di Elle Biscarini
Torna il Festival internazionale del giornalismo a Perugia e porta con sé innovazione e temi scottanti. Cambiamento climatico, guerra in Ucraina e tanto altro, per la prima volta con traduzione simultanea fatta da intelligenze artificiali. Niente teatro Morlacchi quest’anno, per via della stagione di prosa, sostituito dall’auditorium di San Francesco al Prato. Più di 500 speaker provenienti da tutto il mondo, per quasi 200 eventi in programma, tutti ad ingresso libero, in diretta streaming e on demand su media.journalismfestival.com.
Guerra e cambiamento climatico Le porte del Festival si apriranno il 19 aprile per quella che sarà la XVII edizione. Tra gli ospiti, il team dell’Associated Press che ha raccontato l’assedio di Mariupol dallo scoppio della guerra, e i giornalisti del Kyiv Independent, con la loro inchiesta sulla corruzione nelle forze armate ucraine. Poi gli attivisti contro il cambiamento climatico. Ultima generazione, Extinction rebellion, Fridays for future e Rise up, che secondo Arianna Ciccone, organizzatrice del Festival, «hanno completamente ragione e siamo dei deficienti a continuare a discutere della vernice lavabile anziché della crisi climatica».
Gli altri temi Ospiti di questa edizione anche giornalisti russi in esilio, il premio Nobel Maria Ressa e la giornalista britannica Carole Cadwalladr, vittime di abusi e campagne di discriminazione. Si vedrà inoltre come operano dall’estero le vere e proprie redazioni in esilio, come il figlio di Jimmy Lai, storico editore di Hong Kong. Roberto Saviano e Corrado Formigli terranno, invece, un incontro sul tema della libertà di informazione sotto attacco del potere. Poi le grandi inchieste e una figura ormai sempre più cruciale, i whisteblowers. Non mancheranno i temi dell’inclusività, giornalismo investigativo, social media, ma soprattutto, ed è questa la vera novità di quest’anno, le intelligenze artificiali.
Traduzioni simultanee «Per la prima volta – spiega Arianna Ciccone – utilizzeremo un sistema di traduzione italiano-inglese e viceversa, basato sull’intelligenza artificiale. Niente più cuffiette e traduttori, basterà avere uno smartphone». Si chiama W-AIspeech il servizio di traduzione automatica sviluppato specificatamente per il Festival in collaborazione con Wildoo.Ai. «Non esisteva al mondo un servizio del genere, l’abbiamo sviluppato noi sulla base delle esigenze del nostro pubblico – spiega ancora Ciccone – È una gran figata, ma portatevi le cuffiette».
Festival schierato «Con l’Ucraina si decideranno gli equilibri globali – continua Ciccone – con le azioni sul cambiamento climatico, il destino dell’umanità, per questo è necessario parlarne». Un Festival in questo senso “schierato” dalla parte degli attivisti, dei giornalisti sotto attacco e dei popoli invasi. «Non solo l’Ucraina, ma anche la Siria, l’Afghanistan, lo Yemen. Troppe volte siamo noi che raccontiamo le loro storie e sono invece loro che dovrebbero essere liberi di raccontare in prima persona le loro esperienze. È importante dare loro voce e supporto, e in Occidente al momento non lo stiamo facendo bene» dice ancora.
Con l’Ucraina Al Festival quindi ci sarà la voce dell’Ucraina ma non, per scelta precisa degli organizzatori, con le posizioni russe: «Non ci può essere altra posizione e messaggio politico se non quello del sostegno “senza se e senza ma” del popolo ucraino» ha detto Ciccone. «A un anno dalla criminale invasione su larga scala voluta da Putin – ha affermato ancora – un intero Paese continua a resistere in nome della libertà. Questo coinvolge anche il difficile lavoro di chi racconta il fronte di guerra. Voci opposte a quelle del sostegno all’Ucraina non le abbiamo volute ospitare al Festival, non meritano di essere qua. Su questo non c’è possibilità di confronto».
Nessuna neutralità «Non riesco a capire – ha aggiunto – come si faccia a essere contro questa posizione. Ai tempi del nazismo si poteva essere neutrali nei confronti dell’olocausto? La dobbiamo smettere di mettere sempre le posizioni sullo stesso piano.
Questo è anche un male del giornalismo italiano perché è diventato una brutta copia di quello che dovrebbe essere il pluralismo, che non è – ha concluso – dare voce a chi fa disinformazione. Ma dare voce a chi ragionevolmente ha una posizione diversa, basata però sempre sui fatti che sono la base di partenza su cui discutere».
Ospiti illustri Tra gli ospiti, anche il premio Pulitzer Ronan Farrow. Giornalista investigativo americano e figlio di Mia Farrow, ha mosso le prime accuse dalle pagine del New Yorker al produttore cinematografico Harvey Weinstein. Con il suo documentario Endangered, Farrow racconterà al Festival del giornalismo cosa significa doversi misurare con minacce, abusi e rischi per la propria incolumità. Inoltre, ci sarà un intervento esclusivo in video da parte della figlia di Anna Politkovskaja.