Di scena lo scontro tra Comune di Terni e Usl Umbria 2 a una nuova puntata della Conferenza dei servizi dedicata al progetto scorie Arvedi-Ast, targato Tapojarvi. L’assessore all’Ambiente Mascia Aniello, ancora una volta affidando il suo pensiero ai social, ha attaccato duramente l’azienda sanitaria locale per l’assenza alla riunione di martedì.
Scorie acciaieria Di contro, sempre a detta della stessa Aniello, l’ente di Palazzo Spada avrebbe proposto una serie di istanze per quel che attiene la salute dei lavoratori e quella pubblica in relazione alle polveri prodotte in fase di trattamento degli scarti siderurgici. «Abbiamo messo a verbale – riferisce – molte puntuali richieste che accompagneremo con una lettera ufficiale. Ne daremo notizia a breve».
Terni E intanto non risparmia aspre critiche alla direzione di via Bramante: «Gravissimo che Usl 2 non si sia presentata alla seconda conferenza dei servizi per l’aggiornamento dell’Aia, richiesta da Tapojarvi Italia, per la nuova ipotesi di trattamento scorie; né si è preoccupata di mandare alcun parere scritto o prescrizioni utili ai fini dell’istruttoria. Tanto più dopo aver ignorato la richiesta scritta del sindaco sul tema».
Progetto scorie Il nuovo sistema di recupero, oggetto della Conferenza dei servizi in corso – ha avuto modo di spiegare l’assessore – prevede modifiche di tipo gestionale e operativo del trattamento della scoria, con trasporti di materiale, nelle diverse fasi di processo, in aree distinte dello stabilimento nonché conferimenti all’esterno, e in particolare presso la discarica sociale di vocabolo Valle del materiale non recuperabile. «Ben noto – ha detto – è che alcune aree cittadine, a partire dal quartiere Prisciano, continuano a mostrare valori elevati di polverosità e presenza significativa di metalli pesanti nelle deposizioni e nella stessa frazione fine delle polveri; inoltre, gli Studi Sentieri e altre analisi di rango accademico parlano chiaramente in ordine al rischio da esposizione siderurgica».
Aniello contro Usl «Chi, se non le Istituzioni, quella competente per la sanità pubblica territoriale in primis, dovrebbe esprimersi con forza, in difesa della salute dei lavoratori e dei residenti? Chi dovrebbe preoccuparsi di verificare la salubrità degli ambienti di lavoro, sia nell’attuale fase di transizione che prevede il trattamento delle scorie all’aperto, sia nel momento in cui entrerà a regime l’ipotetico processo di recupero di quelle bianche in un capannone al chiuso?»