Damiano Stufara, capogruppo Prc in Consiglio regionale (Foto F.Troccoli)

di Dan.Bo.

E’ ancora sulle politiche ambientali della giunta regionale che si intravvede la frattura che separa, non da oggi, palazzo Donini dalla coppia Idv-Rifondazione comunista. Al centro delle proteste dei due capigruppo, Oliviero Dottorini e Damiano Stufara, le modifiche apportate dall’esecutivo di Catiuscia Marini al testo che regolamenta l’installazione degli impianti di energia da fonti rinnovabili. Con la delibera 494 del 7 maggio 2012 infatti secondo Dottorini viene ulteriormente ridotta, da 500 a 300 metri, la distanza limite «per l’installazione degli impianti di produzione di energia elettrica a biomasse, gas derivanti da processi di depurazione e biogas esterni agli edifici».

Ritirare le modifiche Modifiche sulle quali il Consiglio regionale, tramite le commissioni competenti, non si è espresso: ecco perché, secondo Dottorini e Stufara, la giunta deve «ritirare le modifiche al regolamento e coinvolgere il Consiglio». «Ci domandiamo se – dice Stufara -, dopo aver acconsentito a gennaio alla realizzazione di impianti in aree alluvionali ed a rischio frana, dopo aver ridotto, nel maggio scorso, le distanze minime degli impianti a biomasse dai centri abitati, si procederà, nell’immediato futuro, a rendere possibile la realizzazione di impianti eolici nelle aree protette». «Un atto che non tiene conto della volontà del Consiglio regionale – commenta Dottorini – e che rende sempre meno gestibile l’impatto sociale e ambientale della produzione di energia da biomasse. Riteniamo che la modifica del regolamento per l’installazione degli impianti di energia da fonti rinnovabili fatta in sordina, tra l’altro senza alcun coinvolgimento della Commissione consiliare, sia peggiorativa e rischi di danneggiare pesantemente il territorio umbro. Il rischio concreto è che in questo modo possano essere riaperte vicende già risolte e bocciate dalle conferenze dei servizi».

Le aree contigue Il caso del regolamento in questione segue quanto successo il giorno prima sulla legge per la ridefinizione delle aree contigue a quelle dei parchi naturali. La proposta di Pd, Psi e Pdl in commissione non è stata votata dall’Idv: «Grazie al forcing dell’Idv – spiega Brutti – la questione tornerà in Consiglio regionale per una ridefinizione delle aree contigue che presumibilmente si vedranno alleggerite dai vincoli ora esistenti. E’ inconcepibile – aggiunge – che una regione come l’Umbria non colga il valore intrinseco del parco naturale, da intendersi come un bene comune al pari dell’acqua. Ed è desolante che schiere di sindaci vedano come unica possibilità di sviluppo del proprio territorio la cementificazione delle aree contigue».

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