Giubilei e Romizi

di Daniele Bovi

Vada come vada, sarà una nuova storia. Salvo ballottaggio, domenica Perugia eleggerà il suo 30esimo sindaco – il primo nel 1860 fu Nicola Danzetta, esponente della Destra storica – e benché il primo cittadino uscente Andrea Romizi sia nettamente favorito, tanto da poter centrare la vittoria già al primo turno, gli elementi di interesse non mancano. In primis ci sono una serie di dati numerici: 10 candidati sindaco, 22 liste e 631 aspiranti consiglieri rappresentano un record per la città da quanto, nel 1995, venne sperimentata per la prima volta l’elezione diretta del primo cittadino. Dieci, dunque, a contendersi la fascia, con sfide nella sfida come quello della pentastellata Francesca Tizi con la “rinnegata” che si è messa in proprio Cristina Rosetti. O l’ex ministro Katia Bellillo a sinistra del centrosinistra. Ma la vera partita sembra a due tra il favorito sindaco uscente e il centrosinistra, con il suo rappresentante “civico” Giuliano Giubilei.

SPARITI 20 MILA ELETTORI

La chiave Dalle parti del centrodestra di Andrea Romizi la vera novità di chiama Lega, assente nella giunta e nel consiglio comunale se si esclude la fugace apparizione con Michelangelo Felicioni, eletto con Ncd e poi approdato in Fdi dopo essere stato espulso dai salviniani. La Lega all’interno del centrodestra perugino è un elemento politicamente centrale da mesi, a partire dall’exploit delle politiche 2018, tanto da essere una delle chiavi per capire come si è arrivati alla costruzione della maxi coalizione Romizi, formata da 8 liste. I cinque anni di romizismo si sono retti politicamente lungo l’asse che va da Fratelli d’Italia a Fi, passando per i cattolici di Progetto Perugia; l’ingresso della Lega con la sua forza elettorale cambia chiaramente gli equilibri e benché sia un errore abbastanza grossolano fare parallelismi tra politiche e comunali, regolate da meccanismi molto diversi, il dossier è stato sul tavolo per mesi. Nella coalizione c’era chi avrebbe preferito fare a meno di Salvini ma una volta imboccata la strada dell’alleanza la scommessa è stata tutto sommato semplice: aggregare mondi diversi per contenere un ipotetico boom della Lega anche alle comunali.

VOTO IN UMBRIA: GLI SCENARI

Fronte variegato E dunque si va dall’ex vicesindaco delle giunte di centrosinistra Nilo Arcudi agli ambientalisti di Barelli, dalla Bella libera Umbria di Adriana Galgano (ex Scelta civica) a una lista di soli giovani. Se la scommessa sarà vincente lo diranno le urne ma quel che è certo è che al via di un ipotetico Romizi bis il sindaco si dovrà presentare partendo da una posizione di forza, magari ottenendo più voti delle sue liste (l’immagine del sindaco è stato il vero elemento centrale della campagna elettorale). Centrale sarà la performance di «Romizi sindaco-Progetto Perugia», la lista dei fratelli Calabrese e dell’ex forzista Pietro Laffranco che, dopo il quasi 5% del 2014, punta chiaramente alla doppia cifra e magari a competere con la Lega per il primo posto nella coalizione. Dentro ci sono assessori e consiglieri uscenti, il presidente del consiglio comunale, facce nuove e tanto mondo cattolico; la doppia cifra diventa un obiettivo minimo.

FOTOGALLERY: CHIUSURE IN CENTRO

La Chiesa di Basssetti Tra il profilo politico, mediatico e anche umano di Romizi e quello del leghismo salviniano c’è, nonostante l’alleanza segni una scelta di campo, una grande differenza e in questo quadro va considerato un elemento spesso sottaciuto: Perugia non è una città qualunque bensì quella del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo e presidente della Cei voluto in questo ruolo da Papa Bergoglio; e un pezzo della coalizione Romizi guarda chiaramente, e da tempo, alla Chiesa perugina guidata da Bassetti come a un riferimento politico e valoriale. Tra vangeli, rosari e Madonne, la Lega a livello nazionale punta, in modo scoperto, ad aggregare tutta quell’area del cattolicesimo italiano che non si riconosce nella Chiesa di Francesco, brandendo una sorta di cristianesimo identitario su base etnica che delimita un noi e un loro. Una visione della società e del mondo distante in modo siderale da quella di Bergoglio e, di conseguenza, della Cei.

Vangelo e il suo opposto Il giornale dei vescovi, negli ultimi giorni, ha tuonato parlando di un cattolicesimo «distante dal magistero del Papa e della Chiesa», mentre un vescovo di primo piano come Mogavero di «posizioni diametralmente opposte al messaggio evangelico». Insomma, la sfida è aperta. Come si tradurrà tutto ciò nella ‘piccola’ Perugia? Come si conciliano queste visioni? Detto che, ovviamente, sarà fondamentale capire quali saranno i profili degli eletti leghisti nell’ipotetica maggioranza e quali i rapporti di forza tra le liste, il compito che avrà Romizi in un eventuale bis sarà quello di dover tenere insieme tutto, dando sfoggio di quelle doti di mediatore che sono già servite in questi cinque anni di navigazione spesso difficile.

Concorsopoli Dall’altra parte della barricata invece il fondamentale ultimo mese e mezzo di campagna elettorale è stato dominato dall’inchiesta sui presunti concorsi truccati all’interno dell’ospedale Santa Maria della misericordia di Perugia, che ha portato alla decapitazione dei vertici di Regione e Pd. La vicenda si è innestata in una partita già difficile in precedenza e di sicuro lo psicodramma consumatosi sulle dimissioni della presidente Catiuscia Marini, non ha aiutato i candidati sindaco. Capire, in termini di consenso, come e quanto inciderà l’inchiesta, politicamente e mediaticamente devastante perché incrocia due temi sensibilissimi come lavoro e salute, sarà uno degli elementi più interessanti della tornata elettorale. Giuliano Giubilei, la figura appoggiata dal Pd che sul giornalista ha chiuso in tempi record e, nonostante mugugni e altri ipotesi sul tavolo, all’unanimità, ha fatto una corsa tutta in salita partita sostanzialmente in autunno.

Obiettivo ballottaggio Tralasciando la formazione dem, senza capolista (tutti, peraltro, rimasti azzoppati nelle ultime tornate dal tritacarne delle preferenze) e nella cui costruzione ci si è dovuti per forza confrontare con l’effetto Concorsopoli, sono le due civiche di Giubilei, con dentro quasi tutte persone alla prima prova, a rappresentare una vera e propria scommessa in termini di consenso. Arrivare al ballottaggio è l’obiettivo, il che rappresenterebbe già un risultato. A livello mediatico dalle parti del centrosinistra si è agitato molto lo spettro leghista e tra le tante difficoltà incontrate sul cammino, oltre a un numero nettamente inferiore di candidati da lanciare sui territori, c’è la separazione dalla ‘costola’ di sinistra che, per lungo tempo, ha rappresentato un elemento importante delle coalizioni che hanno governato le città e la Regione. Benché il matrimonio tra queste due aree sia finito da un pezzo, la corsa solitaria della galassia di sigle a sinistra del Partito democratico, che hanno scelto di appoggiare Katia Bellillo, rappresenta una prima volta per la città. La partita, sostanzialmente, si gioca tra questi due ‘nuovi’ centrodestra e centrosinistra; gli altri sembrano tutti lontani.

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