di M.R.
È di smarrimento il clima che si respira negli ambienti del centrodestra e di riflesso in città, quello che si respira a Terni a 15 giorni dalla presentazione delle liste e a meno di due mesi dalle elezioni amministrative: il summit romano di lunedì tra i vertici regionali e quelli nazionali dei partiti coivolti, annunciato come il confronto decisivo e risolutivo, si è concluso in verità in un nulla di fatto: non è ancora stato individuato il candidato sindaco.
La campagna elettorale non decolla Dalla capitale l’ennesima fumata nera per l’aspirante primo cittadino della Conca quando sembrano essere risalite le quotazioni del sindaco uscente Leonardo Latini, pur essendo stato platealmente sfiduciato a più riprese, prima dai suoi compagni leghisti in consiglio, poi anche dai Meloniani che in blocco hanno disertato la seduta dedicata al bilancio di previsione. Del resto però, se nello scacchiere nazionale di coalizione, la città di San Valentino spetta al Carroccio, è più facile proporre l’avvocato per un secondo potenziale mandato che non andarlo a sostituire col capo di un’altra corrente interna al partito di Salvini, perché a quel punto da Fratelli d’Italia l’assessore Orlando Masselli sarebbe pronto alla corsa per il tricolore rivendicando il riequilibrio politico dettato dal consenso del momento. Nel frattempo si sarebbe invece sgonfiata l’ipotesi Enrico Melasecche ma la sua figura ‘un po’ da outsider’, chissà che invece al netto di approfondimenti non si riveli la soluzione accontenta-quasi-tutti.
Decisione a Salvini e Meloni Secondo quanto si apprende a margine dell’ennesimo tavolo da fumata nera comunque, il campo delle teste che decidono si restringe ai massimi leader. E man mano che il livello della discussione sale, l’aderenza col territorio si va via via così perdendo, col rischio concreto di insanabili spaccature o sorprese all’esito del voto, verso il quale occorrerà correre, correre, correre per sistemare tutte le carte che la burocrazia elettorale del caso richiede.