di M.G.P.

«Realizzare delle progettualità volte a trasformare immobili sfitti e non utilizzati in studi d’artista». L’atto d’indirizzo di Forza Italia in Seconda commissione consiliare giovedì mattina. «Puntare fortemente sull’arte – ha spiegato il consigliere Francesco Maria Ferranti – per valorizzare il patrimonio artistico e culturale di un territorio con manifestazioni ed eventi che abbiamo un’attrattività e una valenza sociale». Si accende il dibattito intorno alle possibilità pratiche di realizzare la proposta «bella in linea teorica però difficile da farsi» secondo Michele Rossi (Terni civica), ma «vale la pena provarci» secondo altri consiglieri collegati online. Stigmatizzato da parte della presidente di commissione, Rita Pepegna che serve «un approfondimento su quali siano i locali, la loro situazione strutturale e di utilizzo» l’atto viene comunque votato, ma non passa in commissione. La parola al consiglio.

Studi d’artista a Terni È Francesco Maria Ferranti (Forza Italia) a presentare l’atto di indirizzo: «A Terni come sappiamo sono diversi gli immobili di proprietà comunale non utilizzati o sfitti, certo, è sicuro che alcuni hanno bisogno di attività di manutenzione. Considerando però che è necessario puntare sull’attrattività turistica anche attraverso manifestazioni culturali e artistiche e non solo sportive, si chiede di impegnare sindaco e giunta ad attuare un’iniziativa rivolta a valorizzare le capacità creative e culturali in ogni settore. In tal senso – continua – provare anche a fare una ricognizione genarle di quelli che sono locali sfitti, chiusi e abbandonati considerando anche le attività manutentive da fare per poterli utilizzare e che, a volte, si possono stipulare delle convenzioni con gli utilizzatori per le manutenzioni». L’atto era già stato oggetto di un consiglio comunale e rinviato in commissione.

Seconda commissione È l’assessore Orlando Masselli a spiegare i procedimenti necessari per passare ‘dalla teoria alla pratica’: «Tutto quello che è gestito dal patrimonio è a titolo oneroso, il patrimonio comunale che viene utilizzato per finalità sociali, educative, aggregative e tutto ciò che è una finalità diversa di quella di essere nutrice di reddito, viene gestito dalle varie direzioni competenti per materia tramite un affidamento da parte della direzione patrimonio alla competente. Quindi – prosegue – se in questo caso si reputa sia necessario l’utilizzo di questi locali, come meglio individuati dai consiglieri proponenti o da coloro che vogliono sfruttarli, questi locali devono essere consegnati alle direzioni competenti per materia e delega e queste poi provvedono al bando per l’assegnazione degli immobili per l’utilizzo. Il regolamento comunale non prevende dunque l’assegnazione diretta a chicchessia». Dunque, secondo i vari interessi che si presentano, ogni delega ha la sua specificità. A prendere la parola è il consigliere Michele Rossi (Terni civica): «Atto assolutamente condivisibile – dice – ma vorrei domandare se si ha contezza della disponibilità di questi immobili perché credo che i proponenti non abbiano chiara la situazione. Avrebbe dovuto esserci un funzionario per sapere quanti sono questi immobili che, da quello che so io, non sono tanti, sono in periferia e sono mal ridotti. Questo è il quadro che io conosco nel Comune di Terni per quanto riguarda i locali commerciali. Da quello che so io locali fronte strada in centro città per questo tipo di utilizzo e per immediato utilizzo non ci sono, quindi già c’è la mancata disponibilità. Secondo poi, qualora ci fosse un locale disponibile, c’è anche il titolo oneroso, siamo in dissesto e non possiamo derogare, non possiamo fare l’assegnazione diretta, serve un bando. Quindi in linea teorica la proposta è bellissima, ma è difficile da essere attuata il linea pratica».

Nodo locali Alessandro Gentiletti (Senso civico) spezza una lancia in favore dell’atto: «Nulla è impossibile – dice – bisogna valutare quando sarà il momento della ricognizione degli atti, dire a priori che un atto è impraticabile è un principio che non abbiamo mai seguito». D’accordo con il consigliere di minoranza anche Paolo Cicchini, fresco di autosospensione dalla Lega: «Si può trovare la soluzione al problema, se non si trova ci abbiamo provato» e suggerisce poi di parlare con l’Ater per «trovare qualche immobile sfitto». Interviene di nuovo Francesco Maria Ferranti: «La commissione – spiega – ha il ruolo di dare indicazioni politiche, poi la giunta, che è l’esecutivo, deve approvare le modalità per sviluppare le progettualità. Si possono anche organizzare iniziative e portare avanti collaborazioni che fanno sì che la progettualità si possano realizzare. Si potrebbe affidare ai gestori la manutenzione, questo viene già fatto anche a Terni. Non è vero che non è praticabile, abbiamo per esempio altri capoluoghi in Italia che hanno realizzato questo progetto».

L’atto non passa «Un’iniziativa interessante – dice la presidente di commissione Rita Pepegna – niente è impossibile, ma è vero anche che bisogna fare un’analisi dei locali, del costo che comporterebbe la ristrutturazione degli stabili e soprattutto verificare l’interesse che c’è da parte delle associazioni nel poter gestire e utilizzare questi locali. Se ci sono associazioni interessate si devono assumere anche l’impegno economico per mandare avanti le spese di gestione. Serve un approfondimento su quali sono i locali, la loro situazione strutturale e di utilizzo. Fratelli d’Italia – chiosa – si astiene dalla votazione». Michele Rossi ribatte: «Stiamo parlando di locali che non ci sono – afferma – si sono informati i consiglieri prima di presentare questo atto? Avrei preferito ci fosse già ad oggi una contezza di questi ambienti in città». A questo punto la presidente di commissione propone di rinviare la votazione dell’atto, ma, essendo già in corso le dichiarazioni di voto si procede ‘come da manuale’: quattro astenuti e due favorevoli. L’atto non è viene approvato.

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