Protesta dei lenzuoli bianchi a Norcia

«Questa è l’ultima occasione per fare in modo che la ricostruzione parta davvero». Questo il messaggio portato insieme a una trentina di emendamenti dai sindaci terremotati del Centro Italia alla commissione Ambiente della Camera dove è iniziato l’iter di conversione in legge del provvedimento. Tra loro anche il sindaco di Norcia Nicola Alemanno che al termine dell’audizione ha detto che «i parlamentari si sono detti certi dell’importante lavoro di collaborazione tra maggioranza e opposizione su un tema, quello del sisma, intorno a cui le forze politiche non possono più rimpallarsi le responsabilità ma devono ormai necessariamente agire».

Dl terremoto, gli emendamenti dei sindaci In particolare, per gli amministratori dei piccoli comuni del cratere la priorità è rappresentata dal personale assunto dopo il sisma, su cui è stato di trovare una soluzione affinché «i contratti possano essere prorogati oltre i 36 mesi», così come è stata messa sul tavolo anche la richiesta della proroga alla fase emergenziale, che i sindaci vogliono estendere «fino al 2024». Per quanto riguarda le norme di ricostruzione pubblica e privata, per la delegazione dell’Anci (associazione nazionale comuni italiani) è «centrale il tema della demolizione e ricostruzione, anche parziale, di edifici in zona vincolata con sagoma diversa, su cui viene proposta la soluzione della catalogazione degli interventi di ricostruzione nell’ambito della categoria ‘ristrutturazione edilizia’ del Testo unico dell’edilizia 380/2001». Sempre sulle demolizioni, poi, è stato chiesto al Parlamento di «riconoscere le superfici occupate dai muri di grande spessore anche negli interventi di demolizioni e ricostruzione, evitando così quote di accollo per il cittadino».

Ricostruzione, scuole e Zes L’altro nodo burocratico che i sindaci hanno chiesto di sciogliere in sede di conversione in legge del decreto è relativo «ai comuni con elevato livello di danno grave, dove si chiede che la conformità urbanistica venga dichiarata dal tecnico, in deroga alle vigenti norme, demandando alla conferenza regionale permanente per difformità inferiori al 30 per cento per superficie e volume».  Col nuovo provvedimento, poi, è stato chiesto anche di intervenire sullo Sblocca cantiere, che conteneva norme per la ricostruzione post sisma. In particolare, secondo i sindaci il precedente provvedimento va modificato nella parte in cui «esclude, per importi sotto soglia, la deroga al ricorso alla centrale unica di committenza per tutti i comuni non capoluogo di provincia a eccezione di quelli del cratere». I piccoli comuni terremotati, che sono oltre il 90 per cento, hanno chiesto di eliminare anche la norma inserita nell’ultimo decreto e relativa al caso in cui le scuole del centro storico vengano delocalizzate: «Va abrogato il vincolo della destinazione d’uso originaria sulle aree che non ospiteranno più le scuole, perché nessun piccolo comune avrebbe bisogno di una seconda scuola». Rilanciata dai sindaci, infine, anche «il riconoscimento di una zona economica speciale che introduca vantaggi in termini di imposte e contributi alle aziende che scelgono di restare nel territorio o a quelle che scelgono di investire».

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