A destra Vincenzo Sgalla (©️Fabrizio Troccoli)

di Dan.Bo.

Si è aperto mercoledì mattina alla Sala dei Notari di Perugia il XIV congresso regionale della Cgil che, da giovedì, segnerà il cambio della guardia al vertice del sindacato rosso. Al posto di Vincenzo Sgalla con tutta probabilità arriverà Rita Paggio, da poco confermata alla guida dello Spi, il sindacato dei pensionati che rappresenta una delle sigle più “pesanti” all’interno del sindacato. Per l’ufficialità bisognerà attendere il voto di giovedì, in programma al centro congressi Quattrotorri di Corciano, dove a chiudere i lavori sarà il segretario generale della Cgil nazionale, Maurizio Landini. Un percorso di quasi mille assemblee nei luoghi di lavoro e nelle leghe pensionati, che hanno coinvolto circa 35 mila iscritte e iscritti, per un totale di 29.391 voti espressi sui documenti congressuali, con un consenso sostanzialmente unanime per il primo documento, firmato da Landini.

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La relazione Mercoledì di fronte alla platea della Notari (presenti tra gli altri l’ex ministra Rosy Bindi, la presidente Donatella Tesei, i segretari generali di Cisl e Uil, Angelo Manzotti e Maurizio Molinari, la partigiana Mirella Alloisio, il rettore Maurizio Oliviero, il prefetto Armando Gradone, il questore Giuseppe Bellassai e i rappresentanti di tutte le associazioni datoriali del territorio), è servita quindi a Sgalla per tirare un bilancio di questi otto anni alla guida del sindacato. Una Cgil che Sgalla vorrebbe «sindacato di strada. Noi vogliamo essere un sindacato di strada per affermare i diritti della persona nei luoghi di lavoro e nel territorio».

Il declino Sgalla ha parlato in primis della guerra, delle sue conseguenze e della necessità di perseguire la pace, sostenendo poi che come «prima organizzazione sindacale di questa regione, non intendiamo autoassolverci dalla responsabilità di quello che è accaduto e di quello che sta accadendo sul piano economico e sociale in Umbria». Sgalla ha sottolineato che il declino della regione va avanti da 15 anni, mettendo in evidenza il «tracollo industriale, conseguente della fine di un modello economico che potremmo convenzionalmente definire quello del socialismo appenninico», le politiche di austerità, il terremoto del 2016 e il «conseguente spopolamento».

Risorse e infrastrutture A proposito delle risorse relative a Pnrr, Fondi europei e per la ricostruzione invece Sgalla ha sostenuto «è mancato, a nostro avviso, un progetto complessivo di rilancio dell’economia della nostra regione. È mancata visione». Il segretario uscente ha invece riconosciuto il lavoro fatto dalla Regione sull’aeroporto, sottolineando però che «restano aperte numerosissime criticità sia nelle infrastrutture stradali, sia nel trasporto ferroviario e soprattutto nelle scelte sbagliate che si stanno facendo sul versante del trasporto pubblico locale». Sgalla è quindi tornato a battere sulla necessità di dare vita, insieme a istituzioni e attori sociali, a un «Piano per l’Umbria», che il sindacato chiede da tempo.

Potenzialità «La nostra regione – ha detto – ha molte potenzialità, anche forti. In questi anni lo abbiamo detto più volte, non si tratta di essere ottimisti astrattamente, ma di avere il coraggio del cambiamento, quello vero, quello necessario e non quello del “togliti tu che mi ci metto io”. Serve un progetto che parli di welfare come fattore di sviluppo e perciò di buon lavoro, un’alta qualità ambientale, scuole all’altezza della sfida e una sanità che sia davvero pubblica e universale e serve sconfiggere una volta per tutte la piaga intollerabile delle morti sul lavoro». In chiusura di mattinata si è svolto il confronto tra il segretario confederale della Cgil nazionale, Giuseppe Massafra, e Rosy Bindi, che hanno discusso di diritti, in particolare quello alla salute, e di legalità.

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