di Gordon Brasco
Opera prima di Andrew Renzi (state tranquilli, non ha nulla a che vedere con il premier fiorentino), «Franny» è un po’ l’oggetto misterioso di questa settimana natalizia. Sceneggiatura light per non dire eterea, dialoghi in altalena tra interessanti e surreali, performance recitative divise tra notevoli e «cagna maledetta» (tanto per citare Renè di «Boris»), così alla fine lo spettatore non sa più che cosa sta guardando, se un remake di «Mr Jones» o un blockbuster buonista di serie B da mandare in onda in canali pay tv decotti. La verità è che Richard Gere si porta sulle spalle tutto il peso del film ed è solo grazie alla sua esperienza che il lento declino del milionario Franny si mantiene interessante anche quando la storia tracima nel banale: la depressione che avanza e la dipendenza dalla morfina sono ben rappresentate e Gere ci mette davvero l’anima per nascondere attraverso la sua recitazione drammatica i tanti svarioni narrativi di cui soffre la sceneggiatura. Dakota Fanning, oramai cresciuta e lontana da quel «La guerra dei mondi» (film del 2005 diretto da Steven Spielberg) che le diede il successo internazionale non si impegna in alcun modo per rendere il suo personaggio minimamente incisivo: lei che dovrebbe rappresentare il fulcro del riscatto e dei sensi di colpa di Franny in realtà passeggia tra una scena e l’altra senza incidere troppo sull’umore del milionario che in balia dei propri demoni si flagella o si risolleva d’umore in piena autonomia.
Gere ispirato Il finale alla volemose bene era scontato non solo per il periodo d’uscita del film (regola d’oro a Natale è che in questo mese dell’anno il pubblico cerca lo svago, le risate e l’avventura…pianti e disgrazie solo dopo Capodanno) ma anche per una precisa impostazione di Richard Gere che oramai da tempo ha detto di rifiutare tutti i copioni che potrebbero danneggiare il suo impegno per i diritti civili delle popolazioni mondiali oppresse. Insomma vale la pena spendere dei soldi per questo film? Secondo noi dipende: la storia non è originale, a meno che non riteniate originale il percorso di espiazione di un tizio attanagliato dai rimorsi che prima cade e poi si risolleva, roba vista e rivista. A dare un po’ di spessore a questo copione c’è un Richard Gere molto ispirato che porta su di sé tutto il peso di una narrazione debole e poco credibile, colpa di un cast che sulla carta avrebbe potuto fare la differenza ma che nel film si limita a fare il proprio compitino con poca convinzione. Siete stanchi di spade laser e androidi rotolanti? Un’altra cena dai parenti e rischiereste di sbroccate? L’unica nuova uscita della settimana (tolti i cartoni animati) è questa, se state cercando un dramma dal finale rosa ben recitato dal protagonista ma dalla trama superficiale l’avete trovato.
Un film di Andrew Renzi. Con Theo James, Dakota Fanning, Richard Gere, Clarke Peters, Marko Caka. Titolo originale The Benefactor. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 90 min. USA 2015. Lucky Red.
Trama: Franny è un milionario filantropo che, affezionandosi ad una giovane coppia ed entrando nella loro vita, torna a rivivere la giovinezza perduta.
Perugia
Gherlinda: 15.30
Uci Cinemas Perugia: 19.45 / 22.10
Foligno
Multisala Clarici: 15.00 / 16.45 / 18.30 / 20.30 / 22.30
Terni
The Space: 18.00 / 20.35 / 22.35
Cityplex Lucioli: 20.00 / 22.20