Un tratto della E45

di D.B.

Anche la nuova E45 autostrada è al centro del «Sistema», l’inchiesta della procura di Firenze che si occupa anche del progetto molto contestato in tutte le regioni interessate dal tracciato. Della cosiddetta «Romea commerciale» si torna a parlare con insistenza da quando il Cipe, con il governo Letta, ha dato il via libera nel 2013: una lingua di asfalto lunga 400 chilometri da realizzare attraverso un project financing da 8,7 miliardi di euro. Il progetto preliminare di project financing e lo studio di impatto ambientale è stato presentato nel 2009 dalla cordata guidata dalla Gepif Holding, di cui è titolare Vito Bonsignore, promotore dell’opera. Oltre che l’ex eurodeputato in forze al Ncd (lo stesso partito del ministro Maurizio Lupi), per questo appalto sono indagati l’ingegner Stefano Perotti, il potentissimo dirigente del ministero dei Lavori pubblici Ettore Incalza (che in quanto capo della Struttura tecnica di missione del Ministero ha la responsabilità procedimentale dell’opera), il faccendiere Francesco Cavallo, l’ex sottosegretario e Antonio Bargone.

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Le accuse Per quanto riguarda la E45 autostrada l’accusa è «indebita induzione a dare o promettere utilità», ovvero il reato di cui si macchia «il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che abusando della sua qualità o dei suoi poteri induce a dare o promettere indebitamente denaro o altri beni». Stando a quanto scritto dal gip nell’ordinanza Incalza avrebbe «garantito un favorevole iter delle procedure amministrative relative al finanziamento dell’opera e all’avvio e allo svolgimento dei lavori»; in più avrebbe anche «assicurato un trattamento di favore» al consorzio Ilia Or-Me, che propone il project financing della Romea commerciale. Tutto ciò, almeno secondo le indagini, in cambio della promessa, da parte della società, di affidare l’incarico di direzione dei lavori a Stefano Perotti, col quale Incalza «aveva instaurato un rapporto corruttivo».

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Le proteste Lette le carte un pezzo di quel mondo politico regionale che si oppone al progetto ha fatto sentire la propria voce: «L’inchiesta – dice ad esempio il consigliere regionale dell’Idv Oliviero Dottorini – disegna un quadro preoccupante e getta ombre sul mega progetto. L’interesse comune dovrebbe prevalere sugli appetiti di pochi e per questo serve che Regione e Comune di Perugia rivedano i pareri favorevoli». Dottorini poi punta ad indire «subito un referendum per ascoltare i cittadini e defilarsi da questo progetto folle». Dal banco vicino il collega Paolo Brutti parla di un progetto «sepolto da un mare di fango: quella che doveva essere l’opera del futuro per l’Umbria – scrive – era un gigantesco raggiro».

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Brutti e Cirignoni «Vedremo – prosegue Brutti – lo sviluppo dell’affare. Intanto, due certezze. Il progetto di trasformare la E45 in autostrada è sepolto da questo mare di fango e gli estimatori di casa nostra, i sostenitori, i sonatori di fanfara sullo spartito del piano regionale dei trasporti, non dormiranno sonni tranquilli. I giornali fanno anche il nome di un viceministro. Certamente non avrà avuto nessuna voce in capitolo, però è singolare il quadro di affinità politiche che si delinea». Un altro consigliere regionale come Gianluca Cirignoni, ex leghista, chiede ora di «riflettere sulle grandi opere in corso di costruzione o in fase di progettazione in Umbria: il Quadrilatero, la trasformazione in autostrada della E45 e il completamento della E78, tre grandi progetti incompiuti». «La presenza di un referente diretto all’interno del ministero delle Infrastrutture – aggiunge – deve far riflettere sulle grandi opere in corso di costruzione o in fase di progettazione in Umbria, sulla loro effettiva utilità oltre che sul modo in cui è stato gestito l’iter».

Twitter @DanieleBovi