di Daniele Bovi
Un’Umbria che, insieme alle Marche, si stacca dalle altre Regioni rosse e si colloca ai livelli di alcune di quelle del nord, e dove la Lega ottiene i risultati migliori nelle periferie e nei centri più piccoli, sottraendo consensi soprattutto a Pd, FI, M5s e riuscendo a convincere molti astenuti. In sintesi sembra questa la fotografia restituita dall’analisi dei flussi elettorali relativi alle europee del 26 maggio. Lo studio è stato presentato martedì a Perugia dal professor Bruno Bracalente ed è stato realizzato sulla base dei dati reali di 365 sezioni di Perugia, Terni, Foligno e Città di Castello, dove si trova oltre il 40% dell’elettorato umbro (il metodo statistico è quello messo a punto dal professor Forcina nell’ambito del gruppo di lavoro attivo presso il Dipartimento di Economia). Il punto di partenza è quello di un «paesaggio politico umbro sconvolto dal clamoroso successo della Lega» e di «oscillazioni, di anno in anno, senza precedenti».
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INTERATTIVO: EUROPEE, I FLUSSI
Europee Prendendo come punto di riferimento le politiche del 2018, il Pd perde 20 mila voti, il M5s 75 mila e FI 30 mila, mentre la Lega ne guadagna quasi 70 mila; il partito di Salvini conserva il suo elettorato e beneficia di flussi da tutti i partiti. Il primo ‘donatore di sangue’ in termini assoluti è il M5s (24 mila voti), seguito da Pd (21 mila) e FI (17 mila) e da 11 mila ex astensionisti. Al di là della Lega (87% dell’elettorato), tra politiche 2018 ed europee 2019 i più fedeli sono stati gli elettori di Fdi (60%) e quelli del Pd (69%), partito diventato attrattivo per il 23% degli elettori delle forze alla sua sinistra, mentre il M5s ha mantenuto meno del 40% dei suoi voti, dato simile a quello di FI. Oltre ai voti della sinistra-sinistra, il Pd alle europee ha attirato soprattutto quelli delle altre liste di centrosinistra (23%), mentre sono irrisorie le percentuali di elettori del M5s (2%) convinti dalla proposta di Zingaretti. Oltre un terzo dei sostenitori del Movimento poi hanno scelto l’astensionismo, così come fatto da un quarto di quelli di FI; percentuali sotto il 10% invece per Lega e FdI.
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I numeri Ancora più radicali i cambiamenti se si guarda ai numeri delle europee di cinque anni fa, politicamente un’era geologica fa: la Lega è passata da 11 mila a 171 mila voti, il Pd da 228 mila a 107 mila, il M5s da 90 mila a 65 mila, FI da 66 mila a 29 mila mentre Fdi da 25 mila a 30 mila. Ben 71 mila elettori che nel 2014 portarono in Umbria il Pd di Renzi quasi al 50% ora hanno scelto la Lega; è questo, per Salvini, il flusso in entrata più forte insieme a FI (37 mila), astensionisti (32 mila) e pentastellati (18 mila). Da zero, dunque, la Lega è diventata il primo partito della regione pescando in particolare dentro questi quattro bacini, «un’estesa massa di elettori – ha detto Bracalente – scontenti soprattutto dei partiti tradizionali e da quelli nuovi come il M5s; per non parlare di quelli talmente scontenti da non andare neppure a votare». Quasi 30 mila elettori dem invece cinque anni dopo si sono rifugiati nell’astensionismo mentre 21 mila hanno scelto il M5s (irrisorio il percorso inverso).
OLTRE IL 60% DEGLI UMBRI GOVERNATO DAL CENTRODESTRA
VIDEO: LA PRESENTAZIONE DELLO STUDIO
Dal M5s alla Lega Così come rispetto alle politiche 2018, anche in questo caso il Pd si è dimostrato attrattivo per gli elettori delle forze di sinistra (29% di quelli che nel 2014 votarono una delle sigle), mentre il M5s che si è dimezzato rispetto al 2014 cede 17 mila voti all’astensionismo. Il dato politicamente più rilevante però è il passaggio verso la Lega: «Per molti degli elettori scontenti che aveva attratto in passato – è detto nell’analisi – il M5s non ha costituito un approdo definitivo ma solo un passaggio intermedio e provvisorio». Quanto a FI, detto del travaso di voti verso Salvini, meno di un quarto degli elettori ha confermato la scelta di cinque anni prima; quelli del Pd invece senza l’effetto Renzi sono stati ‘fedeli’ solo nel 40% dei casi. «C’è una domanda di cambiamento molto forte – ha commentato Bracalente – e si sta da un partito all’altro e da un leader all’altro con rapidità enorme».
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Verso Nord A livello geografico, le percentuali ottenute da Lega e Pd alle europee di due settimane fa avvicinano l’Umbria ad alcune regioni del Nord come Piemonte e Lombardia, differenziandola rispetto a Toscana ed Emilia dove tra Pd e Lega lo scarto è minore. Un partito, quello di Salvini, che in Umbria in coerenza con le tendenze nazionali ottiene i risultati migliori nei centri più piccoli e nelle periferie, mentre il Pd va meglio nelle città più grandi e in particolare nelle aree urbane. Scorrendo le tabelle con i numeri delle europee, in Umbria è difficile trovare un Comune sotto i 10 mila abitanti dove la Lega non superi, anche abbondantemente, il 40%. E sullo sfondo ora ci sono le regionali di autunno, un’elezione a metà tra il voto politico e quello amministrativo: «Cosa dicono questi numeri in vista del voto? Le partite – risponde Bracalente – cominciano zero a zero, dipenderà da candidature e programmi. Di solito si vota sul futuro e non sul passato, la partita è da combattere su idee ma per il centrosinistra chiaramente questo voto pesa. Le regionali sono un mix tra politiche e amministrative, e se prevarrà il primo elemento la partita è chiusa».
Twitter @DanieleBovi