L’Assemblea legislativa ha approvato a maggioranza il piano regionale dei rifiuti. Dopo un lungo dibattito, durato diverse ore, i voti favorevoli sono stati 13 e sei i contrari mentre un consigliere (Donatella Porzi, Misto-Azione) si è astenuto. Respinti tutti gli emendamenti presentati dal capogruppo del Movimento 5 stelle Thomas De Luca e, uno, dal consigliere del Pd Michele Bettarelli. A favore del piano ha votato Andrea Fora (Patto civico) che pochi giorni fa ha spiegato che sosterrà a Perugia la candidatura a sindaco di Margherita Scoccia (FdI).

FOTOGALLERY – PROTESTA DAVANTI AL CONSIGLIO REGIONALE

Cosa cambia Il Piano – si legge in una nota di Palazzo Cesaroni – individua sei obiettivi generali: ridurre la produzione dei rifiuti; minimizzare lo smaltimento in discarica con il conferimento massimo del sette per cento del totale rifiuti urbani entro il 2030, con cinque anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla normativa europea e nazionale; incrementare quali-quantitativamente la raccolta differenziata al fine del raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio e recupero dei rifiuti (indice di riciclo al 65 per cento entro il 2030) con cinque anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla normativa europea e nazionale; uniformare le modalità dei sistemi di raccolta; aumentare la conoscenza e promuovere l’adozione di comportamenti consapevoli e responsabili in tema di rifiuti ed economia circolare; razionalizzare e ottimizzare il sistema impiantistico nel rispetto del principio di prossimità ed al fine del contenimento dei costi. Sarà l’Auri a decidere la localizzazione dell’impianto di termovalorizzazione, la cui messa in esercizio viene prevista per il mese di gennaio 2028, segnando così l’interruzione del conferimento in discarica dei rifiuti derivanti dal ciclo di gestione dei rifiuti urbani che potranno essere recuperati dal punto di vista energetico.

Mancini Rispetto alla localizzazione del termovalorizzatore la Regione ha provveduto a definire le mappe delle aree non idonee del territorio regionale. Valerio Mancini, presidente della seconda Commissione e relatore di maggioranza, ha sottolineato che «oggi si pone in atto l’azione di uno degli atti più importanti della programmazione regionale». “Il Piano dei rifiuti – ha aggiunto – era atteso da otto anni, in un’ottica di adeguamento normativo già in ritardo con il vecchio piano. Mai è stata affrontata in maniera sostenibile la gestione dei rifiuti, puntando sul tema dell’impiantistica più primordiale come la discarica. Con questo piano si mira a consentire ai territori di avere meno discariche, vogliamo sostenere il sistema della sostenibilità ambientale come ci chiede l’Europa e soprattutto vogliamo centrare l’obiettivo sull’abbassamento delle tariffe per le imprese e le famiglie, che oggi pagano troppo rispetto alla media nazionale. La chiusura del ciclo dei rifiuti coglie questo obiettivo».

La minoranza «Parto – ha detto Thomas De Luca, M5s,relatore di minoranza – dai programmi con cui siamo stati eletti in questa Assemblea: la coalizione poi perdente, con candidato Bianconi, parlava di economia circolare, chiusura del ciclo attraverso impianti a massimo recupero di materia. L’obiettivo era previsto non solo nella raccolta differenziata, ma anche nel creare nel territorio regionale un vero e proprio tessuto industriale delle materie prime favorendo la verticalizzazione dei processi produttivi, un piano finalizzato alla creazione di piattaforme di materiali riciclabili. Promuovere poi la realizzazione di microimpianti di prossimità e dichiarare guerra agli inceneritori e superamento di quelli già esistenti. La coalizione che ha invece vinto le elezioni prevedeva di ‘disincentivare il ricorso allo smaltimento in discarica o all’incenerimento che in presenza di un sistema di raccolta e riciclo efficiente sarebbe anti economico in una realtà piccola come l’Umbria’. Quindi, dal dibattito scaturito in Commissione chi ha cambiato idea non siamo stati certamente noi. Il Piano presenta criticità estremamente evidenti. Secondo la Giunta, il piano economico finanziario è stato basato sulla scelta della termovalorizzazione perché più vantaggioso. Ma il piano economico finanziario del termovalorizzatore si basa su una valutazione dell’Enea del 2007. Prendendo semplicemente a riferimento i costi della realizzazione dell’inceneritore di Parma del 2012 emerge che i costi lievitano da 130 a 200 milioni di euro. Si può bene immaginare come ad oggi i costi di realizzazione siano ben superiori a quelli previsti. Il fatto che per i cittadini diminuiranno le tariffe è dunque pura fantasia anzi, rispetto alla discarica potrebbero aumentare».

De Luca Questo è un piano finalizzato a produrre rifiuti. Qualora il sistema si dovesse allineare al risultato consolidato di Terni, la quantità di rifiuti indifferenziati che finirebbe in discarica sarebbe di sole 123mila tonnellate e quindi ben al di sotto del quantitativo minimo di vita ed esistenza per l’inceneritore. Tra il 2010 e 2020 i rifiuti in Umbria si sono ridotti di oltre il 20 per cento ed il trend è in totale diminuzione anche grazie a specifiche normative. È evidente come questo Piano prenda a riferimento una quantità di rifiuti ridotta del solo 4,4 per cento, percentuale che si riferisce soltanto alla diminuzione demografica. È un piano che pone al 2035 l’obiettivo del 75 per cento di differenziata: l’Ati 4 è passato dal 40 per cento di differenziata ad oltre il 70 per cento in un anno e mezzo. Qui si pretende invece di fare un aumento di 9 punti percentuali in 12 anni. Quindi si tratta di un piano con il freno a mano tirato volto ad impedire che si faccia raccolta differenziata e riciclo e che si riducano i rifiuti. Non viene prevista impiantistica per il recupero di materia. La previsione, alla fine, è di bruciare quindi il tal quale all’interno dell’inceneritore. Nel mondo non c’è riferimento di un impianto di queste dimensioni costruito in tre anni. È chiaro dunque che si arriverà purtroppo ad un’emergenza discariche. Con questo piano si avrà anche un negativo impatto occupazionale. Il Cal chiedeva inoltre la presa di responsabilità da parte della Regione della scelta della collocazione dell’impianto di termovalorizzazione ed è giusto che la Giunta regionale si assuma questa responsabilità e non prevederla in capo all’Auri e quindi sui sindaci».

Bettarelli Si è quindi sviluppato un articolato dibattito. «Credo fortemente nello sviluppo sostenibile – ha affermato Michele Bettarelli, Pd – e nell’economia circolare. Su questi requisiti dobbiamo basare la gestione del ciclo dei rifiuti. La Regione con questo piano compie scelte basate sulla chiusura del ciclo attraverso l’incenerimento. Esistevano altre alternative, per ridurre i rifiuti ad un punto tale da rendere antieconomico la realizzazione di un inceneritore, puntando poi su accordi interregionali e sul css. Rischiamo infatti di costruire un inceneritore e di vedere bruciate 100mila tonnellate di css da fuori regione nei cementifici di Gubbio. Si potevano sfruttare di più e meglio i fondi Pnrr e comunitari a disposizione. Condivido l’obiettivo del superamento delle discariche. A Città di Castello c’è una discarica che resterà in funzione. Al primo gennaio 2028 si dovrebbe incenerire la prima tonnellata di rifiuti ma conoscendo i tempi della burocrazia questo difficilmente avverrà e lo stesso sistema delle discariche potrebbe andare in difficoltà. Gli emendamenti della Giunta sono andati incontro alle richieste degli amministratori che abbiamo ascoltato. Positivo l’accoglimento dell’emendamento sulla tariffa puntuale di cui ero primo firmatario, che mira a premiare chi differenzia di più. È corretto premiare chi fa meglio, cercando al contempo di aiutare chi invece è più indietro. Rimane la questione dirimente della localizzazione dell’impianto di incenerimento. Emerge una carenza del potere decisorio della Regione che demanda all’Auri la scelta. Abbiamo presentato un emendamento proprio su questo, che è stato bocciato in Commissione e che ripresentiamo oggi proprio affinché sia la Regione a esercitare questo ruolo, difficile ma importante. Il Cal ha espresso parere favorevole sul Piano, con una maggioranza risicata, con l’osservazione-raccomandazione di sollevare l’Auri dalla decisione sulla localizzazione del termovalorizzatore. Posizione che è stata ribadita in Commissione. Sindaci e politici di destra che avevano espresso certe posizioni ora hanno ammorbidito le loro posizioni, accettando di fatto che sia il privato a scegliere dove costruire l’inceneritore».

Paparelli Per Fabio Paparelli, Pd, »ci sono una serie di buoni motivi per votare contro questo Piano, che risulterà inattuabile e ci porterà ad una situazione di emergenza”. “Che entro i prossimi sei mesi si attivi l’iter è molto improbabile – ha sostenuto -, visto che ci saranno le elezioni amministrative, poi le europee e le regionali. Prima di un anno e mezzo l’iter non sarà avviato. Le scelte strategiche vengono rinviate ai sindaci mentre è in corso la campagna elettorale. L’assessore Morroni aveva nominato un gruppo di esperti che ha elaborato tre proposte: quella scelta è la peggiore. Ci troveremo con un nuovo inceneritore e con il css importato da altre regioni bruciato in Umbria. Manca inoltre la previsione del cosa fare nel periodo di transizione, che rischia di penalizzare le zone dove già sono attivi i termovalorizzatori. Non ci sono azioni coraggiose per ridurre la produzione dei rifiuti e per il sostegno al riutilizzo della materia riciclata. La dimensione dell’inceneritore, da 160mila tonnellate, porterà a fare passi indietro sulla raccolta differenziata: per renderlo sostenibile dovremo ridurre la raccolta differenziata. Tutto questo mi porta a votare contro questo Piano».

Fora «Da civico riformista voterò il nuovo piano regionale rifiuti» ha annunciato Fora. «Si tratta – ha aggiunto – di un tassello decisivo per il futuro dell’Umbria, che fa uscire la nostra regione dalla politica degli struzzi. Il piano proposto è stato considerato ragionevolmente da tutte le rappresentanze del settore. Lo voterò con la consapevolezza che è un piano migliorabile e perfettibile, ma un punto di partenza che finalmente fa si che la politica si assuma un atto di responsabilità. Dopo 15 anni di difficoltà e di stallo, era il 2009, oggi il Consiglio si appresta ad approvare uno degli atti decisivi di questa legislatura. Con questo piano l’Umbria avrà impianti per la chiusura del ciclo rifiuti. Un percorso lungo, non facile. Un percorso di apertura e lucidità istituzionale che ha accolto emendamenti migliorativi. Il piano rappresenta un’assunzione di responsabilità nei confronti della tutela dell’ambiente. Un approccio strettamente ideologico ha prodotto molti danni. Serve un approccio riformista e non ideologico. Il piano ridisegna la realtà della regione fino al 2035. Si tratta di uno strumento strategico fondamentale per governare la gestione dei rifiuti favorendone il recupero. Gli obiettivi sono quelli di tutelare l’ambiente, incidere sui costi, evitando l’eccessivo ricorso alla discarica. Il piano fa uscire l’Umbria dalla politica degli struzzi. Non si può più continuare a nascondere i rifiuti in discarica, né per le norme europee né per il rispetto dell’ambiente. Mediaticamente le discariche producono meno allarme di un termovalorizzatore, ma in realtà è il tema delle discariche che è il modello di smaltimento più inquinante. Giusto lavorare per scongiurare l’ampliamento delle discariche attuali. Non è più possibile avere una regione così piccola con una raccolta rifiuti a macchia di leopardo: serve omogeneizzare gli standard. La raccolta differenziata, a fronte di costi elevati, non appare come possa risolvere il problema del conferimento in discarica. Per anni c’è stata una falsa comunicazione: più ricicli e meno costeranno i rifiuti. Un messaggio sbagliato perché il servizio continua ad aumentare i costi. Serve intervenire, andando verso la raccolta differenziata con cassonetti stradali, riducendo i costi e gli infortuni sul lavoro. Servono standard uguali per tutti i cittadini. La riduzione della produzione dei rifiuti all’origine è un obiettivo meritevole ma non in antitesi con un termovalorizzatore regionale di proprietà pubblica. Il termovalorizzatore è complementare alla raccolta differenziata.
Le discariche impattano negativamente su ambiente e salute pubblica. Economia sostenibile e termovalorizzatori sono complementari e non sostitutivi. Fondamentale che si sia addivenuti a quanto richiesto da sindaci e sindacati, con bandi che tengono insieme il servizio di raccolta e di gestione. È molto positivo che i servizi per la raccolta dovranno essere affidati insieme ai servizi impiantistici. Positivo che l’affidamento dovrà tenere conto delle attuali condizioni in corso, e della salvaguardia degli attuali lavoratori. Sulla localizzazione dell’impianto c’è stata una scelta politica: l’impianto rimane pubblico. C’è un’assunzione di responsabilità rispetto alla scelta del progetto, mentre viene lasciata alle imprese una valutazione argomentata rispetto al maggior equilibrio economico che un progetto imprenditoriale può raggiungere».

Meloni Simona Meloni, Pd, ha ricordato che «nel 2016 un leader di partito di questa maggioranza sosteneva i consiglieri che avevano occupato il Consiglio regionale contro le scelte del vecchio Piano dei rifiuti». «Serve – ha aggiunto – una profonda conoscenza tecnica e tecnologica di questo settore per prendere decisioni. Il Piano del 2009 era più coraggioso ed anche trasparente rispetto all’attuale. E prevedeva un apporto residuale delle discariche. La situazione attuale è stata ampiamente studiata. In Umbria alcuni territori superano il 70% di raccolta differenziata. Esistono molte buone pratiche da tenere in considerazione. I bravi amministratori che abbiamo avuto hanno portato risultati importanti. L’Auri rappresenta tutti i 92 Comuni dell’Umbria e deve mettere a sistema gli impianti presenti sul territorio, che hanno garantito la sostanziale autosufficienza del sistema regionale. Non ci si sta quindi muovendo in un deserto ma in un contesto dove molto era stato fatto. Il superamento delle discariche avverrà solo nel 2028. Rimangono dei nodi irrisolti. Come la gara concessionaria: nel sub ambito 2 i gestori si stanno trovando in difficoltà perché ad un anno dalla scadenza non è chiaro quando e come si svolgerà la gara per il rinnovo. Per la gara si dovrà prima individuare il sito dove verrà costruito l’inceneritore, senza però prevedere una regolamentazione per il periodo transitorio. L’individuazione del luogo dove realizzare il termovalorizzatore dovrebbe competere a sindaci e amministrazioni che saranno interessate dalle elezioni. Senza sapere dove verrà realizzato l’inceneritore sarà difficile stimare i costi di trasporto. L’impianto da 160mila tonnellate è sovrastimato rispetto alla produzione dei rifiuti dell’Umbria, regione che sta riducendo la sua popolazione e che probabilmente produrrà meno rifiuti per la riduzione dei consumi e per l’ottimizzazione degli imballaggi. Quando l’inceneritore sarà ultimato la produzione dei rifiuti sarà quindi insufficiente per alimentarlo. Voteremo contro questo Piano».

Gli emendamenti Venti emendamenti del gruppo M5s (alcuni dei quali sottoscritti anche da alcuni consiglieri del Pd) sono stati bocciati a maggioranza dall’Aula. Riguardavano implementazione di un sistema regionale per il compostaggio di comunità; politiche contro lo spreco alimentare; defiscalizzazione del commercio di prodotti sfusi e alla spina e delle attività artigianali di riparazione; sperimentazione regionale del vuoto a rendere per gli imballaggi di vetro; transizione digitale e dematerializzazione dei documenti; attuazione della direttiva sulla riduzione della plastica; impiantistica per il riciclo della plastica, del vetro, dei materiali tessili, degli inerti, dello spazzamento stradale, del secco indifferenziato; riduzione dei rifiuti prodotti; incremento degli obiettivi della raccolta differenziata; distanza degli impianti di trattamento dagli edifici sensibili; costi per la costruzione del termovalorizzatore; bonifica del sito di Terni-Papigno; costi di trattamento e smaltimento; incremento potenza termica di impianti esistenti. Respinto anche l’emendamento di cui era primo firmatario Michele Bettarelli (Pd), sottoscritto anche da altri consiglieri Pd e M5s, relativo al soggetto che deve decidere sulla localizzazione dell’inceneritore, modificando Auri con Regione.

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