Monsignor Boccardo

«Tutta l’eredità del Vangelo viene progressivamente ripudiata dalle legislazioni, irrisa da quanti gestiscono la pubblica informazione, scalzata a poco a poco dalle coscienze. In un momento tanto segnato da confusione e precarietà, fissiamo nel tuo sguardo materno i nostri occhi di figli e, come negli occhi dolci delle nostre mamme, cerchiamo indicazione, consolazione e speranza».

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Processione con la Santissima Icone Questo uno dei passaggi della supplica alla Vergine Maria pronunciata dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo al Duomo di fronte alla Santissima Icone donata a Spoleto nel 1185 da Federico Barbarossa in segno di pace con cui si è conclusa la processione dell’Assunta snodatasi in centro storico, dalla basilica di San Gregorio fino alla cattedrale. Qui il presule inginocchiato ha implorato per la gente di Spoleto e di tutta la Diocesi il dono prezioso di una fede libera, forte, gioiosa ed operosa e di uno sguardo limpido e vero sulla realtà: «Si sono bruciati – ha detto – molti degli ideali nobili e generosi che hanno un tempo infiammato i cuori e le fantasie: l’ideale di una Patria resa grande dalla concorde passione dei cittadini; l’ideale di una società dove le riforme delle strutture riescano a debellare l’egoismo dei privati e ad instaurare finalmente la giustizia; l’ideale di una convivenza umana senza squilibri, senza miseria, senza disperazione».

La supplica di monsignor Boccardo E poi: «Siamo – ha proseguito – continuamente sollecitati dalla ricerca di una “libertà senza verità”, che insidia l’uomo nella sua stessa dignità e persino nella sua sopravvivenza: le fantasie genetiche, il crollo della natalità, il disprezzo della vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale, l’introduzione subdola di falsi criteri per definire l’identità sessuale della persona, la corrosione dell’istituto della famiglia e della sua espressione comunitaria, generativa e formativa, il permissivismo dilagante, l’indifferenza pratica di fronte a esodi di disperati costretti da persecuzione, guerra e miseria a cercare fortuna altrove, definiscono tragicamente il momento che viviamo». Le celebrazioni sono proseguite sabato 15 col pontificale in duomo presieduto dall’arcivescovo Boccardo e concelebrato da alcuni canonici della cattedrale.

«La Chiesa non esclude nessuno da accoglienza e da attenzione» Presenti numerosi fedeli, oltre che alle autorità civili e militari, tra cui il vicesindaco di Spoleto Maria Elena Bececco, mentre la liturgia è stata animata nel canto dalla Cappella musicale del Duomo. «È un mistero grande quello che oggi celebriamo – ha detto nell’omelia il presule – è il mistero di Maria, ma è anche il mi­stero di tutti noi, anzi il mistero stesso del­la storia. Infatti, sulla via dell’assunzione aperta da Maria si in­camminano anche i passi di tutti coloro che legano la loro vita a Gesù come Maria legò a lui la sua. Sull’esempio di Maria – ha proseguito monsignor Boccardo – la Chiesa è chiamata a generare Cristo nel mondo in cui si trova a vivere, un mondo da sempre percor­so dalla lotta tra bene e male, per questo essa non cessa di ri­pe­tere le parole di Gesù e di rinnovare sacramentalmente i suoi gesti che danno la salvezza, non si stanca di rivolgere a tutti gli uomini, senza distinzione, l’invito a cambiare vita, allontanan­do il male e scegliendo il bene. Come una madre attenta e premurosa, allarga le braccia e non esclude nessuno dalla sua accoglienza e dalla sua attenzione, anche colui che si pos­sa essere macchiato del più grave peccato, anche l’omicida e il traditore, il mafioso e il razzista, l’usuraio e il violento, il preva­ri­catore e il menzognero, perchè – sono state le parole del presule – nessuno, proprio nessuno, deve sen­­tirsi estraneo o rifiutato: Gesù ha sempre combattuto e con­dannato il peccato, mai il peccatore».

Angelus in piazza Duomo Al termine della Messa, l’arcivescovo insieme ai sacerdoti e al vicesindaco Bececco sono saliti sulla loggia centrale della Cattedrale dove è stata recitata la preghiera dell’Angelus e monsignor Boccardo ha benedetto i numerosi fedeli adunati in piazza Duomo e l’intera città di Spoleto.

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