di Daniele Bovi
Chi va e chi resta? Oltre al candidato presidente è questo l’altro grande tema politico che ha occupato le ultime ore all’interno del Partito democratico umbro. Con la scissione a freddo renziana, peraltro la più annunciata della storia, se ne vanno due parlamentari su quattro, cioè i senatori Nadia Ginetti e Leonardo Grimani. Dalla lista degli uscenti va invece depennato il nome più pesante, cioè quello della neo viceministro Anna Ascani, renziana di ferro. A più d’uno, martedì, era parso ‘sospetto’ il silenzio della 31enne tifernate, rotto solo a ora di cena con un lungo post su Facebook con il quale Ascani, che parla di «decisione sofferta», spiega che lei vuole rimanere tra i dem: «Io – scrive – oggi non me la sento di lasciare la mia storia alle spalle, così. Non me la sento di lasciare questo partito che mi ha dato moltissimo in tanti anni». «Ha deciso Anna» ha commentato Renzi, ospite di Porta a Porta. Un no pesante da parte di chi, con Roberto Giachetti, all’ultimo congresso aveva rappresentato l’ala dura e pura del renzismo. Quanto agli altri due, la fuoriuscita provoca danni anche alle casse del partito, private dei versamenti che gli onorevoli, così come gli altri eletti nelle istituzioni, fanno al Pd ogni mese (anche se arretrati non mancano): in soldoni, l’addio di Ginetti e Grimani vale oltre 11 mila euro all’anno.
Le decisioni E gli altri? Sulla decisione pesano, e non poco, le regionali del 27 ottobre. Nella notte tra lunedì e martedì in molti spiegavano che i renziani avrebbero dato vita a una lista autonoma, anche se ancorata al candidato del centrosinistra: ipotesi svanita all’alba con le interviste rilasciate da Renzi, il quale ha spiegato che «Italia viva» (il cui cui simbolo sarà presentato alla Leopolda di ottobre) debutterà solo alle prossime politiche; insomma, serve tempo per trovare voti e non bisogna costruire avventure improvvisate. In più, uscire ora dal partito significherebbe chiudersi la strada verso l’agognata candidatura o ricandidature in consiglio regionale.
Chi si smarca E così tra i primi a smarcarsi c’è un renziano della primissima ora come il consigliere regionale Marco Vinicio Guasticchi, che assicura vicinanza a Verini: «Appartengo e rimango nel Pd, quello del 2007 del Lingotto di Veltroni, più convinto che mai, senza rinnegare – scrive – passato, amicizia e stima per Matteo Renzi, con cui, fra i primi in Umbria, anche fra qualche scherno e indici puntati, ho condiviso un lungo percorso». Anche l’attuale inquilino di Palazzo Donini, Fabio Paparelli (che alle primarie ha sostenuto Zingaretti), non ha dubbi: «Matteo Renzi ha scelto di percorrere un’altra strada. È legittimo che ognuno segua la propria idea di Paese e con i mezzi che ritiene più idonei. Secondo me dividersi ora è un errore e me ne dispiace. Però il momento impone di guardare avanti. Di costruire e non abbattere. Di dare vita ad un nuovo progetto politico in particolare per l’Umbria».
Un posto in lista Quanto all’ex presidente Catiuscia Marini, c’è chi spiega che è già arrivato l’invito per la prossima Leopolda; lei, su Facebook, si limita a citare «Ecce bombo»: «Vengo, no non vengo. Oggi tutti morettiani». Un altro renziano della prima ora come il consigliere regionale uscente Giacomo Leonelli, sottolinea di essere a disposizione del partito. Altri che faranno? Per un posto in lista da settimane circola il nome del tuderte Andrea Vannini, legato a filo doppio ad Ascani, così come quello di Federica Lunghi. Da annoverare tra i più che probabili scissionisti i referenti dei comitati civici di «Ritorno al futuro», il progetto lanciato da Renzi mesi fa: al momento risultano 13 diverse realtà sparse nella regione.
I comitati I responsabili dei comitati sono Marco Fasolo (San Giustino), Letizia Guerri (Città di Castello), Maurizio D’Ovidio (Gubbio), Nicola Preiti (Perugia), Emanuela Mori (consigliera comunale a Perugia e compagna di Guasticchi), Lorenzo Pierotti (Corciano), Filippo Ferdinandi (Torgiano), Gabriella Neri (Marsciano), Vincenzo Laloni (che in queste ore si è dimesso da segretario dem di Nocera Umbra), Renzo Bizzaglia (Giano), Marco Buccioli (Montefalco) e, a Terni, Leonardo Scimmi ed Emanuela Guanciale. Al di là delle uscite in queste ore però, i veri effetti dell’annunciato big bang renziano si potranno valutare solo nel corso delle settimane e dei mesi.