La presentazione della ricerca

di F.T.

Una regione meno individualista, che risponde alla crisi con la riscoperta della solidarietà e dello stare insieme. La preoccupazione per la situazione attuale e la sfiducia verso la politica la fanno da padrone, ma gli umbri non smettono di progettare il proprio futuro e si sentono ancora ‘vitali’. Solo che – è il caso di molti giovani – non sanno come impegnarsi né in quale settore indirizzare l’energia ‘positiva’ che li caratterizza.

CHI SONO GLI UMBRI: PARLA GIULIO DE RITA (VIDEO)

La ricerca Questo il quadro che emerge dalla ricerca ‘Identità e valori in Umbria’, promossa dal Censis e dalla Consulta delle fondazioni delle casse di risparmio umbre, presentata giovedì pomeriggio nella sede della fondazione Carit. I contenuti dell’indagine sono stati illustrati da Giulio De Rita del Censis, alla presenza di Mario Fornaci (presidente fondazione Carit), Antonio Baldassarre (presidente emerito della corte costituzionale), Maria Caterina Federici (professore di sociologia generale presso l’università di Perugia) e Vincenzo Fumi (presidente della fondazione cassa di risparmio di Orvieto).

Voglia di ripartire La voglia di competere a tutti i costi e l’individualismo cedono il passo a valori che sembravano tramontati: socialità, altruismo, collaborazione. Un ritorno verso gli affetti, soprattutto familiari, dietro cui potrebbe nascondersi una sorta di ‘ripiegamento’, di ‘ritorno indietro’, con gli umbri disposti anche ad accettare un po’ di decrescita del sistema produttivo attuale, purché qualcuno li ‘accompagni’ verso nuove strade e percorsi di crescita che al momento quasi nessuno – sia a livello nazionale che regionale – riesce ancora ad individuare.

Solidarietà Emerge così che il 62,5% degli umbri si dice molto o abbastanza disponibile a visitare chi sta male, mentre il 49% ha la stessa propensione verso gli anziani e il 44,2% (contro il 36,6% nazionale) si dice ‘molto disponibile’ a dare una mano in caso di calamità naturale. La ‘carica’ per andare avanti viene soprattutto dall’aiutare gli altri (77%), piuttosto che dalla cura del proprio benessere (50%). Numeri che sembrano dare credito a chi sostiene che, con la crisi, si stia sviluppando una nuova sensibilità sociale, diversa dalla spinta egoistica su cui si è mosso lo sviluppo del paese negli ultimi quarant’anni.

Voglia di denunciare Forse si comincia a sentire il peso di due decenni di denunce infruttuose, anche se la voglia di legalità degli umbri resta forte, così come la disponibilità a denunciare reati. Gli evasori fiscali sono il nemico numero uno: il 41,3% li denuncerebbe subito se potesse. Il 51,9% si dice molto disponibile anche a denunciare la criminalità organizzata, mentre il dato scende al 33,7% quando si tratta di abusi edilizi, settore su cui la ‘spinta civica’ degli umbri sembra un po’ arenarsi. Forte è anche la voglia segnalare le carenze della pubblica amministrazione: il 45,2% del campione si dice ‘molto disponibile’ a farlo. In generale la voglia di protestare contro ciò che non va o non piace, caratterizza il 38,5% degli umbri: una percentuale più alta sia rispetto al centro Italia (27%) che al resto del paese (25,2%).

Famiglia e amore La famiglia resta in cima agli affetti: l’84,6% degli umbri dice di amarla al massimo livello (da 1 a 10), così come la persona con cui ha una relazione (72%) e gli amici (51%). Gli umbri si sentono poi assai ‘passionali’: il 42,6% afferma che vivere una storia d’amore gli darebbe ‘molta carica’, ben il 10% in più rispetto alla media italiana.

Preoccupati ma non disperati In Umbria, come nel resto d’Italia, domina la preoccupazione: sentimento espresso dall’86,5% del campione. L’indignazione tocca il 74% e significativo è anche il dato di chi si sente ‘frustrato’ (23,1%) o ‘disperato’ (11,5%). In questo contesto, sei umbri su dieci – in particolare i più giovani – dicono di sentirsi comunque ‘vitali’, mentre quasi il 50% sta progettando il proprio futuro nonostante la crisi. In tanti (46,6%) vorrebbero ‘fare qualcosa’: il problema è che non hanno idea di cosa fare né di come indirizzare le proprie energie, con un forte senso di spreco.

La rappresentanza Il dato non piacerà a partiti e movimenti politici, ma il 77,9% degli umbri dice di non sentirsi rappresentato da nessuno. Solo l’8,7% si sente in qualche modo ‘difeso’ dal proprio partito. Il 7,9% trova risposte nell’associazionismo mentre la percentuale crolla quando si parla di sentirsi rappresentati da sindacati (1,9%) e amministratori locali (1,9%).

Territorio e spiritualità Resta forte il campanilismo storico dell’Umbria: meno del 20% quelli che si considerano ‘appartenenti alla regione’. In questo senso domina l’appartenenza alle singole città ei singoli paesi con il 47,1%. Al di là dell’appartenenza religiosa, la forza spirituale degli umbri resta forte: il 55% ammette che curare la propria dimensione interiore gli procura molta o abbastanza energia.

L’immagine dell’Umbria Curioso andare a vedere l’immagine dell’Umbria ‘oltreconfine’: per il 95,2% del campione – a prescindere che l’abbiano visitata o meno – si tratta di una regione ‘bellissima’ e per l’86,3% è un posto dove ‘si sta benissimo’. A percepirla come ‘pericolosa’ è il 2,8% degli italiani. Per il 66,5% di quelli che l’hanno visitata, l’Umbria ‘è come la descrivono’, mentre per il 32,7% è addirittura meglio. I ‘delusi’ sono solo lo 0,7%. Infine chi deve ancora venirci, pensa che una visita la meriti (85,1%). Numeri che stanno a significare come l’appeal turistico resti forte e come forse si debba investire ancora di più sui flussi turistici, anche per individuare le ‘nuove strade’ di cui si sente forte l’esigenza.

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