio-accumulo e sono persistenti: l’organismo impiega anni per eliminarle. Né è rassicurante che un bambino assuma nel latte una quantità di diossine attorno al livello di azione».

Fare chiarezza Secondo Italia nostra e Wwè è quindi necessaria «una full disclosure da parte della Regione e delle autorità sanitarie, informando correttamente la cittadinanza in merito alle misure intraprese e agli eventuali provvedimenti adottati, allevamento per allevamento, come in questi casi si fa usualmente anche altrove, come potremmo facilmente dimostrare».

Brega Della necessità di istituire «una sottocommissione con compiti di studio e proposta in merito alla sussistenza e alle modalità di superamento di situazioni di criticità ambientale nel territorio ternano», aveva parlato anche il presidente del consiglio regionale, Eros Brega, che aveva anche proposto «vista l’importanza, l’urgenza e la delicatezza della questione», di chiedere alla stessa sottocommissione lavorare a ritmi stringenti e concludere i propri lavori entro due mesi.

Nevi La proposta di Brega raccoglie il consenso del capogruppo di Forza Italia, Raffaele Nevi: «Accogliamo positivamente la proposta di puntare l’attenzione sulla situazione ambientale dell’area di Terni. Già nello scorso dicembre – ricorda Nevi – durante la discussione del Piano della qualità dell’aria avevo proposto, ad esempio, un monitoraggio con una strumentazione adeguata sui cattivi odori che invadono alcune parti della città. Ad oggi, oltre al monitoraggio, manca un’analisi dei risultati prodotti dal precedente Piano e manca un progetto serio di comunicazione verso i cittadini».

Di Girolamo Secca, invece, la replica del sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo: «La richiesta del presidente del consiglio regionale, Eros Brega, di una sottocommissione che si occupi delle vicende ambientali di Terni, francamente suscita stupore ed è del tutto impropria alla luce della situazione attuale e di quanto stanno facendo le istituzioni locali, compresa la Regione dell’Umbria su questo fronte».

Melasecche Sulla vicenda interviene anche il capogruppo dell’Udc in consiglio comunale, Enrico Melasecche: «Mano a mano che trascorrono i mesi, sono in molti a rendersi conto che alcune nostre storiche battaglie erano perfettamente centrate e avevano lo scopo di obbligare la maggioranza ad ammettere le proprie responsabilità in merito ad una situazione pesante in cui la sinistra stessa, collocati comodamente i rampolli di famiglia nei quadri dirigenti dell’Ast, gestiti appalti e consulenze, non aveva interesse a disturbare la multinazionale». E annuncia: «Intendiamo organizzare a Terni un convegno sul tema per evitare equivoci, inutili polveroni, ma far emergere i problemi e le soluzioni da adottare».

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