Al centro il presidente di Gesenu Ventanni (foto U24)

di Daniele Bovi

«Ogni mese dobbiamo decidere se pagare le tasse o versare i contributi». La crisi di liquidità di Gesenu è pesante e queste parole del presidente Luciano Ventanni, pronunciate venerdì di fronte all’ultima audizione (per questa consiliatura) della commissione Bilancio, lo confermano. Ventanni, accompagnato dal direttore generale Giuseppe Sassaroli, nell’audizione chiesta dal socialista Silvano Segazzi è tornato a ribadire l’estrema necessità di un’iniezione di liquidità da parte dei soci, ovvero il Comune di Perugia e il gruppo che fa capo a Manlio Cerroni, investito dalla recente inchiesta della procura di Roma: «Serve un prestito tra i cinque e i sei milioni di euro – ha detto -, da restituire nel giro di due o tre anni, mano a mano che i crediti rientrano. Lo andiamo chiedendo da mesi ma nulla si muove. Abbaiamo alla luna». Un tasso maggiore di «sensibilità» Ventanni lo avverte in palazzo dei Priori, ma non è con la sensibilità che si pagano stipendi, tasse e contributi ai lavoratori.

Questione di disponibilità Il gruppo Cerroni invece «non ha dato disponibilità», mentre il sistema bancario «una mano la darebbe anche – spiega Ventanni – ma vorrebbe la partecipazione della proprietà». «La situazione di cassa – ha aggiunto – non ci consente di affrontare i problemi con tranquillità, ci vuole qualcuno che ci aiuti perché non posso fare ogni mese la scelta tra pagare le tasse o i contributi. Il prestito ci serve per risolvere i problemi finanziari che possono essere affrontati solo con capitale fresco». Di fronte a questa situazione che «si sta incancrenendo», l’unica opzione alternativa sarebbe quella di cercare in casa l’argenteria da vendere. Un’opzione alla quale Ventanni al momento non vuol pensare: «Se non arriva il prestito – sottolinea – saremo costretti a vendere l’argenteria, ovvero qualche assett e chiaramente sul mercato andrebbero quelli appetibili. Non dico che in linea di massima non dobbiamo vendere nulla, ma quantomeno che lo dobbiamo fare in condizioni di serenità, perché quando si è debboli il prezzo lo fa il compratore».

Crediti Da pagare non ci sono solo tasse o contributi, ma anche i fornitori: 200 quelli umbri ai quali l’azienda garantisce ogni anno 20-22 milioni. «Per fortuna – dice il presidente di Gesenu – in questo periodo non si stanno lamentando troppo». La responsabilità di questa crisi è prima di tutto del fatto che i comuni dove Gesenu ha vinto appalti, in primis quelli siciliani, hanno smesso di pagare. E soldi devono arrivare anche dall’Egitto (in ballo c’è un lodo internazionale). Dalla Sicilia il conto è di 40 milioni di euro circa: «A Natale – dice Sassaroli – è arrivata una tranche da due milioni e un’altra verrà pagata ad aprile. Noi ci diamo da fare al massimo ma più di tanto non possiamo fare. Se viviamo in uno stato di diritto li incasseremo, ma ci vuole tempo. Non ci sono disfunzioni nel servizio, ma siamo col fiato grosso».

Partecipate Il problema sta però nel fatto che se i crediti non arrivano e i soci non intervengono, Gesenu vivrà mesi sull’orlo del burrone: «Se non arriva nulla nel giro di due o tre anni – dice Ventanni – altro che argenteria, dovremmo vendere anche la sala da pranzo». Un passaggio il numero uno di Gesenu lo ha dedicato anche alle tante partecipate dell’azienda. Ventiquattro in tutto, sette delle quali controllate e che fruttano 50 dei circa 150 milioni di euro di fatturato ogni anno. Otto invece sono quelle collegate e in altre l’azienda ha piccole partecipazioni: «Nel complesso – dice – stiamo rivedendo tutto il quadro e valutando la possibilità di vendere quelle realtà non strategiche per il business dell’azienda».

Twitter @DanieleBovi

One reply on “Gesenu, Ventanni: «Serve il prestito, o costretti a vendere l’argenteria. Da mesi abbaiamo alla luna»”

  1. L’ho deciso io di avventurarsi in Sicilia ed in Egitto? Che i debiti li ripiani chi ha preso quelle decisioni scellerate!! Altro che prestito ponte.

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