Al centro Caine e Morbidini (foto F.Troccoli)

di Daniele Bovi

Uno degli eventi musicali di questa edizione di Umbria jazz sarà la riapertura al pubblico, venerdì a mezzanotte, di San Francesco al prato dopo il terremoto del 1997; un luogo molto caro al festival, dove Gil Evans tenne una serie di concerti leggendari nel 1987 con la sua orchestra. Qui venerdì sera Uri Caine sarà protagonista con il suo trio formato da Mark Helias al contrabbasso e Clarence Penn alla batteria; insieme a loro i fiati dell’Umbria Jazz Orchestra e gli archi dell’Orchestra da camera di Perugia. A Caine il festival ha commissionato un progetto, «Seven dreams», al quale il pianista e compositore di Filadelfia sta lavorando da alcuni mesi. Il musicista ha parlato di tutto questo giovedì a Jazz4Breakfast, l’appuntamento di Umbria24 in diretta tutte le mattine dall’hotel La Rosetta. Con lui il sassofonista dell’UJ Orchestra Manuele Morbidini e il giornalista del Messaggero Umbria Fabio Nucci.

VIDEO: LA PUNTATA 

Cerchio che si chiude Caine ha già suonato a San Francesco in passato («si chiude un cerchio, è una cosa simbolica») e ha spiegato che «lavorare insieme a Manuele e all’Orchestra è stato un piacere. Che musica ascolteremo? Ci saranno due realtà che dialogheranno dato che ho pensato pezzi per coloro che devono seguire uno spartito e altri per chi improvvisa». Il lavoro è partito a gennaio a New York e poi «è andato avanti sempre più velocemente mano a mano che la deadline si avvicinava. Poi abbiamo iniziato a scambiare idee e ieri siamo arrivati qui: abbiamo fatto una prima prova che è andata molto bene, ci siamo subito trovati e non c’è stato bisogno di imporre nulla». E a proposito del rapporto tra improvvisazione e musica scritta, il pianista ha osservato che «si tratta di far incontrare due culture, due approcci; è un processo che non deve essere forzato, altrimenti è innaturale. Come nella vita normale quando si cerca la propria strada, bisogna trovare quella più naturale possibile».

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Esperienza intensa La prima volta di Caine al festival risale ormai a quasi 30 anni fa «ed è sempre bellissimo venire qui. Il rapporto tra la bellezza dei luoghi, un luogo storico come San Francesco e la mia musica? Una qualcosa di bellissimo. Un musicista deve essere pronto a suonare in tutte le situazioni, dalla piccola sala piena di gente al grande luogo». «Per noi – ha aggiunto Morbidini – è estremamente stimolante avere a che fare con lui, io sono cresciuto ascoltando la sua musica e questa sarà una esperienza intensa; il lavoro è andato avanti in modo piuttosto naturale. Una delle qualità che Uri ha sempre avuto è questa estrema intelligenza nell’usare le risorse a disposizione e un’intelligenza musicale nel trovare strade. È stato splendido e molto divertente».

Musica e politica Nel corso della puntata Caine ha osservato che jazz «è soltanto una parola» e che la musica «è una metafora della vita sociale», ed è politica «nel senso che rappresenta molte cose per molte persone». Il pianista ha parlato in particolare dell’America di Trump: «Nel New Jersey da ragazzo ho lavorato in uno dei suoi casinò come musicista, ma non sono mai stato pagato. È una vergogna che sia lui il presidente degli Stati Uniti, una vergogna per persone come i miei genitori che hanno combattuto per certi valori».

Twitter @DanieleBovi

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