«Se sono più deluso o arrabbiato? Arrabbiato, decisamente arrabbiato». Andrea Camplone non l’ha proprio mandata giù la sconfitta rimediata a Grosseto. Non è riuscito a digerire quella, e non è riuscito a elaborare «il modo, i motivi per cui abbiamo perso questa partita».
I motivi della sconfitta Il tecnico ci va giù pesante, a fine gara. «Siamo stati presuntuosi – dice -. Ed è giusto che abbia il Grosseto: in settimana, sì, abbiamo lavorato bene, ma sul campo, oggi, siamo stati leziosi, superficiali». «Ed è una cosa che non accetto», aggiunge. «Sono stato calciatore anche io, so come funzionano certe cose. Un calciatore deve sempre guadagnarsi la pagnotta: l’avversario è un nemico, bisogna fare di tutto per portare a casa il risultato. E oggi – insiste -, tutto questo semplicemente non è stato fatto».
«Meno architetti, più manovali» Il Grosseto ha vinto ed è giusto così, ribadisce a più riprese Camplone. «Perché loro hanno corso, si sono aiutati a vicenda. Se non ci svegliamo, se non cambiamo testa non andiamo da nessuna parte». Il succo del ragionamento, il tecnico lo espone in metafora: «Voglio una squadra di manovali, gente che costruisce e che fa cose importanti. Architetti e ingegneri non servono a niente, anzi, non si va da nessuna parte quando sono troppi».
Un nuovo inizio, martedì Di questo e altro, tecnico e squadra hanno già discusso negli spogliatoi dello «Zecchini». E lo faranno di nuovo, alla ripresa degli allenamenti. «Dobbiamo cambiare testa – ripete Camplone – e dobbiamo farlo in fretta. Oggi abbiamo corso poco, solo in avanti, indietro mai. La squadra deve restare sempre unita». Quindi? «Quindi si cambia, da martedì (appunto, alla ripresa, ndr) si ricomincia tutto da capo. Mentalità e atteggiamento vanno cambiati, oggi abbiamo fatto il compitino».
Cronistoria del 2-0 «Come è maturata la sconfitta?», gli chiedono. Camplone risponde: «Fino al primo gol, il classico “della domenica”, giochicchiavamo. Abbiamo sbagliato un rigore – ricorda -. Ci muovevamo discretamente. Poi, però, la prima rete, che non puoi prendere, perché a venticinque metri devi aggredirlo il portatore di palla, non lasciargli campo libero, ci ha dato una “mazzatina”. Il gol del 2-0? È arrivato da un contropiede che dovevamo aspettarci, sapevamo che il Grosseto avrebbe fatto il suo gioco». Il resto è storia: «Torniamo a mani vuote per colpa nostra».
La soddisfazione di Cuoghi «Quando si vince si è sempre contenti», esordisce l’allenatore del Grosseto, Stefano Cuoghi, a fine gara. «Nei primi venti minuti la mia squadra ha sofferto parecchio, è stata troppo timorosa. Soffrire contro il Perugia ci sta, certo, è un club fortissimo che si giocherà posizioni di classifica importanti. Ma in quel modo non andava bene… Il rigore parato ci ha dato fiducia e dopo il gol di Onescu (il primo, ndr) abbiamo alzato il baricentro di qualche metro». Il segreto di Cuoghi è tutto qui. Un po’ nella sorte – lo dice lui stesso – un po’ nella ferma convinzione dei propri mezzi e nel «giocare sempre a ritmi elevati. Se addosso al Perugia non metti la giusta pressione può farti male, molto. Se alzi i ritmi, invece…».