Juri Cerasini (foto F.Troccoli)

di Daniele Bovi

«Una scelta simbolica, per mettere in evidenza l’inaccessibilità politica, oltre che fisica, del dibattito all’interno del Partito democratico». L’assessore spoletino Juri Cerasini, civatiano, candidato insieme a Stefano Fancelli e Giacomo Leonelli alla segreteria regionale del partito, giovedì ha scelto di tenere la prima parte della conferenza stampa, convocata per presentare la sua candidatura, sotto la sede del partito in piazza della Repubblica. Sopra, causa mancanza di ascensore e attrezzature adatte, lui che è su una sedia a rotelle non ci può andare. «La mia candidatura – ha detto – ha l’ambizione di superare sia le barriere fisiche che quelle ‘metafisiche’». Poi, dentro la sala di un caffè del centro storico, Cerasini spiega che la sua avventura nasce dopo aver considerato «deprimente» il dibattito di questi giorni tra Leonelli e Fancelli: «Lo scontro – dice – non riguarda le idee sull’Umbria, visto che abbiamo assistito solo a tifo tra i sostenitori che si rinfacciano le diverse appartenenze».

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Rivoluzione tradita Cerasini dà poi una lettura negativa dell’accordo tra buona parte degli amministratori (in primis i Giovani turchi guidati da Catiuscia Marini e Wladimiro Boccali), renziani e bocciani, costruito per sostenere Leonelli: «Mi sembra – osserva – che parole come rivoluzione e rinnovamento siano già state tradite. La rivoluzione di Renzi s’è già fermata o forse non è mai iniziata. Stiamo assistendo ad un riposizionamento di persone e il rischio che queste possano essere manovrate c’è». Le idee su rifiuti, trasporti, riforma sanitaria («ancora da completare») saranno alcune di quelle intorno alle quali ruoterà la campagna elettorale di Cerasini». Di certo una parola che non userà sarà «cambiamento. Ormai – dice – è abusata. Diciamo che proporrò un nuovo modo di fare politica, basato anche sulla voglia di dar l’esempio attraverso i comportamenti».

Primarie Il Pd che ha in mente è un partito che deve tornare a essere «popolare», all’insegna anche di una «consultazione quasi permanente degli iscritti» sulle politiche da portare avanti, e in grado di «rimettere al centro i problemi dei cittadini». Un partito dove un ruolo centrale lo giocano le primarie, «purché non diventino un regolamento di conti. Questo partito ha bisogno di fare un bagno di umiltà, a livello nazionale e locale, e la sua classe politica ha necessità di legittimazione e di avvicinarsi alla gente». Da qui la richiesta che anche il partito spoletino proceda diritto verso le primarie. Giovedì infatti il sindaco uscente Daniele Benedetti ha annunciato ufficialmente la sua intenzione di ricandidarsi, ma non è chiaro se l’assemblea comunale punterà tutto su di lui o se si allestiranno i gazebo: «Mi sono confrontato con Benedetti più volte – spiega sul punto -, dicendogli che la strada da seguire è quella delle primarie. Sono stati cinque anni complessi, speriamo che il Pd non sia così miope da fare un atto di forza e che la candidatura sia vagliata attraverso consultazioni aperte».

Twitter @DanieleBovi

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