Il dissidente libico Salem Bunuara

di Maurizio Troccoli

E’ incontenibile al telefono Salem Bunuara, il dissidente libico, esponente del parlamento di Tobruk, nell’annunciare «l’imminente presa di Tripoli».

Le notizie dall’altra sponda «E’ un giorno molto importante per noi. La presa della capitale libica è solo una questione di ore». Informato direttamente da fonti presenti sull’altra sponda del Mediterraneo, Bunuara segue passo passo l’avanzata delle truppe del governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale. Si combatte via terra, attorno alla capitale di Tripoli, fino ad oggi in mano alle milizie filo islamiche Fajr.

L’attacco «Secondo quanto riporta l’emittente televisiva Sky Arabia – scrive Repubblica -, dopo aver attaccato la zona di al Naqdiya, che conduce all’aeroporto di Mitiga, e lo stesso scalo aereo, i caccia di Haftar hanno colpito altre postazioni delle milizie filo-islamiche Fajr nelle zone di al Zawiya, al Ajilat e al Jamil».

L’ingresso a Tripoli Sempre secondo quanto riporta Repubblica.it «Il capo di stato maggiore dell’esercito nazionale, Abdel Razek al-Nazouri, ha annunciato che le sue truppe ‘entreranno a Tripoli da diverse direttrici’. ‘L’esercito libico entrerà a Tripoli attraverso tutti gli assi’ di accesso alla capitale, ha aggiunto Al-Nazouri in dichiarazioni alla Tv Libia Awalan. Il militare ha precisato che le forze armate sono alle porte di Tripoli dove controllano cinque centri periferici nell’ovest e sono impegnate a neutralizzare sacche di resistenza. Al-Nazouri si è detto convinto che l’operazione avrà successo in poche ore ed ha chiesto ai giovani che sostengono l’esercito di ‘rispettare tutti gli abitanti’ e li ha messi ‘in guardia contro qualsiasi atto di vendetta’.

La smentita delle milizie «Un portavoce di Fajr Libya – scrive ancora Repubblica -, però, ha smentito che l’esercito libico sia sul punto di prendere Tripoli: ‘Le informazioni sono destituite di ogni fondamento, la situazione nel perimetro della città è calma’, ha detto il portavoce della coalizione di milizie, Alaa Al Huek. Che ha ancjhe sostenuto che non c’è stata alcuna presa neanche di due piccoli centri situati a circa 45 chilometri da Tripoli sulle arterie di accesso ovest (la costiera Az-Zawiyah) e sud-ovest (l’interna Al Aziziyah). Al Huek ha dichiarato inoltre che le informazioni diffuse oggi da Tobruk sono ‘una campagna mediatica tesa a sollevare l’opinione pubblica contro Fajr Libya’. Secondo la coalizione di milizie, ‘un esercito libico non esiste’ e in azione sarebbero solo ‘ricercati dalla giustizia che consumano stupefacenti e alcol’.

L’aeroporto Intanto dalle tv arabe si apprende che le forze di Tobruk hanno preso di mira l’aeroporto di Tripoli e contano di occuparlo in breve tempo. Non è la prima volta che accade. All’inizio di marzo infatti c’è stata un’altra offensiva su quel fronte. Altrettanto hanno fatto le milizie islamiche contro l’aeroporto di Tobruk e di Zintan. Ma se da un lato c’è chi come Bunuara gioisce per l’avanzata dell’esercito libico che – dice – «ci metterà nelle condizioni di insediare presto il nuovo parlamento nella capitale», c’è chi si dice preoccupato per l’escalation degli attacchi armati.

Onu chiede dialogo Il generale Khalifa «Haftar, – scrive ancora Repubblica – dunque, ha ignorato completamente la dura reazione di Bernardino Leon, inviato speciale dell’Onu in Libia per cercare di promuovere un dialogo tra i due governi, espressa ieri dopo l’annuncio dell’offensiva: ‘Le attività militari sul terreno sono inaccettabili e le dichiarazioni arrivate nelle ultime ore da responsabili libici rappresentano una seria minaccia che condizionerà il negoziato».

Bunuara: decide il parlamento Il dissidente del regime di Gheddafi Bunuara sostiene che «l’avanzata dell’esercito libico, in queste ore, viene sostenuta dalla popolazione che non ne può più della presenza di queste milizie e della condizione di invivibilità che hanno determinato. Sono a conoscenza del fatto che molte famiglie all’arrivo dei militari stanno ammazzando agnelli come segno di benvenuto. Il sostegno principale all’avanzata viene dal versante ovest, verso la Tunisia. Per quanto io ne sappia l’aeroporto di Tripoli è stato già preso preso. Le poche sacche di resistenza presenti li sono scappate. Come molti capi delle milizie che hanno fatto incetta di tutto quanto potevano accaparrarsi sono spariti, probabilmente già all’estero.  Quanto alle dichiarazioni dell’inviato speciale dell’Onu, Lion che vuole chiedere il cessate il fuoco, è semplicemente un segno di debolezza delle milizie. Sono le milizie – sostiene ancora Bunuara – le prime a chiedere il cessate il fuoco perchè sono senza forze e risorse. Ormai ci sono dei punti fermi che non si possono discutere. Il primo tra tutti è che  la parte legittimata a decidere su tutti i punti è  il parlamento di Tobruk legittimamente eletto che non ammette altre trattative. Loro vorrebbero formare un governo che rappresenti tutte le nazioni. Ma non c’è nulla da fare, nessuno può sostituirsi al parlamento democratica in qualsiasi decisione».

Milizie indebolite Bunuara chiarisce che le milizie sono alla canna del gas: «Non hanno più soldi e le armi scarseggiano. Non sono più in grado di sostenere la situazione. Hanno saccheggiato tutto e inoltre non si vende più petrolio. Poi c’è l’embargo marittimo europeo per cui non avranno più aiuti che arrivano dalla Turchia. Dalla Turchia sono arrivate anche armi. L’unica sacca di resistenza che ancora riuscirà a tenere è quella di Misurata».