Al centro Stufara e il nuovo Ufficio di presidenza, sullo sfondo il centrodestra sull'Aventino (foto F.Troccoli)

di Daniele Bovi

Il loden montiano, il cappotto simbolo di larghe intese e governi tecnici, va in naftalina. Alla fine di una maratona consiliare durata otto ore la rielezione dell’ufficio di presidenza, quella che in teoria doveva essere la notizia principale, diventa quella secondaria . Mercoledì i fatti veri da sottolineare sono invece la tensione nella maggioranza di centrosinistra, in particolare tra Pd e Idv, e la convinzione espressa in modo chiaro dal segretario del Pd Lamberto Bottini e dalla presidente Catiuscia Marini, che spazio per «inciuci» e «consociativismo opaco» non c’è. Il centrosinistra e il suo partito architrave, il Pd, raccolgono la sfida lanciata dall’opposizione «di un dibattito ampio e serio – ha detto – Bottini – sul futuro dell’Umbria, ma non c’è spazio per inciuci». La presidente, nel corso del dibattito occupato dal caso Goracci, rivendica «autonomia» e spiega con chiarezza di «contare sulla maggioranza uscita dalle urne e su quella più ampia che potrebbe confrontarsi su alcuni temi, ma vanno scelti luoghi e tempi in trasparenza». Anche perché «non tutte le idee di riforma vanno nella stessa direzione».

IL DIBATTITO: TUTTA LA GIORNATA IN DIRETTA

Ore tese La giornata, una delle più lunghe dei due anni di legislatura, è stata segnata anche dall’Aventino del centrodestra all’interno del quale i rapporti di forza, specialmente in seno al Pdl, sembrano essere mutati. Nel corso del dibattito mattutino Paolo Brutti, Idv, «sfida» il Pdl a non votare per il rinnovo dell’ufficio di presidenza così come faranno i dipietristi: «Li abbiamo stanati perché erano già pronti all’accordo sottobanco» diranno poi. Stanato o no, il Pdl inizia a riflettere sull’ipotesi di Aventino. Riflessione che porterà poi allo sposare le tesi più barricadere della coppia Modena-Mantovani, mentre le posizioni di Lignani e Monni, appena usciti vincenti dal congresso provinciale, parevano essere più accomodanti.

VIDEOINTERVISTA, PARLA BREGA: SE RINVIATO A GIUDIZIO MI DIMETTERO’

Il centrodestra ha scelto di non partecipare al voto (foto F.Troccoli)

L’Aventino Il Pdl sceglie così di non partecipare al voto e, inoltre, spiega che abbandonerà tutte le presidenze e vicepresidenze di commissione. Una mossa che mette a rischio l’agibilità del consiglio: se non si rinnova l’ufficio di presidenza, si fermano tutti i lavori nelle settimane in cui bisogna approvare due atti fondamentali come il Dap e il bilancio. E’ l’ora di pranzo e il centrosinistra, Idv escluso che sceglie «con coerenza» di non partecipare alla querelle sul rinnovamento dell’Ufficio, si chiude in conclave: come gestire, è la domanda, l’Aventino del Pdl? Due le strade: il rinvio cedendo a quello che viene visto come «un ricatto» oppure un ufficio «monocolore». La via che viene scelta è la seconda, mentre il Pd è fortemente irritato con l’Idv e nella maggioranza serpeggia, forte, la paura che un rinvio possa mettere in seria discussione la tenuta politica della coalizione.

VIDEO – IL VOTO, LE TENSIONI E L’AVENTINO DEL CENTRODESTRA: LA SINTESI DELLA GIORNATA

E’ pomeriggio, si vota Si arriva così al pomeriggio, il Pdl si ritira più o meno ordinatamente sugli spalti del consiglio mentre prima, dentro il centrosinistra, si procede all’accordo sui nomi del nuovo ufficio di presidenza «monocolore» che, a memoria, nessuno in 40 anni ricorda. Il centrosinistra pone i problemi del «decoro» e «dell’agibilità» delle istituzioni accusando il centrodestra di voler fare ostruzionismo bloccando in modo strumentale i lavori del consiglio. «L’atteggiamento della minoranza è grave – dice Locchi prima della votazione – non tanto nei confronti nostri quanto verso l’istituzione». Si prova in tutti i modi a far scendere dall’Aventino il centrodestra: «Il nostro segretario – spiega sempre Locchi – non è passato come un rullo sopra le questioni che avete posto ma ha disegnato un percorso. Non siete di fronte ad una maggioranza sorda e cieca». Niente da fare, dentro i vicepresidenti Stufara e Carpinelli così come i segretari Galanello e Bottini, il segretario del Pd visto come elemento di garanzia politica dell’ufficio. «Nessuno però ha voglia di asserragliarsi» assicura un consigliere. Ergo, l’ufficio rimane aperto ad un «ripensamento» del centrodestra che, Lega Nord, Udc e Fare Italia compresi, guarda dagli spalti e rumoreggia.

FOTOGALLERY: LA SOLITUDINE DI BREGA E LA BAGARRE IN AULA

Marini nel corso del suo intervento e, sopra, un «solitario» Eros Brega (foto F.Troccoli)

La tensione Sottotraccia rimangono le tensioni nella maggioranza specialmente tra Pd e Idv, con i secondi che tengono il punto e parlano, in una nota diffusa dopo il consiglio regionale, di «rigore e coerenza» nelle scelte. In aula, prima del voto, Bottini aveva parlato chiaro: «All’Idv – ha detto – voglio dire che non vanno esasperate le tensioni onde evitare atti politici che non auspichiamo». Messaggio chiaro. Dottorini e Brutti, dopo aver annunciato in mattinata che non avrebbero partecipato al voto, non si spingono fino ad uscire dall’aula bensì, pur presenti, si astengono dalle votazioni. Dopo le sei di sera, chiusa la giornata, la presidente Marini si siede e detta una nota in cui ringrazia «tutti i consiglieri regionali del centrosinistra per il senso di responsabilità e lo spirito istituzionale mostrato». Parole che sanno di medicamenti su una ferita e che non cancellano la tensione. La discussione sul Dap invece viene rinviata a venerdì su richiesta del Pdl, accolta dal capogruppo pd Locchi.