Incendio a San Giustino (foto Daniele Bricca-U24)

di Ivano Porfiri

Risale posizioni l’Umbria ma nella classifica sbagliata: quella dei reati ambientali. In un anno fa registrare un +18,9% passando dal 16° all’11° posto, secondo quanto riporta il Dossier Ecomafie 2013 di Legambiente.

I dati della regione L’Umbria, con 953 infrazioni accertate nel 2012, poco meno di tre al giorno, in tema di reati ambientali si piazza davanti a regioni ben più popolose come Abruzzo, Piemonte e Marche, poco distante dal Veneto (995) e dall’Emilia Romagna (1.035). Le persone denunciate sono ben 769 e 170 i sequestri effettuati su ordine delle varie procure. Nessuno è stato, invece, arrestato.

Il fatturato criminale Secondo Legambiente, in Italia il fatturato dell’illegalità ambientale vale 16,7 miliardi, spesso in mano alle organizzazioni criminali (302 i clan coinvolti nel 2012). Quasi la metà dei reati è concentrato in quattro regioni: Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Cresce, però, l’incidenza di questi delitti nelle regioni del Centro Nord e, tra queste, l’Umbria. Non che quanto avviene nel Cuore verde si possa paragonare alle regioni del profondo Sud, tuttavia l’aumento registrato, certamente anche indice di una maggiore efficacia nei controlli, qualche campanello di allarme deve farlo suonare.

Allarme incendi dolosi Tra i reati segnalati in aumento, oltre a quelli “classici” legati all’abusivismo edilizio, c’è l’impennata di incendi boschivi dolosi (il 2012 è stato l’annus horribilis), ma anche quelli in campo agricolo o in quello, delicatissimo sotto il profilo delle infiltrazioni criminali, della gestione dei rifiuti.

Economia in crescita «Quella delle Ecomafie – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è l’unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Che continua a costruire case abusive quasi allo stesso ritmo di sempre mentre il mercato immobiliare legale tracolla. Con imprese illegali che vedono crescere fatturati ed export, quando quelle che rispettano le leggi sono costrette a chiudere i battenti. Un’economia che si regge sull’intreccio tra imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari pubblici infedeli, professionisti senza etica e veri boss, e che opera attraverso il dumping ambientale, la falsificazione di fatture e bilanci, l’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione, il voto di scambio e la spartizione degli appalti. Semplicemente perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi. Le pene per i reati ambientali, infatti, continuano ad essere quasi esclusivamente di tipo contravvenzionale e l’abbattimento degli edifici continua ad essere una eventualità remota. Anzi, agli ultimi 18 tentativi di riaprire i termini del condono edilizio si è anche aggiunta la sciagurata idea di sottrarre alle procure il potere di demolire le costruzioni abusive».

Questo contenuto è libero e gratuito per tutti ma è stato realizzato anche grazie al contributo di chi ci ha sostenuti perché crede in una informazione accurata al servizio della nostra comunità. Se puoi fai la tua parte. Sostienici

Accettiamo pagamenti tramite carta di credito o Bonifico SEPA. Per donare inserisci l’importo, clicca il bottone Dona, scegli una modalità di pagamento e completa la procedura fornendo i dati richiesti.