Carlo Emanuele Trappolino

di Marco Torricelli

Il tipo non è incline alla polemica e, allora, la si prende larga. O, meglio, stretta. Nel senso che al segretario provinciale ternano del Pd, Carlo Emanuele Trappolino, si propone uno scambio di battute sulle prossime elezioni per un consiglio provinciale – si vota il 12 ottobre – che dovrà traghettare l’ente verso la sua nuova figura e collocazione. Ma la speranza, non delusa, è che si possa anche parlare di altro.

Il consiglio La premessa è che la riforma comporterà notevoli cambiamenti e che il meccanismo elettorale – il Comune di Terni, da solo conterà per il 45%, che salirà all’80% insieme a quelli di Orvieto, Narni e Amelia, lasciando il resto ai ‘piccoli’ – imporrà di ripensare al complesso dei rapporti esistenti proprio dalle realtà locali: «E la cosa potrebbe rivelarsi molto importante ed interessante – dice Trappolino – perché di fatto metterà i Comuni di fronte alla necessità di pensare, concretamente, a fenomeni di aggregazione che, a quel punto, saranno indispensabili».

La ‘nuova’ Provincia Con la possibilità, in un futuro più o meno prossimo, che quella ‘area vasta’ verso la quale si tende diventi davvero più vasta dei confini attuali della Provincia: «Ma i confini – dice il segretario provinciale del Pd – mica sono muri di cemento armato. Le persone li attraversano già oggi – più volte al giorno – magari per lavoro, per studio, per servizi sanitari e magari chiederanno, giustamente, di ridisegnarli, questi confini, sulla base di esigenze pratiche. La politica deve essere attenta anche a cogliere questi segnali».

La governance Importante, a questo proposito, «è che la guida del nuovo ente sia affidata ad una persona che sia, oltre che il rappresentante di una municipalità importante, autorevole ed in grado di garantire quell’equilibrio di gestione che, sola, lo metterà nelle condizioni di assolvere il delicato ruolo di passaggio verso la nuova realtà territoriale che dovrà nascere».

I nomi Inevitabile, in questo contesto che – il sindaco di Terni, Di Girolamo, ha già altre grane da risolvere; quello di Orvieto, Germani, è stato appena eletto e il mandato di quello di Amelia, Maraga, scadrà nella primavera del 2016 – l’identikit del possibile futuro presidente si sovrapponga quasi perfettamente alla foto di Francesco De Rebotti, sindaco di Narni. Ma il segretario provinciale del Pd non ci casca: «Questa, sinceramente e ne sono proprio felice, non è una scelta che compete a me. Io mi auguro solo che il prescelto abbia le caratteristiche giuste».

Le ‘regionali’ Alla fine, però, si riesce a parlare anche delle prossime elezioni regionali: «Si sta ragionando, mi pare seriamente – dice Trappolino – sul profilo che dovrà avere il nuovo consiglio e credo che si vorrà davvero rispettare il ruolo che i vari territori devono recitare nel contesto umbro, tenendo anche presente che la legge elettorale deve servire a rafforzare il rapporto elettore-eletto e garantire governabilità alla prossima giunta regionale. Le leggi elettorali non ‘fanno’ le classi dirigenti, ma le possono distruggere».

I territori Tema interessante, soprattutto perché permette di prendere di petto ‘il’ tema – proprio quello dei territori e della rappresentanza – sul quale si discute e molto: «Intanto mi sembra importante sottolineare che il confronto si sta sviluppando in maniera articolata sui contenuti – dice il segretario del Pd provinciale ternano – e di questi non può non far parte quello relativo al rischio di un ritorno di centralismo ed un atteggiamento di eccessiva chiusura che, a mio parere, non sarebbe un bene».

I collegi Da qui a portare il discorso sui collegi – o sul collegio unico – è facile: «Devo dire che mi sembra scontato pensare che il governo regionale, chiamato a rispondere a sfide inedite che attraversano un’area territoriale eterogena, città e zone vocate – spiega Trappolino – non può affrontare questa nuova fase sulla base di soluzioni superficiali e solo apparentemente innovative. L’ipotesi del collegio unico sinceramente non riesce a convincermi. Per costruire un’Umbria davvero plurale ci vuole altro: il regionalismo è la via per allargare la democrazia e rafforzare la programmazione come metodo di governo. Serve una riflessione sull’attuale esperienza regionalista, che, nonostante le difficoltà economica, si sottragga a qualsiasi tentazione di dirigismo. Sussidiaretà, partecipazione, crescita del protagonismo del sistema delle autonomie locali anche questo rinnovato nella capacità di coesione. Un nuovo regionalismo che non abbia il timore di dover mettere in discussione confini e assetti guardano realmente a quello che sono già di fatto le opportunità dell’Italia Mediana. Tenendo presente, inoltre, che con una legge che prevedesse il collegio unico si andrebbe nella direzione opposta a quelle che sono le linee che il Partito democratico si è dato nel resto del Paese e che, ma questa mi pare una cosa di buon senso, l’eccesso di semplificazione non è mai una cosa positiva, ancora meno quando si tratta della rappresentanza».

Terni e il suo ruolo Da molte parti si teme una eccessiva marginalizzazione del ternano: «Questo rischio – replica di getto Trappolino – mi sembra che davvero non esista. E sono anzi certo che ridurre a questo il dibattito dimostrerebbe solo la miopia – o la voglia di polemica fine a sé stessa – di chi volesse farlo. Il ruolo e l’importanza di quella che, per rifarci alla prima parte della nostra chiacchierata, è la ‘provincia’ ternana nel contesto regionale, sono chiari a tutti e sono certo che sarà questo il punto dal quale partire. Per costruire una regione più unita e solidale».

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