di D.B.
Manopola del riscaldamento che non dovrà superare i 19 gradi, camini o stufe a pellet accese per non più di tre ore al giorno e niente fuochi all’aperto. Mentre a palazzo dei Priori si fa la danza della pioggia e si spera che il vento faccia abbassare i valori delle polveri sottili, il sindaco Andrea Romizi martedì ha firmato un’ordinanza che prevede «misure straordinarie per il contenimento dell’inquinamento atmosferico». Le suddette misure saranno in vigore da mercoledì fino al 15 gennaio. In primis in tutti i tipi di edifici, dalle abitazioni ai negozi fino alle chiese, i riscaldamenti dovranno essere fissati a un massimo di 19 gradi (ma c’è una tolleranza di due gradi). Quanto a imprese o laboratori artigiani, il limite massimo è di 17 gradi (con identica tolleranza). Camini e stufe a pellet non si potranno accendere per oltre tre ore al giorno, mentre in campagna o nei giardini non si potrà bruciare niente.
L’ordinanza Le misure sono finalizzate a contenere il PM10 generato da impianti di riscaldamento, camini e stufe che, come mostrano le analisi, hanno un peso rilevante sul totale delle emissioni di polveri sottili. Per il momento invece, a meno che non fosse estremamente necessario, il Comune non ha intenzione di replicare il provvedimento dei giorni scorsi relativo al traffico, che probabilmente anche a causa dello scarso preavviso non ha prodotto risultati particolarmente positivi. Giovedì infatti i valori di PM10 misurati dalle tre centraline cittadine erano abbondantemente oltre il limite (fissato a 50 microgrammi per metro cubo), e lo stesso è accaduto venerdì, quando sono stati registrati tra i 77 e gli 80 microgrammi, mentre sabato tra i 70 di Fontivegge e gli 89 di Ponte San Giovanni (72 in via Cortonese). Domenica, complice il minor traffico, i dati erano tutti entro i limiti mentre lunedì sono risaliti, anche se non ai livelli dei giorni scorsi: 58 microgrammi in via Cortonese, 45 a Ponte San Giovanni e 54 a Fontivegge.
Pd critica Barelli «I dati – commenta in una nota il gruppo del Pd – ci consegnano una situazione di massima allerta, mai rilevata nella nostra città, con una quantità di agenti inquinanti e cancerogeni pari al doppio rispetto agli ultimi venti anni e presenti in maniera permanente ormai da settimane». Nel mirino dei dem c’è in particolar modo il vicesindaco Urbano Barelli, «che pare scomparso e con lui tutto lo spirito ambientalista che animava le sue azioni e che ha fatto presa sui cittadini che lo hanno votato. Barelli non sembra più sentire suonare l’allarme da quando ha cambiato ruolo e priorità».
Gestione inadeguata Il Pd parla di «gestione inadeguata sia a livello di prevenzione che di intervento» e attacca: «Sono trascorsi solo due anni – dicono – da quando il vicesindaco Barelli, allora presidente battagliero di Italia Nostra, diffidava i sindaci ad adottare tutti i provvedimenti utili a far fronte all’emergenza smog e ai conseguenti rischi sanitari causati dalle polveri sottili. E lo faceva tuonando parole che non lasciavano spazio a repliche di sorta: su Perugia si denunciava la presenza di un piano di riduzione del traffico solo sulla carta, lo spostamento delle stazioni di rilevamento dai punti più critici che avrebbe permesso di annunciare un minor numero di superamenti dei limiti, nonché l’incapacità di incentivare l’utilizzo dei mezzi elettrici, di riorganizzare il trasporto pubblico e lo spostamento merci e l’afflusso turistico. Dall’insediamento della giunta Romizi non si registrano provvedimenti a favore della mobilità, ma per contro Perugia è sprofondata nell’anarchia automobilistica e si registrano code in città e nelle arterie periferiche come non mai».
Twitter @DanieleBovi