Era mezzo millennio che non vinivano censiti castori in Umbria. Da un po’ di tempo, invece sono ritornati, abitando nuovamente le rive del fiume Tevere. Il fenomeno di una improvvisa presenza è stato registrato proprio al confine tra Umbria e Marche, nelle vicinanze della diga di Montedoglio e l’area di Sansepolcro, ma la loro presenza è ormai nota anche più a sud, lungo il tratto umbro del fiume Tevere. A confermarlo è anche una lettera che l’Ispira, l’Istituto superiore per la ricerca ambientale ha inviato alle Regioni, nella quale ha affermato che la presenza di questo animale è da intendersi come abusiva. Nel senso che non è considerato logico il suo arrivo ‘naturale’ in questa parte d’Italia, atteso che la presenza del castoro è concentrata tra la Svizzera e l’Austria, mentre la sua presenza è documentata anche in Friuli Venezia Giulia e Alto Adige. Troppo distanti la Toscana e l’Umbria per considerare l’arrivo del castoro autonomamente.

Approfondimento Si pensa quindi a delle immissioni, per questo l’Ispira ne suggerisce la rimozione, o in una zona protetta o nel loro habitat originario. I ricercatori del Cnr invece affermano che la loro presenza è soltanto «un beneficio per l’ambiente». Il castoro è noto essere un roditore che arriva a rosicchiare alberi di medio fusto determinandone l’abbattimento. E’ anche un costruttore di dighe che vengono utilizzate da altri animali che popolano questi habitat fluviali. Il suo intervento potrebbe essere considerato persino una manutenzione del territorio, potendo, in alcuni casi, persino aiutare a ridurre il rischio idraulico. In secondo luogo sono erbivori e non determinano particolari disequilibri nella catena alimentare delle zone che frequentano.