Cristian Bucchi, allenatore del Perugia (foto Fabrizio Troccoli)

di Mario Mariano

Dalla trasparenza assoluta -formazione annunciata alla vigilia di ogni gara- alla pretattica più o meno legata a situazioni tecnico-tattiche.Bucchi non conosce mezze misure, ma si ha la sensazione che la gestione di una rosa ampia, con valori simili tra almeno i 2/3 di essa resta sempre l’attività più complessa per qualsiasi allenatore.Ai tanti timori manifestati prima della partenza,all’atto pratico nessuna defezione. Di più, quello evidentemente più conciato male, Brighi, è rimasto in campo appena 17 minuti, ma quello che maggiormente risalta agli occhi è che in panchina ci era inizialmente finito Zebli, quello più vivace della compagnia.

Alle corte Bucchi è entrato in confusione proprio alla vigilia, non riuscendo a comprendere bene chi scoppiava di salute e chi, invece, era cagionevole. Con la colpa che dopo una manciata di minuti, il tecnico ha bruciato una sostituzione, e le altre sono rimaste, per la verità, incomprensibili. Sono usciti Ricci e Guberti che non erano esattamente i due più stanchi o di minore rendimento.

Però attenzione: non sembri questa chiave di lettura il solo limite di una partita che il Perugia ha pensato di vincere con il minimo sforzo. Troppo sulla difensiva, con atteggiamento tattico e mentale che non gli è stato mai abituale. Bucchi ne converrà, i cambi sono importanti, soprattutto nel calcio moderno, ma tante sono le concause di questo stop, contro un avversario certamente non trascendentale.

Lo Spezia è squadra muscolare, aggressiva, poco tecnica. Occorreva impegnarsi opponendo le stesse armi e magari fare prevalere le qualità di palleggio di cui il Perugia ha dato ampiamente prova in questi mesi. Nessun allarmismo, però. Il campionato cadetto è ricco di insidie, i ribaltoni sono all’ordine del giorno. In ogni turno ci sono spunti suggestivi e a volte inspiegabili, come quello ad esempio, della Pro Vercelli, che realizza tre gol a una delle squadre più in forma del torneo, la neo promossa Spal.

Al ‘Picco’ il Perugia è caduto in piedi, e semmai le ferite da curare sono legate all’ennesimo atteggiamento sopra le righe di Salvatore Monaco, espulso sul finale e a qualche protesta di troppo nei confronti di un arbitro la cui direzione di gara non passerà alla storia, ma che certamente non ha influito sul risultato.

Non è per aprire una polemica, ma semplicemente per fare una constatazione: bruciare in poco tempo le sostituzioni, vuole anche dire rendere minime le probabilità per Rolando Bianchi di rendersi utile alla causa. E Bianchi, anche questa volta, meritava di entrare a dare manforte ai compagni. Se non altro, perchè avrebbe permesso a Nicastro, di non stazionare sulla linea dei terzini.

Rosati: dato in dubbio fino alla fine, si fa trovare al suo posto con le stesse qualità e gli stessi difetti che sono ormai noti a tutti. Tra i pali compie prodezze, ma non comanda nell’area piccola, e anche questa volta si avventano sul pallone nugoli di avversari. Voto: 6

Del Prete: fase difensiva modesta, calibrazione del cross sballatissima. Fa rimpiangere Belmonte, questa è la verità nuda e cruda. Voto: 5

Volta: il solito, nove interventi giusti, ma inevitabilmente quello sballato che pesa sul risultato. Nei momenti topici perde la proverbiale calma. Voto: 5.5

Monaco: arrembante in maniera eccessiva, scoordinata. La sensazione è che deve rientrare nei ranghi. Non a caso Granoche lo sovrasta nel gioco aereo e lui, di rimando, si fa cacciare proprio nel finale. Voto: 5-

Di Chiara: gioca troppo per conto proprio, a differenza di altre volte. La spinta c’è, la copertura difensiva un po’ meno. Voto: 6-

Ricci: entra più o meno a sorpresa nell’undici di partenza, ed è tra i più attivi, arrivando anche alla conclusione. Sorprende che Bucchi lo richiami in panchina dopo una manciata di minuti della ripresa. Voto: 6+ (dal 10′ s.t. Acampora: basta poco per capire che non è giornata. Non si raccapezza, commette falli che fanno respirare l’avversario. Stavolta il suo apporto è mediocre. Voto 5+)

Brighi: giusto il tempo per scaldare i muscoli e rispunta un dolore che lo obbliga ad alzare il braccio. Ma non si poteva tenere a riposo? Voto: nc (17 p.t. Zebli: moto perpetuo, la squadra conosce lui e lui conosce i compagni. Corre talmente tanto che sul finale regala un pallone allo Spezia che sbaglia il terzo gol. Voto: 6.5

Dezi: a fasi alterne, con un uno sprint non imperioso come nelle giornate migliori. Più utile nella fase difensiva che nelle accelerazioni. Voto: 6

Nicastro: per due terzi di partita fa il difensore e Migliore lo scavalca in lungo e in largo. All’attivo l’assist del gol del vantaggio, ma pesa come un macigno il 2-2 fallito in maniera elementare. Voto: 5

Di Carmine: gol da incorniciare e mancato raddoppio per un non nulla. Partita di sacrificio, di contenimento, come si usa dire. Se c’era uno da sostituire, proprio per le tante energie bruciate, era lui. Voto: 6.5

Guberti: sciabolate di 40 metri, corse e rincorse da protagonista. Mandato anzitempo negli spogliatoi, la sensazione è stata che aveva ancora tanta birra nelle gambe. Voto: 6.5 (dal 23′ s.t. Drolè: con lui ritornano le ‘montagne russe’: ne dribla quattro ma poi accompagna il pallone tra le braccia di Chichi Zola. Voto: 6

Bucchi: e’ troppo onesto per non fare una serena autocritica. E magari non ripetere più certi errori nelle sostituzioni. Fino ad oggi ha saputo sempre correggersi in corsa, e di questo gli va dato ampio merito. Anche lui è evidentemente in formazione. Voto: 5+

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