©Fabrizio Troccoli

Sulla vicenda raccontata da questo giornale che ha riportato il racconto di una madre che denuncia il rischio corso dal figlio per una infezione inguinale, la Usl 2 afferma che la ricostruzione non corrisponde al vero: «E’ stato accertato e documentato – scrive – che il
paziente a seguito di depilazione dell’inguine presentava un ascesso inguinale per cui veniva valutato dal medico del Pronto soccorso di Spoleto, sottoposto ad esame ecografico, che ne certificava la natura ascessuale, ed a conseguente adeguata terapia antibiotica con l’avvertenza di ritornare il giorno successivo per un ulteriore controllo al fine di verificare l’evoluzione del quadro clinico».

«Il giorno successivo – continua la Usl – si procedeva ad una ulteriore valutazione ecografica che certificava la stazionarietà del quadro ascessuale e si richiedeva, a completamento dell’iter diagnostico-terapeutico, una consulenza urologica previo contatto telefonico ed esposizione della situazione allo specialista l’urologo di Foligno indicando al paziente dove avrebbe dovuto recarsi».

La mamma del ragazzo ha raccontato dell’indisponibilità di ambulanze mentre la Usl afferma: «Si proponeva anche il trasferimento con ambulanza che veniva rifiutato dal paziente e dalla madre dello stesso la quale si proponeva di accompagnare il figlio direttamente in ospedale dove anziché presentarsi nell’ambulatorio urologico accedeva nuovamente al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Foligno dove i medici, non avendo informazione del paziente, hanno proceduto con il normale iter di Triage congruo alla
non urgenza del caso (Codice Verde al Triage)».

«La successiva valutazione urologica – scrive la USl – confermava quanto già definito presso il pronto soccorso di Spoleto e si riteneva opportuno trattenere il paziente per il proseguimento della cura. Si precisa che non era in atto né esisteva il pericolo di un quadro setticemico (temperatura corporea 36.8°C) ed inoltre era, come già detto, in atto idonea terapia antibiotica».

La nota della Usl continua accusando questo giornale: «Tale Iter è documentato da atti ufficiali dell’ospedale di Spoleto facilmente verificabili se solo si fosse avuta la correttezza, normalmente richiesta a chi fa informazione, di procedere ad una verifica dell’accaduto. Tutto ciò detto si ritiene che tale modalità di produrre informazioni con toni apocalittici ed
allarmistici vada a danno dell’immagine e della serietà dell’attività svolta dal personale del presidio ospedaliero di Spoleto e di tutta l’Azienda Asl 2 per cui si valuteranno tutti gli atti necessari a tutela dell’immagine della stessa».

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