La presentazione

di Dan.Bo.

Umbria Jazz, Bologna Jazz, Jazz in Sardegna, Jazz Network, Pomigliano Jazz, Saint Louis College of Music, Veneto Jazz, Visioninmusica. Sono queste le otto realtà che hanno dato vita alla Jip, la Jazz italian platform presentata mercoledì mattina alla libreria Feltrinelli di Perugia. La nuova associazione nasce da una scissione avvenuta da I-jazz, che raccoglie alcuni dei più conosciuti e seguiti festival jazz italiani. A parlare della neonata realtà il trombettista Paolo Fresu, presidente della «Federazione nazionale Il Jazz Italiano», il direttore artistico di UJ Carlo Pagnotta, Simone Fittuccia (presidente Federalberghi Perugia), Valerio Toniolo (amministratore delegato dell’Auditorium della Conciliazione di Roma), il giornalista Marco Molendini e Onofrio Piccolo di Pomigliano jazz, rispettivamente presidente e vicepresidente della Jip.

Il progetto «Chiediamo scusa ai madrelingua inglese – ha esordito Molendini – perché sarebbe stato più corretto “italian jazz platform”, ma l’acronimo Jip ci piaceva per dare l’idea di qualcosa che supera gli ostacoli». L’obiettivo dell’associazione è quello di «presentare progetti alle istituzioni e – ha assicurato il giornalista – ci sono già cose in cantiere anche se ancora non possiamo parlarne. Vogliamo fare iniziative dal punto di vista dell’educazione e della promozione del territorio». Jip vuole anche essere «un interlocutore per festival, musicisti, agenzie, case discografiche e istituzioni – è stato detto – per la produzione di nuove opere, per la creazione, realizzazione e diffusione di progetti ad ampio respiro destinati a sostenere la memoria presente e futura, in generale piuttosto trascurata».

Scissione Il fronte su cui impegnarsi è vasto e va dalla valorizzazione dell’impresa culturale al rapporto con aziende e territori fino ai progetti educativi. Fresu dopo aver ricordato la nascita della Federazione, avvenuta nel 2018, ha spiegato che anche Jip ha richiesto di entrare: «La Jip è nata con scissione da I-jazz per una diversità di vedute che hanno poi trovato confluenza in questa nuova realtà; c’è stato un momento di attrito con I-jazz perché parliamo di realtà similari, ma una federazione senza una realtà come questa non ha senso perché la Federazione è nata per mettere insieme il jazz italiano; ci vuole tempo ma ce la faremo».

Territori e musica E se per Molendini «avere atteggiamenti legati a regolamenti e statuti è un errore», per il direttore artistico di UJ «l’altra associazione può avere le sue idee ed essere contro, ma al nostro ingresso hanno detto no anche l’associazione dei fotografi e dei musicisti; questo non è molto bello, significa – scherza – che il prossimo anno non ci saranno fotografi a Uj e che i musicisti che non facciamo suonare non amano il festival». Fittuccia si è invece concentrato sul valore di Umbria jazz in termini di aiuto al territorio mentre per Toniolo «questi festival rappresentano una spinta per il territorio in maniera innovativa. Altri generi musicali non riescono ad avvicinare un pubblico forte e variegato come fa il jazz, e UJ è stato il primo festival a legare questa musica a un territorio».

Twitter @DanieleBovi

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