Zingaretti e Di Maio

di Daniele Bovi

La cosa certa è una: sabato 28 entro le 12 andranno depositate le liste. Gira velocemente l’orologio della politica umbra in vista delle regionali del 27 ottobre e quando mancano 10 giorni alla consegna dei nomi, da una parte va avanti il dialogo tra Pd e M5s mentre dall’altra la campagna elettorale di Donatella Tesei ha fatto i primi passi. Nella nuova ‘cosa’ in via di costruzione, ribattezzata «patto civico» da Luigi Di Maio, sono ore di confusione condite da voci sparse in certi casi in modo non del tutto disinteressato. L’esigenza principale del Movimento 5 stelle è quella di far ‘digerire’ a un pezzo di partito e a molti militanti l’accordo con i dem anche a livello locale; digestione che potrebbe essere favorita dal veder rotolare almeno una testa: ecco perché da più parti, dentro il M5s, si oppone un no secco ad Andrea Fora, dipinto come «il candidato del Pd» da gettare in pasto ai militanti.

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I tentativi Ed ecco perché sono ore in cui i pentastellati fanno diversi tentativi: sfumata l’ipotesi Brunello Cucinelli, con tanto di ‘pellegrinaggio’ di Di Maio a Solomeo, è circolata in queste ore quella del procuratore generale Fausto Cardella, il cui nome (che negli ultimi tempi è tornato ciclicamente in vista di ogni appuntamento elettorale) è apparso sull’edizione umbra de La Nazione. «Voglio essere estremamente franco – dice a Umbria24 – ho letto e domani (oggi, ndr) risponderò con una lettera, che non voglio svelare ora; posso soltanto dire che sono onoratissimo e lusingatissimo di questa eventualità». Insomma, più no che sì e così in queste ore il Movimento sta sondando anche altri rappresentanti, dopo Cucinelli, del mondo imprenditoriale ma il tempo stringe e di fatto la partita si gioca su un tavolo tutto romano, con il filo diretto Zingaretti-Di Maio e con il M5s che ha bisogno di altri giorni per costruire le condizioni che potrebbero portare a una convergenza su Fora, a meno che non salti fuori un Cucinelli 2, il cui profilo al momento pare difficilmente individuabile.

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L’esperimento È tenendo a mente ciò che vanno lette le frasi di Di Maio pronunciate martedì sera durante l’assemblea congiunta dei deputati e senatori pentastellati. Il ministro parla del «patto civico» come di un «un esperimento innovativo, ma non lo stiamo studiando per le altre Regioni. Vedremo come andrà. Di sicuro è un esperimento nuovo e una scommessa importante». Di Maio punta a un profilo totalmente civico ed entro la settimana vuole chiudere l’accordo. Per arginare il malcontento dunque Di Maio assicura che il meccanismo umbro non varrà automaticamente anche per altre Regioni ma è chiaro che la piccola Umbria ha assunto, suo malgrado, un peso politico notevole: con l’harakiri di Salvini, il leader leghista ha trasformato il Cuore verde nel primo banco di prova per il Conte bis; una partita che Pd e M5s, per questo motivo, non vogliono perdere e l’unico modo per tentare di vincerla, anche sulla scorta di quanto avvenuto a livello nazionale, è provare a stare insieme dando vita a qualcosa di nuovo.

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Pressing da sinistra Da sinistra, abbandonate anche dopo la sortita di Di Maio le velleità di un polo alternativo guidato da Luciano Bacchetta, il Psi umbro «pur confermando le riserve» sul percorso e sul metodo con cui si è arrivati a Fora, chiedono attraverso il segretario Carlo Carini di aprire «un confronto tra tutte le forze politiche e i movimenti civici alternativi alla destra in Umbria», con l’obbiettivo di «evitare l’affermazione delle destre e di garantire il buongoverno della nostra comunità regionale». In pressing anche l’ex assessore Stefano Vinti, perplesso «per alcuni atteggiamenti trattativistici che sono stati assunti da esponenti politici umbri, che nulla c’entrano con la fase di massima emergenza democratica che stiamo vivendo. Sarà il caso – dice – che i vari ‘furbetti’ locali si astengano dall’esternare e dall’intervenire in modo contraddittorio, altrimenti la soluzione per definire il patto civico di Di Maio sarà quella di trasferire il tutto a Roma e affidare la soluzione della chiusura del cerchio ai vertici politici nazionali. Sulla stampa vengono fatti girare nomi per la candidatura a presidente della coalizione di ‘nuovo conio’ che definirle inadeguate è trattarle con i guanti bianchi. Sono candidature comunque certamente inferiori per qualità a quello che già c’è sul tavolo. Serve una rapida chiusura della pratica».

Fuori dal cono Dall’altra parte della barricata, invece, Donatella Tesei ha la necessità di uscire dal cono d’ombra di Matteo Salvini: fino a ora, infatti, a dominare la scena mediatica è stato il leader leghista, che mercoledì e giovedì sarà a Gubbio e a Gualdo Tadino. La senatrice, la cui campagna è curata dall’assessore del Comune di Perugia Michele Fioroni, ha fatto da qualche ora il suo ‘esordio’ sui muri della città con dei 6×3 senza simboli di partito, sfondo giallo e lo slogan «Ricostruiamo il futuro. L’Umbria che meriti». «Nella vita – ha detto poi martedì nel primo post su Facebook da candidata – si prendono decisioni forti, di cuore: la scelta di candidarmi alla guida dell’Umbria è una di queste». «L’Umbria per cui sono pronta a impegnarmi – continua – è la Regione delle opportunità, non della rassegnazione. Capace di attrarre gli investimenti e di valorizzare le competenze. In cui la bellezza diventa valore da custodire e da promuovere, e il merito sia anteposto ai privilegi. In cui i nostri giovani siano artefici del proprio futuro, anziché essere costretti a fuggire via». Temi su cui batte anche la senatrice di Fi Fiammetta Modena, che intravede il rischio referendum: «Solo il centrodestra unito può dare risposte concrete alla regione, a differenza della gattopardesca alleanza tra Pd e M5s utile solo a garantirsi la poltrona trasformando queste elezioni locali in un referendum sulla politica nazionale».

Twitter @DanieleBovi

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