Donatella Tesei (foto F.Troccoli)

di Daniele Bovi 

I Centri di permanenza per il rimpatrio «sono argomento di competenza della Prefettura, che dovrà valutare se realizzarlo ed eventualmente dove». A differenza di altri colleghi presidenti Donatella Tesei sceglie una linea soft a proposito della possibilità di aprire un Cpr in Umbria. Più in generale sul tema Tesei spiega a Umbria24 che «la Regione si sta adoperando per cercare di rispondere all’esigenza di accoglienza; per ora stiamo riuscendo a dare una risposta esaustiva. Sta collaborando con le autorità competenti e la Prefettura».

Presidenti Dalla vicina Toscana invece Eugenio Giani guida il fronte del No, sostenendo che non darà l’ok a nessun Cpr. Più cauto l’emiliano Stefano Bonaccini, che comunque parla di «improvvisazione da parte del governo». «Nessuno mi ha contattato» ha detto invece Luca Zaia a proposito della possibilità di aprire un Centro in Veneto. Il campano Vincenzo De Luca invece sottolinea di non aver «capito ancora cosa voglia realizzare il Governo, quindi siamo nell’impossibilità di esprimerci. Noi abbiamo già qui centri di accoglienza». «Sono convinto – aggiunge – sia un problema drammaticamente complesso, nel quale dovremmo fare uno sforzo per evitare demagogia e propagandismi, come quelli che abbiamo conosciuto da parte dell’attuale maggioranza. Dovremmo trovare una linea di condotta comune nel Paese, perché il tema è di una complessità enorme, epocale». Più aperturista il pugliese Michele Emiliano, mentre il ligure Toti e il calabrese Occhiuto si sono detti disponibili.

Cosa sono I Cpr andrebbero realizzati in ogni regione (12, Umbria compresa, quelle dove al momento non ci sono) e nel Cuore verde, stando a quanto trapelato, tra le ipotesi c’è anche l’area ex Spea di Narni Scalo, recentemente acquistata da Unicusano e messa a disposizione nelle scorse ore dal sindaco di Terni Stefano Bandecchi. Quel che è certo è che, al di là delle ipotesi, una scelta andrà fatta nel giro di poche settimane. In generale la struttura dovrà essere lontana dai centri abitati, facilmente perimetrabile e sorvegliabile. La capienza sarà tra 50 e 200 persone e la sorveglianza continuerà a essere affidata alle forze di polizia. I Cpr secondo il decreto approvato sono stati inseriti tra le «opere destinate alla difesa e alla sicurezza nazionale», come le basi missilistiche e navali, le caserme, i poligoni, i depositi munizioni. 

Procedure rapide Il che permetterà di realizzarli utilizzando le procedure veloci previste dal nuovo Codice degli appalti. Il ministero della Difesa, come riportato nel decreto, è stato incaricato della progettazione e della realizzazione. «mediante le proprie competenti articolazioni del Genio militare, l’impiego delle Forze armate e avvalendosi di Difesa Servizi spa». Per il 2023 c’è un fondo da 20 milioni. Nel decreto viene anche precisato come funziona l’allungamento a 18 mesi (rispetto ai sei precedenti) del trattenimento nei Cpr: la proroga ci sarà se «nonostante sia stato compiuto ogni ragionevole sforzo, l’operazione di allontanamento sia durata più a lungo a causa della mancata cooperazione da parte dello straniero o dei ritardi nell’ottenimento della necessaria documentazione dai Paesi terzi». L’obiettivo dichiarato è quindi quello di evitare che le persone siano rilasciate dopo una breve permanenza nelle strutture solo con un foglio di via. 

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