di D.B.
Walter Verini da una parte, Enrico Morando e Giorgio Tonini dall’altra. Giovedì pomeriggio alla libreria Feltrinelli di Perugia è apparsa, nella sua plasticità, la divisione dei veltroniani, una parte dei quali (come Verini e Mauro Agostini) ha scelto di appoggiare, alle primarie del 25 novembre, il segretario pd Pierluigi Bersani. Un’altra, come nei casi di Morando e Tonini (autori del libro «L’Italia dei democratici – Idee per un manifesto riformista», presentato alla Feltrinelli), ha optato per Matteo Renzi il Rottamatore. In particolare sono 22 i parlamentari veltroniani che hanno scelto Bersani, più numerosi rispetto a quelli che hanno scelto Renzi come, ad esempio, Pietro Ichino e Stefano Ceccanti oltre a Tonini e Morando. «Intanto – ha spiegato Verini – ‘veltroniani’ è una semplificazione giornalistica e quello che sta accadendo è la dimostrazione che noi non siamo mai stati una corrente. Siamo libere personalità e ognuno fa le sue libere scelte in una cornice comune. Lo faccio io, come lo fanno Morando o Tonini». L’iniziativa alla Feltrinelli è stata organizzata da Giacomo Leonelli, renziano doc e presidente del consiglio provinciale di Perugia e ha visto la partecipazione del professor Alessandro Campi (docente di Storia del pensiero politico all’Università di Perugia), del giornalista de L’Espresso Marco Esposito e del professor Francesco Clementi.
Le riforme «Il Pd – hanno detto Morandi e Tonini – è oggi alla ricerca di una nuova identità nell’italia che cambia». I due autori, protagonisti della prim’ora dell’esperienza del Pd, propongono gli ingredienti di una possibile agenda per l’Italia. Un pacchetto di riforme «incisive e coraggiose», e discutono le «radicali innovazioni di cultura politica, di leadership e di assetto organizzativo per consentire al Pd di guidarne la realizzazione». Tre gli obiettivi cardine: «Abbattere il debito pubblico, ridurre la disuguaglianza, tornare a crescere. Solo se saprà dimostrarsi capace di cambiare, di riformarsi in profondità, il nostro Paese – dicono i due – potrà tornare a pesare in Europa».
L’addio Ma nella giornata politicamente segnata anche dalla presa di posizione della truppa dei veltroniani c’è un’altra presa di posizione, quella del professor Campi, in passato «ideologo» di Fli e direttore di FareFuturo, che scava un fosso assai profondo tra Campi e il presidente della Camera Gianfranco Fini, alle prese con i nuovi documenti pubblicati da L’Espresso sulla ormai famigerata casa di Montecarlo. «Gianfranco Fini – scrive nella sua bacheca Facebook Campi – si dimetta da presidente della Camera e rifletta sulla possibilità di uscire dalla scena politica non ricandidandosi: un suo passo indietro sarebbe apprezzato dagli italiani». «Sono convinto – prosegue – che Fini dovrebbe dimettersi (non avendolo fatto sinora) non per le conseguenze di questa vicenda, ora rilanciata con nuove e sembrerebbe inoppugnabili carte dall’Espresso (che non risulta essere una testata di propriet à di Berlusconi), ma per motivi più robustamente politici, che hanno a che vedere con il sostanziale fallimento del suo progetto politico-culturale e con l’incompatibilità di fatto esistente, in modo sempre pi palese, tra la carica istituzionale che riveste e la guida del partito che ha fondato».
Le dimissioni Ma non basta: secondo Campi «le dimissioni di Fini (che comunque, dovrebbe ricordarlo, a tale gesto si era impegnato nel caso fosse stato provato il coinvolgimento di suo cognato nella compravendita dell’immobile monegasco) a questo punto della legislatura potrebbero persino risultare inutili, e dannose rispetto ai gi fragili equilibri istituzionali esistenti nel Paese. E altra diventa la questione che pi da vicino oggi lo riguarda: se non debba ragionare anch’egli, come altri appartenenti alla sua stessa generazione politica, sull’eventualità di un suo ritiro dalle scene, ovvero sull’eventualità di non candidarsi ad uno scranno per la prossima legislatura. Molto ha fatto nella sua vita, molti prestigiosi e importanti incarichi ha rivestito, e molte occasioni ha avute (alcune cogliendole con opportunismo, altre sprecandole malamente)».
Triste declino «Perché – continua il professore -, nel punto pi basso della sua immagine pubblica, non avendo ormai dinnanzi a sé alcuna seria prospettiva politica (che non sia mettersi personalmente al rimorchio di Casini o di Montezemolo, o cercare di cavalcare strumentalmente Monti, o addirittura pensare di rifare un giorno pace con Berlusconi), non coglie l’occasione per annunciare un passo indietro che sarebbe sicuramente apprezzato dagli italiani e darebbe un senso compiuto ad una carriera che rischia altrimenti di trasformarsi (e dovrebbero bastare i sondaggi a convincerlo) in un declino sempre più triste e inesorabile?». Di seguito pubblichiamo invece il documento di sostegno dei veltroniani al segretario Bersani e le firme dei sostenitori.
Le prossime primarie possono e debbono rappresentare un’occasione per affermare il profilo che – dal Lingotto – era alla base della nascita del Pd. Un profilo coraggioso e innovatore, capace di sintetizzare, in un nuovo pensiero democratico, le culture riformiste del Paese. In gioco sarà la credibilità della proposta del Pd e del centrosinistra. Non solo per vincere le elezioni. Ma per andare al Governo. Non solo per andare al Governo, ma per governare. Governare per cambiare e riformare l’Italia, in una Europa più forte e unita. Nel senso dell’equità sociale, della crescita, del rigore, che sono state e sono le motivazioni alla base del sostegno del Pd al Governo Monti, che ha contribuito in maniera decisiva a ridare credibilità all’Italia nel mondo. E nel senso della battaglia per la legalità e per il rinnovamento reale della Politica, per una Politica che sia nei fatti davvero aperta alla società e sostenuta da una forte e coerente tensione ideale, etica e morale. Con queste posizioni abbiamo deciso di sostenere alle primarie la candidatura di Pierluigi Bersani, di cui abbiamo apprezzato i contenuti politici e programmatici della relazione alla recente Assemblea Nazionale del Pd e che ha il profilo adeguato per guidare l’impegno del Pd per il governo e il cambiamento dell’Italia.
Marilena ADAMO (Senatrice); Mauro AGOSTINI (Senatore); Stella BIANCHI (Segreteria Nazionale Pd); Cinzia CAPANO (Deputata); Renzo CARELLA (Deputato); Marco CAUSI (Deputato); Maria COSCIA (Deputata); Olga D’ANTONA (Deputata); Luigi DE SENA (Senatore) ; Andrea MARTELLA(Deputato); Donella MATTESINI (Deputata); Giovanna MELANDRI (Deputata); Marco MINNITI (Deputato); Roberto MORASSUT (Deputato); Achille PASSONI (Senatore); Vinicio PELUFFO (Deputato); Caterina PES (Deputata);Raffaele RANUCCI (Senatore); Giancarlo SANGALLI (Senatore); Lido SCARPETTI (Deputato); Jean Leonard TOUADI (Deputato); Walter VERINI (Deputato)