di Danilo Nardoni
Un vero e proprio «Simposio sul vino» quello andato in scena a Solomeo per scoprire il vino di punta della cantina di Brunello Cucinelli. Davanti alla stampa nazionale e internazionale l’imprenditore e il suo staff hanno presentato i luoghi dove nasce il vino «Castello di Solomeo» annunciato come «un omaggio alla Madre terra».

La presentazione Dopo una passeggiata nella vigna, è stato illustrato il progetto all’interno del Teatro Cucinelli, evidenziando come a Solomeo si provi a vivere «in armonia e in equilibrio con il creato». «Il borgo doveva essere il luogo della mente, la valle invece quello del lavoro» ha affermato Cucinelli per poi sottolineare che questa sua idea iniziale è ora completata con il primo frutto della terra, il vino dell’annata 2018, nato da una lunga opera «di cura e di custodia». È stato inoltre annunciato che la vendita del vino servirà anche per costruire biblioteche in tutto il mondo.

L’ispirazione Il progetto agricolo era stato ideato già dal 2007, con il vino visto non come un fine ma come il mezzo per arrivare a restituire «dignità alla terra e al nobile lavoro in agricoltura». Come fonte di ispirazione Cucinelli ha parlato della Tenuta Guado al Tasso dei Marchesi Antinori, nella «piccola e prestigiosa» Doc di Bolgheri, sulla costa dell’alta Maremma. L’imprenditore si è avvalso di un enologo di fama internazionale come l’umbro Riccardo Cotarella: «Penso che abbiamo ottenuto un gran vino – ha detto durante la presentazione – e visto che lo produce una persona che ha fatto dello stile da sempre la sua cifra, questo vino doveva avere per forza un forte carattere».

Il vigneto Impiantato nel 2011, il vigneto si estende su una superficie di cinque ettari ed è in grado di produrre circa novemila bottiglie per anno. Le uve scelte per il «Castello di Solomeo» sono Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, da cui nasce il prestigioso blend bordolese, a cui viene aggiunto il vitigno Sangiovese come tributo alla cultura e alla tradizione vitivinicola del centro Italia. Le oltre 20 mila piante si snodano lungo i filari seguendo un disegno a onda per rendere il vigneto simile a un “giardino” e permettere alle piante, grazie alla loro esposizione, di ricevere la massima quantità di luce favorendo l’arieggiamento.