gli scatti del viaggio

di Ma.T.

Si è concluso poco dopo la mezzanotte del 9 giugno, con volo aereo Tirana-Ancona, il viaggio in Kosovo dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e vice presidente della Cei mons. Gualtiero Bassetti, che ha guidato una delegazione della Caritas diocesana al Campo-Missione Caritas Umbria di Raduloc, dove operano una ventina di giovani italiani e kosovari nel prendersi cura di quaranta bambini orfani o di famiglie disagiate e nel dare assistenza a tante persone che vivono in povertà.

L’ultima giornata in Kosovo è stata non meno impegnativa delle altre, iniziata con la preghiera delle Lodi e proseguita con la colazione comunitaria sotto la grande tensostruttura del Campo. Al termine, con un festoso “arrivederci” i bambini e i ragazzi hanno salutato gli amici perugini. E’ stato un momento commovente per mons. Bassetti e per tutti i componenti della delegazione, tra i quali Engjel Pitaqi, diacono diocesano originario del Kosovo, che il prossimo 29 giugno sarà ordinato sacerdote nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia da mons. Bassetti. Engjel è entrato in Seminario dopo essere stato al Campo Caritas di Raduloc. «I ragazzi che ho conosciuto mi hanno trasmesso molto anche per la mia scelta di donarmi totalmente a Dio e al prossimo – ha detto Engjel –. Il vedere tanti giovani che spendevano la propria vita per gli altri, arivando dall’Italia, mi ha aiutato a superare i momenti più difficili che anch’io ho attraversato».

Quel che resta

«Alla Chiesa kosovara abbiamo donato la bellissima realtà di questo Campo-Missione attivato dalla nostra Caritas regionale dodici anni fa – ha commentato mons. Bassetti –. Ma dalla Chiesa kosovara abbiamo soprattutto ricevuto dei grandi doni, il sacerdozio di Engjel e la possibilità per tanti ragazzi di dare un senso alla propria vita venendo in questo Paese per stare accanto con gratuità a chi soffre ed è povero, conoscendo ed amando Gesù attraverso gli “ultimi”, i suoi fratelli prediletti».

Engjel, come tutti i kosovari cattolici (sono 60 mila su una popolazione di 2 milioni di abitanti), è molto devoto alla Madonna Nera del più noto e frequentato santuario del Kosovo, Letnice, dove Madre Teresa di Calcutta andava in pellegrinaggio da bambina con la mamma. Proprio in quel santuario mariano la grande santa dei poveri del nostro tempo fu “chiamata” ad abbracciare la vita religiosa entrando nella Congregazione delle Suore di Loreto per poi fondare quella delle Missionarie della carità. Il 15 agosto di ogni anno il santuario diventa meta di un grande pellegrinaggio, dove giungono da tutto il Kosovo migliaia di fedeli anche di etnia rom e musulmani. E’ un luogo di culto rispettato da tutti al punto da essere considerato un luogo di incontro interetnico e di rilevanza sociale.

I segni dell'amicizia

Mons. Bassetti e la delegazione della Caritas perugina hanno visitato il santuario di Letnice nella mattinata dell’8 giugno, raccogliendosi in preghiera e celebrando la S. Messa dopo aver attraversato in auto il Kosovo da una parte all’altra, fin quasi a raggiungere il confine con la Macedonia, ammirando lo splendido paesaggio ricco di vegetazione e cogliendo la volontà di un popolo di tornare alla “normalità” nel costruire case ed opere pubbliche e nel coltivare migliaia di ettari di terreno pianeggiante e collinare. Ma non mancano, purtroppo, le ferite visibili del conflitto del 1999 nel vedere case distrutte o lasciate andare in rovina perché chi le abitava è fuggito o è stato ucciso.

Proprio nella zona del santuario mariano di Letnice, a circa mille metri s.l.m., sorge il paese di Vernakola abitato fino alla prima metà degli anni ’90 del secolo scorso da circa 5 mila persone di etnia croata. A seguito della terribile guerra serbo-croata gli abitanti sono fuggiti in Croazia, abbandonando il paese. Una sola famiglia è rimasta. Dal dicembre del 2009 una decina di giovani (metà sono italiani) del Campo-Missione Caritas di Raduloc sono giunti a Vernakola per vivere in comunità ripristinando i locali della canonica della chiesa parrocchiale, coltivando i campi, allevando animali e producendo formaggio.

Ultima tappa del viaggio in Kosovo di mons. Bassetti e della delegazione Caritas perugina è stata la comunità dei giovani di Vernakola. Per questi ragazzi l’arcivescovo ha avuto parole di incoraggiamento e di apprezzamento per la scelta che hanno compiuto, quella di vivere immersi nella natura e in “solitudine” per ritrovare se stessi e avvicinarsi al Signore con la preghiera e il lavoro.

A tracciare un primo bilancio di questo viaggio in Kosovo è stato il direttore della Caritas diocesana, Daniela Monni, che ha preso lo spunto da una frase riportata su un originale quadro che indica il tempo nella canonica di Vernakola, quasi a diventare il “motto” della stessa comunità: “Da soli si va più veloce. Insieme si va più lontano”. «Venire in Kosovo con il nostro vescovo è stata una grande gioia e da tempo ne avevano parlato. Oltre al grazie a chi si prende cura del Campo – ha detto Daniela Monni –, credo che dobbiamo tutti ringraziare la Provvidenza per il dono di questo segno. Dal Campo di Raduloc, la cui positiva esperienza è arrivata fino a Vernakola, sono passati tanti giovani provenienti dall’Italia e dallo stesso Kosovo, tra i quali cinque seminaristi che la nostra comunità diocesana ha ricevuto in dono. A volte i giovani arrivano per un’esperienza breve, magari durante l’estate, a volte si fermano per alcuni mesi, un anno, due o più … In Kosovo trovano una scuola d’amore, di bene nel prendersi a cuore i piccoli ospiti abbandonati. Questo è solo una strada per andare incontro a Gesù e poi a seguirlo nel cammino in salita, mai scontato, dell’amore».

Anche il direttore della Caritas diocesana ha ribadito il concetto espresso da mons. Bassetti: «quello che la nostra comunità diocesana ha ricevuto in dono dal Campo di Raduloc è di certo molto più di ciò che ha portato. Al Campo-Missione non ci si sta solo per i bambini, per i poveri, per fare del bene, ma si vive una vita buona cercando di rendere visibile quell’unione tra la Chiesa e Cristo, un matrimonio che si fonda sull’essere uniti e il Campo Caritas è solo un’espressione di questo matrimonio».

E’ ormai da anni che il Campo-Missione di Raduloc è meta, in estate ma non solo, di giovani volenterosi di fare quest’esperienza di «vita buona» nel mettere in pratica il Vangelo di Cristo. Sull’opportunità di far vivere ad un gruppo di adolescenti l’esperienza del “campo estivo di lavoro” in Kosovo ci stanno pensando da tempo don Fabrizio Crocioni, parroco di Prepo-San Faustino in Perugia, suor Roberta Vinerba, francescana diocesana della medesima parrocchia, e Antonio Paoletti, operatore parrocchiale. I tre hanno fatto parte della delegazione perugina che si è recata in Kosovo. Si sono resi conto di persona di ciò che offre il Campo-Missione di Raduloc ai ragazzi ed hanno preso direttamente contatti con i responsabili della struttura, i coniugi Cristina e Massimo Mazzali. Insieme si sono seduti attorno ad un tavolo per organizzare un “campo estivo” il prossimo anno come esperienza formativa umana e cristiana per i ragazzi che frequentano il catechismo.

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