I difensori del Perugia Calcio, non sono riusciti a convincere i giudici sulla perentorietà del Lecco a indicare, entro i termini, lo stadio dove giocare. Così il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Perugia. Il Grifo resta in serie C.

Nel dispositivo della sentenza si legge: «Come si vede, tutta la questione, perfettamente colta dal primo Giudice, ruota intorno al concetto di esigibilità. La sentenza impugnata individua lucidamente il “fuoco” della vicenda controversa laddove si legge: “La questione sottoposta all’attenzione del Collegio richiede l’individuazione esatta di quali fossero i comportamenti esigibili dalla Lecco Calcio entro la scadenza dei termini del 15 giugno e del 20 giugno individuati dal Manuale delle Licenze”. E il concetto di inesigibilità di altro comportamento è ben noto in diritto e qui del tutto correttamente utilizzato», al contrario di quanto sostenuto dal Perugia. Si legge ancora che «secondo l’ordinamento giuridico statale, un termine perentorio non è un termine inderogabile in senso assoluto, essendo ammessa la rimessione in termini e/o la proroga del termine che dir si voglia, a fronte di situazioni eccezionali che rendono oggettivamente impossibile l’osservanza del termine, si tratta di un principio generale che non può non permeare e conformare anche l’ordinamento sportivo, connotato da “autonomia relativa” rispetto all’ordinamento statale. In punto di fatto, la società Calcio Lecco 1912 s.r.l., vincitrice delle partite di play off, solo in data 18.6.2023 ha conseguito il titolo sportivo che la ha resa eligibile per la partecipazione al campionato di serie B; risulta che solo dopo il conseguimento del predetto titolo la società Calcio Lecco è stata abilitata ad accedere al portale della FIGC nell’area dedicata al campionato di serie B per completare gli adempimenti necessari; – in virtù di tali circostanze, la società Calcio Lecco si è trovata nella impossibilità giuridica, indipendente dalla sua volontà, di rispettare il termine».

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