Duca, Marini e Tomassoni a Terni

di Fabio Toni

«Il cuore della riforma non è nel numero o nelle sedi delle Asl. Sono aspetti che stanno a cuore più a qualche politico che ai cittadini, interessati soprattutto alla qualità dei servizi». Lo dice la presidente della Regione, Catiuscia Marini a Terni, nel primo degli incontri itineranti per illustrare la riforma regionale della sanità. I rappresentanti della regione hanno snocciolato numeri e argomenti a sostegno della proposta di riforma della sanità che verrà definita compiutamente entro la fine luglio, prima di passare al vaglio del consiglio regionale. Organo da cui Catiuscia Marini si attende «una prova di responsabilità».

Questioni di campanile «La riduzione da quattro a due aziende sanitarie – spiega Marini – serve per favorire l’integrazione e la semplificazione. La Giunta ha deciso di puntare su due Asl omogenee per complessità e popolazione. Il dibattito va bene, ma non può essere estenuante. La discussione sulla sede legale non riguarda solo Terni e Foligno, ma anche le Asl di Perugia e Gubbio-Città di Castello». Catiuscia Marini suda le proverbiali sette camicie, non solo per ragioni climatiche, nel tentativo di spostare il cuore della discussione su un altro piano. «Questioni di campanile – così le etichetta la governatrice – ma noi lavoriamo a un modello unitario».

Spending review Di fatto il confronto e le prese di posizione su punti nascita, Asl sui 15 ospedali della regioni e il loro ruolo attuale, continuano ad infiammare la politica regionale. Prima di questa partita, però, viene quella più rilevante sugli effetti della spending review.

Integrazione Ad aprire la discussione nella sala convegni dell’ospedale di Terni era stato l’assessore regionale Franco Tomassoni. Dopo di lui, il direttore della sanità regionale Emilio Duca, che ha affrontato punto per punto tutti i propositi della riforma. La parola d’ordine è «integrazione». Tagli, accorpamenti e sinergie che non dovranno scalfire la qualità attuale dei servizi. Punti vaccinazione, screening, guardia medica, centri di salute, cure intermedie. Il grosso delle razionalizzazioni riguarderà comunque gli ospedali. «Se non vogliamo chiuderli e farci imporre le decisioni da Roma – ha spiegato Duca – dobbiamo fare sistema».

I punti salienti Quindi regione divisa in quattro poli di gestione delle emergenze, alte specialità che vengono calibrate su base regionale anche per attrarre più pazienti da fuori, chirurgie generali messe in rete fra loro. Poi i punti nascita: «in Umbria ci sono sei strutture che contano meno di 500 nascite l’anno. Ridurre di due terzi gli undici punti nascita dislocati sul territorio è il ‘minimo della pena’». La scure cadrà dopo la valutazione di alcuni parametri come il volume storico dell’attività, i flussi di utenza, la localizzazione geografica e i requisiti strutturali e organizzativi.

L’ottica locale Dopo il direttore Duca hanno parlato diversi rappresentanti del mondo politico e sociale della territorio. Come il presidente della provincia di Terni Feliciano Polli, il sindaco di Narni Francesco De Rebotti, quello di Castel Viscardo Massimo Tiracorrendo, il dottor Giampaolo Fatale, il presidente Unmil Gianfranco Colasanti e Umberto Ricci di Federconsumatori. Dai politici è venuto un sostanziale apprezzamento per l’orientamento messo in campo dalla giunta di palazzo Donini. Ciascuno ha poi avanzato proposte e mosso appunti. Dubbi a cui la Marini ha replicato senza troppi giri di parole e ricordando come «la questione regionale non può prescindere da quella, più importante, che verrà definita a Roma nelle prossime ore».

Ospedale di Narni-Amelia «Sulla spesa per la sanità – ha detto la governatrice dell’Umbria – dobbiamo distinguere il fondo sanitario per i servizi dal piano per gli investimenti e le tecnologie. Quest’ultimo è stato bloccato dal governo nel 2008 e solo con l’ok del ministero, siamo riusciti ad anticipare le risorse per il nuovo ospedale di Narni e Amelia». Che si farà. «La struttura rientrerà nell’opera generale di integrazione e si avvarrà, per la parte destinata alla riabilitazione, di un project financing decisamente innovativo».

No a un nuovo nosocomio Catiuscia Marini ha poi bocciato senza appello la proposta di un ospedale nuovo a Terni («in questo momento sarebbe da pazzi»), difendendo a tutto campo gli investimenti fatti sul nosocomio ternano: «dal 2011 ad oggi, abbiamo investito 7 milioni di euro attraverso un apposito mutuo. Nei prossimi anni arriveranno altre risorse. Il conto delle risorse pro-capite ci dice che nella sanità ternana vengono investite più risorse che altrove. Per questo è opportuno attuare anche un risparmio concreto sull’acquisto di beni e servizi e sulla logistica».

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