Bandecchi con la fascia tricolore

Pubblichiamo l’analisi dei flussi elettorali relativa al ballottaggio di Terni realizzata da Bruno Bracalente e Antonio Forcina (già docenti del Dipartimento di Economia dell’Università di Perugia) e da Nicola Falocci dell’Assemblea legislativa umbra. Come avvenuto in tante occasioni negli anni passati, le analisi di Bracalente e Forcina sono un punto di riferimento autorevole (basato su un metodo statistico messo a punto da Forcina) per capire cosa è successo nelle urne.

di Bruno Bracalente, Antonio Forcina e Nicola Falocci

Come è stato ben documentato dalle pagine regionali dei quotidiani, l’esito del recente ballottaggio per eleggere il Sindaco di Terni ha sollecitato la politica cittadina e regionale a interrogarsi e a fare supposizioni sui comportamenti dei partiti e dei loro elettori che potrebbero aver contribuito a determinarlo. Di chi è stata la “colpa” (o il “merito”) dell’esito del ballottaggio? 

In continuità con una lunga tradizione di analisi simili per le elezioni umbre più significative, per fare un po’ di luce sugli interrogativi e sulla fondatezza di alcune supposizioni, abbiamo stimato i flussi elettorali dal primo turno del 14 e 15 maggio al ballottaggio dei giorni scorsi. Le stime ottenute, seppure affette da un naturale margine di incertezza, danno indicazioni piuttosto chiare. 

Un primo “merito” del vincitore, il nuovo sindaco Bandecchi, è stato quello di riuscire a riportare ai seggi per il ballottaggio praticamente tutti gli elettori delle sue liste al primo turno. Mentre Masselli, il candidato del centro destra sconfitto, ha mostrato la medesima capacità limitatamente agli elettori della sua lista e di quelle civiche a suo sostegno. Per quanto riguarda gli elettori del suo partito (Fdi), l’85% hanno confermato il proprio voto e una piccola quota (4%) si è astenuta, ma una parte non trascurabile (11%) al ballottaggio ha votato per Bandecchi. Per il resto, il candidato del centro destra ha perso per strada più di un terzo degli elettori della Lega – i quali hanno deciso di non votare (23%) o di votare per il suo avversario (14%) – e un quarto degli elettori di FI, che si sono astenuti. In questo modo, tra astensioni (soprattutto) e voto per l’avversario, Masselli ha perso quasi 3.000 voti del primo turno mentre Bandecchi soltanto 400 (suoi elettori che al ballottaggio non sono tornati a votare), peraltro ampiamente compensati dai voti in entrata da due dei partiti a sostegno del suo competitor. A questo proposito, è interessante notare che le stime dei flussi da liste a candidati del primo turno (qui non riportate) rivelavo che una quota limitata di elettori di Fdi (3,5%) e soprattutto della Lega (8%) avevano già al primo turno optato per il voto disgiunto a favore di Bandecchi. 

TERNI, L’ANALISI DEL VOTO QUARTIERE PER QUARTIERE

Il netto successo di Bandecchi è però dipeso soprattutto dalla decisione di votare per lui – o forse contro Masselli e il centro destra – di una parte molto rilevante degli elettori delle liste a sostegno dei candidati esclusi dal ballottaggio: tre quarti degli elettori di Verdi-Sinistra (circa 1.200 voti); la metà di quelli del M5S (1.400 voti); più di un terzo di quelli del PD (2.500 voti) e della Lista Kenny; un terzo degli elettori delle cinque restanti liste “minori”. In complesso, Bandecchi ha attratto così quasi 7.000 voti contro i circa 600 attratti da Masselli (prevalentemente dal M5S). Un risultato forse inaspettato, in queste dimensioni, data la notevole lontananza politica in particolare degli elettori della sinistra e del centro sinistra da entrambi i candidati al ballottaggio, che poteva far prevedere una maggiore propensione ad astenersi.

Va aggiunto, per completezza, che la percezione della vigilia di un risultato fortemente incerto non sembra aver spinto una quota significativa degli oltre 39 mila elettori che al primo turno si erano astenuti a partecipare al voto di ballottaggio; che a Terni, diversamente da quanto avvenuto nella maggior parte delle altre città italiane, ha segnato una delle più rilevanti riduzioni della già scarsa partecipazione al voto del primo turno. Un grande problema comune a chi ha vinto e a chi ha perso. 

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