di Daniele Bovi

Nei boschi e nelle campagne dell’Umbria dove da poco si è aperta la stagione venatoria ci sono sempre meno cacciatori e, quelli che continuano a frequentarli, sono sempre più anziani. È questa la fotografia che emerge dai numeri degli iscritti ai tre Ambiti territoriali di caccia umbri e dalle parole dei rappresentanti di alcune delle associazioni più rappresentative.

IL CALENDARIO VENATORIO 2023/2024

IL GRAFICO CON I DATI

I numeri Come spiegano gli uffici della Regione, al momento una vera e propria anagrafe regionale non esiste, anche se Palazzo Donini è al lavoro per implementarla così da avere, nei prossimi anni, un quadro aggiornato. Per ottenerlo bisogna quindi bussare agli Atc. Stando ai numeri forniti a Umbria24 dai diversi Ambiti (che tengono conto anche degli appassionati residenti fuori regione), negli ultimi 10-20 anni gli iscritti sono calati ovunque. La situazione migliore è nell’Atc 3, quello del Ternano, dove dal 2010 a oggi si parla del 35 per cento in meno; nell’Atc 1 invece sempre nello stesso periodo le doppiette sono il 42 per cento in meno; nell’Atc 2 dal 2001 a oggi sono quasi dimezzate (-45 per cento).

Gli Atc In termini assoluti nell’Ambito 1 si è passati dai 16.602 cacciatori della stagione 2010/2011 (15.515 dei quali umbri) ai 9.107 di quest’anno. Qui il Comune dove ci sono più iscritti è Valfabbrica, 1.999 quest’anno, mentre l’unico altro a reggere sopra quota mille è Città di Castello, passato dai quasi 1.800 di un decennio fa ai 1.133 attuali. Il Comune con meno iscritti è invece il piccolo Lisciano Niccone, passato dalle 30 alle 15 doppiette. Più che dimezzati poi i cacciatori provenienti da fuori regione a testimonianza che, ovviamente, l’Umbria non rappresenta un caso isolato.

PESTE SUINA, L’UMBRIA DOVRÀ ABBATTERE ALMENO 44 MILA CINGHIALI

Il 40% in meno L’Atc 2 invece non mette a disposizione dati Comune per Comune: qui nel 2001 i cacciatori erano 17.285 (compresi i 1.100 non umbri) mentre quest’anno sono 9.475. Per quanto riguarda invece l’Ambito 3 i dati comunali sono disponibili fino al 2016, poi ci sono degli aggregati: quel che è certo è che se nei Comuni del ternano nel 2010 c’erano quasi 13 mila cacciatori (12.947) oggi quel numero è sceso a 8.417. Tirando una riga e tenendo conto solo dei numeri a partire dal 2010, in Umbria si è passati da 44 mila a 27 mila appassionati, il 40 per cento in meno.

Arci caccia I motivi ovviamente sono più di uno. «Come associazione – dice a Umbria24 Emanuele Bennati, presidente di Arci Caccia – ne abbiamo discusso molto. Credo che il problema principale sia il cambiamento che c’è stato nelle nostre società negli ultimi 40 anni: cambiamento che ha portato a un progressivo distacco dalle attività a contatto con la natura». Bennati parla poi di regole sempre più stringenti, dell’aumento degli hobby e delle possibilità legate alle tante attività ricreative, di giovani che a differenza del passato non possono più contare sull'”esempio” degli amici («non è più attrattiva. Neanche mio figlio di 15 anni la praticherà, ed è l’unico ad avere un padre cacciatore») e in generale di un «modello di caccia sociale e popolare che stiamo perdendo, ma è proprio per questo modello che dovremmo tutti rimetterci in gioco; non è facile ma anche noi dobbiamo cambiare e ce la possiamo fare».

Età e costi Quel che è certo è che l’età media avanza inesorabilmente: «Da noi – spiega Bennati – sarà sui 60 anni circa, e nei prossimi anni peggiorerà». Il rovescio della medaglia è che «anche se siamo in calo probabilmente quelli che cacciano oggi hanno più passione». A influire possono essere stati anche i costi, «diretti e indiretti». Per chi volesse iniziare bisogna subito fare i conti con licenza, esami, prove di rito, visite e versamenti per un totale di 6-700 euro; per un buon fucile usato non si spendono meno di 500 euro, più almeno altri 100 per l’abbigliamento e una 50ina per le cartucce. Poi, per chi ce li ha, ci sono i cani da nutrire e curare tutto l’anno.

Federcaccia Per Simone Petturiti però, numero uno di Federcaccia, benché le condizioni economiche generali delle famiglie sono difficili, «con una forte motivazione e con un’altrettanta forte passione questo ostacolo può essere superato; non è certo raro vedere persone con in tasca cellulari da 700 o 1.000 euro. E di sicuro esistono altri hobby ben più costosi». Petturiti parla più in generale di «cambiamenti sociali importanti che hanno allontanato le persone da questa pratica. Aggiungiamo un’opera oserei dire persecutoria portata avanti da alcuni media e anche sui social, che tendono a dare un’idea molto negativa del cacciatore: questo di sicuro non aiuta ad avvicinare giovani». Anche Federcaccia poi, sottolinea le regole più stringenti, lo stop alla caccia per alcuni piccoli uccelli, un animalismo giudicato esasperato e così via.

Tracollo Da queste parti l’età media del cacciatore è abbondantemente sopra i 60 anni e pochissimi sono i giovani: «A Città di Castello ad esempio – spiega Petturiti – ogni anno su mille tessere sono cinque i giovani che la rinnovano». Per non parlare delle donne: «A Castello – prosegue – sono appena tre». Federcaccia parla anche di responsabilità del mondo venatorio, come ad esempio la scarsa attività divulgativa e “propagandistica”, «e sicuramente questo – sottolinea – è un errore. Chiedo però anche alle istituzioni cosa vogliono fare: vogliono che la caccia venga ancora praticata oppure no? Con queste dinamiche demografiche e questi numeri tra qualche anno ci sarà un tracollo».

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