di C.F.

«La giunta valuti tutte le azioni affinché la Regione assuma, anche attraverso gli enti strumentali, un ruolo attivo nella circolazione dei crediti fiscali derivanti dal Superbonus 110 per cento». Questo il testo riformulato della mozione presentata dal M5s e approvata all’unanimità dal consiglio regionale che ha anche circoscritto l’ambito di intervento di palazzo Donini nella delicata partita, fissando specificatamente due paletti: ovvero che i crediti fiscali siano in mano a imprese con sede legale e operativa in Umbria e che quegli stessi crediti fiscali siano frutto di lavori eseguiti in immobili presenti in regione.

Per la verità, però, la mozione di Thomas De Luca (M5s) spingeva di più l’acceleratore, puntando a impegnare la giunta ad «assicurare, con riferimento alle entrate di carattere regionale di diretta competenza e gestione, la possibilità di compensare i crediti fiscali in carico al sistema bancario con i debiti oggetto di deleghe di versamento raccolte dagli istituti di credito», ma anche a «sostenere l’acquisto dei crediti, direttamente o attraverso i suoi enti e società strumentali, per un loro utilizzo diretto in compensazione nei limiti della capienza fiscale e contributiva propria o di ciascuno di essi». Proposte che la maggioranza di centrodestra ha considerato troppo vincolanti per la giunta regionale, presentando a De Luca la disponibilità ad approvare una mozione in cui si impegna l’esecutivo «a valutare le azioni attraverso cui la Regione possa avere un ruolo attivo nella circolazione dei crediti fiscali». Modifiche accolte dal consigliere del M5s e condivise dall’intera assemblea nella consapevolezza che, come stimato dalla Cna dell’Umbria lo stop alla cessione multipla di questi crediti d’imposta rischia di causare il fallimento di 500 imprese e la perdita di 2.500 posti di lavoro.